Segue il dettaglio del Primo viaggio di Gonçalo Coelho.
Il viaggio
Nel 1501 Coelho fu inviato in una spedizione che seguì la scoperta del Brasile avvenuta nell'aprile dell'anno prima per mezzo della spedizione guidata da Pedro Álvares Cabral. Precisamente la costa brasiliana fu avvistata il 22 aprile del 1500, e il primo sbarco ci fu tre giorni dopo, il 25 aprile del 1500. Il 10 maggio del 1501 Coelho salpò da Lisbona col titolo di "Capitano Generale" di tre caravelle. Del suo equipaggio faceva parte un fiorentino di Siviglia, Amerigo Vespucci. Il 17 agosto la sua spedizione approdò al largo della costa brasiliana alla latitudine di 5° S. La flotta proseguì verso sud, raggiungendo la baia di Guanabara (23° S) nel giorno di capodanno del 1502, le diedero così il nome di "Rio de Janeiro". Navigarono altri due gradi a sud (fino all'attuale Cananéia) prima di lasciare il Brasile il 13 febbraio 1502. Se vogliamo credere alle affermazioni di Amerigo Vespucci, la spedizione raggiunse la latitudine di 52º S, nelle fredde latitudini dell'attuale Patagonia, raggiungendo gli inospitali mari e coste (o isole) prima di fare ritorno, ma è tuttora materia di discussione.[1] Solo una delle tre caravelle fece ritorno a Lisbona,[2] giungendovi il 7 settembre.[3]
Amerigo Vespucci
Amerigo viaggiò al servizio del Portogallo. Nel 1501 prese parte a una spedizione comandata da Gonçalo Coelho. Prima di giungere nelle Americhe, la spedizione si era fermata alcuni giorni nelle isole di Capo Verde e aveva incrociato le navi di Pedro Álvares Cabral, esploratore portoghese di ritorno dal suo viaggio in India. A Capo Verde Vespucci conobbe l'ebreo Gaspar da Gama che gli descrisse i popoli, la fauna e la vegetazione dell'India. Comparando questo racconto con quello che poi osservò, giunse nel 1501 alla conclusione che le terre che stava visitando non potevano fare parte dell'Asia ma costituivano quello che lui definì il Nuovo Mondo. Nel Mundus Novus, lettera indirizzata a Lorenzo il Popolano'de Medici, Vespucci racconta:
«Nei giorni passati ti ho scritto piuttosto diffusamente del mio ritorno da quelle nuove terre che, con la flotta e i finanziamenti e il mandato del Serenissimo Re di Portogallo, abbiamo cercato e scoperto e che abbiamo opportunamente chiamato mondo nuovo. Di questi paesi nessuna cognizione hanno avuto i nostri antichi e per tutti coloro che la ascoltano questa [notizia] risulta una cosa nuovissima. Infatti, questa opinione va oltre quella degli Antichi poiché la maggior parte di essi pensava che oltre la linea equinoziale e verso il mezzogiorno non ci fosse un continente, ma soltanto il mare che chiamavano Atlantico; e se alcuni di quelli affermavano che lì c’era un continente negavano, con molti ragionamenti, che quella terra fosse abitabile. Ma questa mia ultima navigazione dimostra che questa loro opinione è falsa e del tutto contraria alla verità, poiché in quelle zone meridionali io ho trovato un continente abitato da animali e popoli più numerosi [che] nella nostra Europa o in Asia o in Africa e di clima più temperato e ameno che in qualsiasi altra regione da noi conosciuta[...]il 17 agosto 1501 gettammo le ancore sulle spiagge di quei paesi, rendendo grazie a Dio nostro signore con solenni preghiere e celebrando una messa cantata. Lì ci rendemmo conto che quella terra non era un’isola ma un continente, poiché si estendeva per lunghissimi lidi che non la circondavano ed era piena di infiniti abitanti. E qui scoprimmo innumerevoli genti e popolazioni e animali selvatici di tutti i tipi, che non si incontrano nei nostri paesi, e molti altri da noi mai visti dei quali sarebbe lungo parlarne dettagliatamente.»
La spedizione di Coelho raggiunse successivamente le attuali coste brasiliane, entrò il 1º gennaio 1502 in una baia meravigliosa che fu nominata Rio de Janeiro. Quindi la spedizione proseguì verso sud raggiungendo l'estuario di un immenso fiume, il Río de la Plata, che fu inizialmente battezzato Rio Jordan. La spedizione, si spinse più a sud fino alla latitudine 52° S quasi all'imboccatura del famoso stretto che sarà scoperto 18 anni più tardi dal portoghese Ferdinando Magellano. Il punto più a sud della Patagonia raggiunto da Vespucci fu il cosiddetto Rio Cananor, non meglio individuato. Qui di seguito si riporta un passaggio delle "Lettere" di Amerigo Vespucci, nel quale il fiorentino descrive gli ultimi giorni del viaggio in Patagonia prima di ritornare verso il Portogallo:
«Navigammo fino ad incontrare che il Polo meridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l'orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma stava in gran temore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel mezzo della tempesta avvistammo il 7 di aprile una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non vedemmo in essa nessun porto, ne gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall'altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rientrare verso il Portogallo. E fu una decisione molto saggia, perché se avessimo ritardato quella notte, di sicuro ci saremmo perduti tutti.»
Si dice che Ferdinando Magellano nel 1520, quando i suoi uomini vacillarono disse:
«Fin qui arrivò Amerigo Vespucci, il nostro destino è di andare oltre!»
^La nave ammiraglia aveva rinunciato poco dopo aver raggiunto i 25°; mentre l'altra era andata a fuoco al largo della costa della Sierra Leone nel maggio 1502 (Morison (1974), pp. 280-84).