La sua attività è stata limitata e posta sotto controllo nel marzo 2022, dopo l'invasione russa dell'Ucraina, insieme ad altre dieci forze politiche considerate filo-russe[2].
Alle presidenziali del 1999 il partito ricandidò Moroz, piazzatosi di nuovo terzo con l'11% dei voti, mentre nel turno di ballottaggio sostenne l'esponente comunista Petro Symonenko, poi sconfitto dal presidente uscente Leonid Kučma, moderato e filo-russo.
Alle elezioni parlamentari del 2006, caratterizzate dalla polarizzazione filorussi - filoccidentali, il socialisti, considerati vicino a questi ultimi, scesero al 5,6% dei voti, riuscendo però ad eleggere comunque 33 seggi (9 in più), grazie allo sbarramento del 3% che impedì a vari partiti di entrare in Parlamento. Il PSU entrò a far parte del governo guidato da Julija Tymošenko, ma dopo appena tre mesi passò a sostenere il nuovo esecutivo guidato da Viktor Janukovyč, sostenuto anche dal Partito delle Regioni e dal Partito Comunista d'Ucraina.
Questi passaggi di coalizioni sono dovuti alla "peculiarità" del PSU nel panorama politico ucraino, caratterizzato più che da divergenze "ideali", da differenze etno-economiche. Il PSU, infatti, è radicato nelle regioni centrali del Paese, con una buona presenza sia nel nord-ovest, che nel sud-est ucraino. La coalizione filoccidentale (BYT, NU) è particolarmente forte nella zona centro-occidentale, mentre quella filorussa (PR, PCU) in quella sud-orientale. Il PSU raccogliendo consensi in modo omogeneo in entrambe le aree "etno-culturali" è finito per diventare "conciliabile" con entrambe le coalizioni.
Il forte scontro tra filo-russi e filo-occidentali, ha penalizzato il PSU che, alle elezioni parlamentari del 2007, ha dimezzato i propri consensi (2,9%) e, non avendo superato lo sbarramento del 3%, non ha eletto deputati. Il PSU è stato ostacolato anche dalla presenza dei centristi del "Blocco Del Popolo - Litvin", anch'essi equidistanti dalle posizioni in campo e portatori delle istanze delle comunità rurali.