Il nome deriva dal fatto che con il termine li monti nel Medioevo si intendeva la vasta zona, poco abitata, che comprendeva tre dei sette colli: l'Esquilino, il Viminale, e parte del Quirinale. Oggi l'Esquilino non gli appartiene più, ma il nome è rimasto.
Geografia fisica
Territorio
Il rione confina con:
Trevi: via Ventiquattro Maggio, largo Magnanapoli, via del Quirinale
Castro Pretorio: via Quattro Fontane, via Depretis, piazza Esquilino, via Cavour
Esquilino: via Merulana, largo Brancaccio, piazza San Giovanni in Laterano
Celio: via di San Giovanni in Laterano (detta lo stradone di San Giovanni), via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo, piazza del Colosseo
In epoca romana la zona era densamente popolata: la parte alta del rione (dalle Terme di Diocleziano alla Suburra) era costituita da domus signorili intorno al Vicus patricius (oggi via Urbana). La parte bassa e pantanosa, tuttora drenata dalla Cloaca Massima, si sviluppava intorno alla via dell'argiletum (il nome era dovuto alla continua presenza dell'argilla e del fango provenienti dalla contemporanea confluenza delle acque pluviali dei colli Quirinale, Esquilino e Viminale) che corrispondeva alle attuali via Leonina e via Madonna dei Monti. Questa zona, chiamata Suburra, era nota per essere plebea, fitta di lupanari e locande malfamate[1]. Più giù, nella valle tra Campidoglio e Palatino, c'erano i Fori Imperiali, separati dal quartiere popolare sempre a rischio d'incendi per mezzo del grande muro frangifuoco in pietra gabina che ancor oggi fa da quinta architettonica al Foro di Augusto.
Nel Medioevo la situazione era ben diversa: gli acquedotti romani erano stati danneggiati ed era difficile far arrivare l'acqua a causa del terreno rialzato (è una zona collinare); per questo gli abitanti tendevano a trasferirsi nel Campo Marzio, zona pianeggiante a valle dei colli. Del resto gli abitanti di Roma erano abituati a bere l'acqua del Tevere, allora potabile.
Dal Medioevo fino agli inizi dell'Ottocento il rione rimase essenzialmente una zona ricca di vigne e orti, poco popolata per la scarsità d'acqua e per la lontananza dal Vaticano, centro culturale di quel periodo. L'unico fattore che fece sì che la zona non diventasse totalmente inabitata era la presenza delle basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, oggi collegate dalla storica via Merulana: il continuo afflusso di pellegrini garantiva sempre un cospicuo numero di persone sul territorio.
Dopo la sistemazione urbanistica del 1570 del cardinale Michele Bonelli, detto l'Alessandrino (nipote di Papa Pio V Ghisleri), della zona a ridosso del campo vaccino e di via Alessandrina, successivamente, grazie ai nuovi assi viari fatti costruire da Papa Sisto V (il cosiddetto tracciato sistino), il rione venne a essere, a partire dal '600, ripopolato.
Sempre nel Medioevo gli abitanti di Monti, detti monticiani, svilupparono una loro forte identità, tant'è che il loro dialetto romano era lievemente diverso da quello degli altri rioni. Sussisteva una rivalità tra gli abitanti dell'altro rione con una forte identità, Trastevere, che spesso nel XIV secolo si concretizzava in scontri cruenti tra abitanti dei due rioni[2].
Successivamente, lo sviluppo urbanistico di fine 1800 (Roma era appena diventata capitale) e i grandi sventramenti del periodo fascista cambiarono completamente il volto del rione.
In particolare, tra il 1924 e il 1936 un'ampia porzione della parte bassa del rione fu distrutta per costruire via dei Fori Imperiali (allora via dell'Impero) e portare alla luce i resti dei Fori Imperiali.
Il rione oggi
Il rione è molto ampio, e urbanisticamente assai composito: si va dalle zone di intensiva urbanizzazione ottocentesca (come quella tra il Viminale e il Quirinale, con asse su via Nazionale, e tutta l'edilizia di via Cavour e via Merulana) e ancor più recente (come quella tra l'Esquilino e il Celio, con asse su via Amba Aradam), al parco archeologico costituito dalla zona Colle Oppio - Colosseo - Ludus Magnus - Foro di Nerva - Foro e Mercati di Traiano.
Il furore edilizio del primo quarantennio del regno d'Italia hanno risparmiato tanto la zona della Suburra, di cui i turisti amano molto il "pittoresco", quanto quello di Trastevere.
Particolarmente apprezzata da questo punto di vista e sempre più frequentata, negli ultimi anni, è la zona tra via Nazionale e via Cavour (via del Boschetto, via dei Serpenti, via Panisperna e via Baccina), che per la particolarità delle case d'abitazione, le vie strette, le botteghe artigiane, i negozietti sembra conservare le caratteristiche della Roma ottocentesca. La zona, fitta di trattorie, bar e locali vari, gravita sulla piazzetta della Madonna dei Monti, nei pressi dell'omonima chiesa, che ancora funge anche da centro di aggregazione per i residenti locali e i frequentatori occasionali.
Nonostante l'aumento del prezzo degli immobili nel centro storico, il rione ancora oggi è uno dei più popolosi di Roma.
Per il resto Monti è un rione in continuo movimento e un'attrazione per migliaia di turisti, con le sue arterie principali, il Colosseo, i Fori Imperiali, le sue torri e i palazzi nobiliari, che lo rendono uno dei rioni più belli e carichi di storia di tutta Roma.
Madonna all'angolo tra via Cavour 212 e via Sforza
Madonna su via Urbana 22
Cristogramma su via Urbana 50a
Madonna su via Urbana 103
Madonna su via Leonina 74
Madonna su via del Boschetto 125
Madonna all'angolo tra piazza di San Martino ai Monti e via Quattro Cantoni
Madonna su via San Martino ai Monti 18
Madonna su via Ruinaglia 3
Madonna su via degli Zingari 14
Madonna su via Frangipane 28a
Madonna all'angolo tra piazza del Viminale 23 e via Agostino Depetris 89
Madonna sulla volta della rampa della salita di via di san Francesco di Paola sotto palazzo Borgia tra piazza di san Francesco di Paola e piazza san Pietro in Vincoli
via in Selci: scende lungo il tracciato dell'antico Vicus Suburranus: i "selci" da cui prende il nome erano appunto quelli della strada antica, ritrovati durante dei lavori. Vi sorge la chiesa di Santa Lucia in Selci, diaconia attestata dal V secolo, e l'annesso monastero.
via degli Annibaldi: come altre vie del rione, prende il nome dalle famiglie che vi avevano case fortificate e torri nel Medioevo (via dei Capocci, via dei Ciancaleoni, via Frangipane) e palazzi e terreni in secoli meno fortificati (salita dei Borgia, via Cimarra, piazza e salita Del Grillo). Segue in parte il tracciato delle Carinae romane, di cui comunque il toponimo permane in via delle Carine.
salita dei Borgia: sale dal vicus suburranus verso San Pietro in Vincoli. Corre in parte su quello che si crede essere stato il Vicus sceleratus dove Tullia calpestò con il suo carro il cadavere del padre Servio Tullio per favorire l'ascesa al trono del suo amante, nonché marito di sua sorella minore, Tarquinio il Superbo.
vicolo delle Carrette, superstite di una piazza e di una via omonime dove sostavano i carretti che portavano vino e altri generi alimentari dai Castelli, in prossimità del mercato del Foro.
via Panisperna: strada che dall'area di Magnanapoli conduce a San Martino ai Monti, deve probabilmente il suo nome ai monaci di San Lorenzo in Panisperna che nel giorno di festa del loro Santo distribuivano panis et perna (pane e prosciutto) ai poveri. Tale chiesa tuttavia è detta Parasperna in una bolla di Giovanni XII, un termine che sarebbe una corruzione della parola greca para (presso) e di quella derivante dal latino antico sperno (confine), quindi avrebbe indicato che la chiesa era situata vicino a un confine tra proprietà importanti.[6] Altra ipotesi lo fa derivare dal cognome di due famiglie, che esistettero veramente, i Pane e i Perna; ed è la fusione dei due cognomi che avrebbe dato luogo al toponimo. È di tutt'altra origine secondo Mariano Armellini, che lo riconduce al cognome gentilizio Perpennia; in Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, afferma di aver trovato su una lapide in una cappellina della chiesa, andata però perduta. Benedetto Blasi, invece, riporta nel suo stradario di Roma che Panisperna sarebbe corruzione di Palisperno, cioè palis (pali o verghe) e sterno (distendo), per cui sarebbe un riferimento a S. Lorenzo «messo a bruciare sui ferri».[7]
via Cavour: Fu aperta alla fine dell'Ottocento allo scopo di creare un collegamento rapido e lineare tra l'Esquilino e piazza Venezia attraverso la valle della Suburra. Fitta di alberghi, pensioni, bed & breakfast, è un punto di riferimento per numerosi turisti.
via dei Fori Imperiali: fu aperta nel 1932 come via dell'Impero, per creare un percorso scenografico per le parate del fascismo tra piazza Venezia e il Colosseo. Allo scopo fu abbattuto l'intero quartiere cinquecentesco retrostante, che era imperniato su via Alessandrina. I lavori di scavo in corso dalla fine degli anni novanta hanno riportato alla luce, oltre che costruzioni di età imperiale, anche fondazioni e parti di quegli edifici.
^Del resto, alla vigilia della Legge Merlin, nel 1958, due dei casini della zona erano appunto in via Urbana, e un altro era poco più su, in via Cimarra.
^Questa rivendicazione di identità è ancora riconoscibile: uscendo dalla metropolitana a via Urbana, si nota un pilastro di marmo sul quale sono scolpiti, dall'alto:
uno scudo recante l'emblema nobiliare (oggi scalpellato) del donatore.
una lunga iscrizione che ricorda come Stefano Coppi di San Gimignano, a proprie spese, riparò e riconsacrò in luogo più consono l'immagine Salvatoris trium imaginum suburani ne memoria interiret.
Il luogo doveva essere la chiesa di S. Salvatore alla Suburra, di cui Stefano Coppi, uomo assai colto, e - pare - specialmente dotto nel greco, era il rettore, e che egli stesso aveva fatto restaurare e fornito di rendite. La chiesa fu demolita nel 1650, per sostituirvi l'oratorio della confraternita di San Francesco di Paola, pertinente al sovrastante complesso chiesa-convento, e in quell'occasione, probabilmente, fu spostato il pilastro memoriale. L'oratorio stesso fu poi demolito nel 1884, per l'apertura di via Cavour, ma il pilastrino si salvò (cfr. Bollettino d'Arte del Ministero della P. Istruzione, Roma 1915, p. 190 [1]).
^ Rendina C., e Paradisi D., Le strade di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2004. URL consultato il 28 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2013).
^Via Panisperna, Roma, su info.roma.it, Associazione Culturale Info.Roma. URL consultato il 28 dicembre 2013.
Bibliografia
Alberto Manodori, RIONE I. MONTI, in I Rioni e i Quartieri di Roma, vol. 1, Roma, Newton Compton Editori, 1989.