Con luogo di origine di Gesù si può intendere sia il luogo dove Gesù è nato sia quello dove è risieduto prima di iniziare il suo ministero pubblico. Secondo la narrazione dei due vangeli di Matteo e Luca, raccolta dalla successiva tradizione cristiana, il luogo di nascita è Betlemme (in ebraico: בֵּיִת לֶחֶם?, Beit Leḥem, "casa del pane") di Giudea (Mt2,1;Lc2,4-7[1]), mentre Nazaret di Galilea è il luogo dove ha trascorso l'infanzia e la giovinezza, guadagnandosi l'epiteto di Nazareno. Durante la sua vita pubblica invece la sua residenza più frequente era probabilmente a Cafarnao (Mt4,13[2] e passim).
In epoca moderna alcuni studiosi laici e cristiani hanno ipotizzato come luogo di nascita di Gesù anche la stessa Nazaret o altre località della Galilea, mentre per la sua residenza sono state proposte, da alcuni, anche località alternative a quelle evangeliche, indagando i possibili significati del termine Nazareno.
Luogo di nascita nei Vangeli
All'interno del Nuovo Testamento la nascita di Gesù è descritta esplicitamente solo nel secondo capitolo di Matteo e di Luca. I due Vangeli forniscono elementi comuni, come i nomi di Giuseppe e Maria, il concepimento verginale di Gesù, la nascita a Betlemme al tempo di Erode, la successiva residenza a Nazaret. È diversa invece la narrazione in relazione a temi come l'arrivo dei Magi e il viaggio in Egitto (citati in Matteo) e l'adorazione dei pastori (citata invece in Luca).
Marco
Il Vangelo secondo Marco, considerato il più antico dei vangeli, non descrive l'infanzia di Gesù: Betlemme non viene quindi nominata e la stessa Nazaret è citata espressamente una sola volta (Mc1,9[3]) scrivendo che «in quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano».
In un altro passo, Marco scrive comunque che dopo aver predicato in Galilea «andò nella sua patria (πατρίς) e i discepoli lo seguirono» (Mc6,1[4]). Quale sia la "patria" non è esplicitato in questo passo dell'evangelista, né nei passi paralleli di Gv4,44[5] e Mt13,54-57[6]. Luca invece precisa in Lc4,16-30[7] che Gesù "venne a Nazarà (variante aramaica di Nazaret) dove era stato allevato" (tetramménos, participio del verbo tréfo, allevare, vedi p.es. "orfanotrofio").
Gli esegeti cristiani non traggono quindi da Marco elementi validi per stabilire il luogo di nascita di Gesù e, sulla base del passo parallelo di Lc4,16[8], spesso interpretano l'accenno alla "patria" di Mc6,1[9] non come città di nascita, ma di residenza durante gli anni dell'infanzia.[Nota 1]
Per altri storici,[Nota 2] al contrario, il riferimento a Nazaret (esplicito in Mc1,9[10] e implicito in Mc6,1[11], intendendo "patria" come luogo di nascita) sono decisivi per affermare la nascita di Gesù a Nazaret, o quanto meno, per escludere la sua nascita a Betlemme, affermata da Matteo e da Luca.
Matteo
Diversamente dal Vangelo di Marco, il Vangelo di Matteo premette al ministero pubblico il racconto della nascita di Gesù preceduto dall'annunciazione a Giuseppe da parte di un angelo.
Matteo non precisa in quale città siano avvenuti il concepimento di Maria e l'annunciazione a Giuseppe ma poi scrive che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode» (Mt2,1[12]).
In seguito Matteo descrive l'Epifania, cioè la visita alla famiglia dei Magi mandati da Erode (Mt2,1-12[13]). Il luogo dell'incontro è «nella casa» di Betlemme (Mt2,1-11[14]). Quindi segue il racconto dell'avvertimento in sogno, e della fuga in Egitto per fuggire dalla strage degli innocenti ordinata da Erode (Mt2,16-18[15]).
Una volta morto Erode la famiglia torna nella terra d'Israele (Mt2,19-23[16]). Giuseppe però decide di non andare in Giudea, avendo paura di tornarvi perché lì regnava Archelao figlio di Erode e allora, avvertito in sogno da un angelo, decide di recarsi in Galilea stabilendosi con la famiglia a Nazaret.
Nella descrizione di tutti questi eventi Matteo si cura di precisare, implicitamente o esplicitamente, che rappresentano compimenti di profezie precedenti: il concepimento verginale di Maria (Is7,14[17];Mt1,22-23[18]); la nascita a Betlemme (Mi5,1[19]; Mt2,5[20]); il "suo astro" (Nm24,17[21]; Mt2,2[22]); la visita dei Magi (Is60,6[23]; Mt2,11[24]); la strage degli innocenti (Ger31,15[25]; Mt2,17-18[26]); la fuga in Egitto (Os11,1[27]; Mt2,15[28]); la residenza a Nazaret (Mt2,23[29]). Anche il precedente racconto della genealogia di Gesù (Mt1,1-17[30]) ha una funzione di raccordo con l'Antico Testamento (è stato osservato che se Gesù non è nato da Giuseppe, ma dallo «spirito di Dio», non dovrebbe avere più senso la genealogia che lega il padre alla dinastia del re Davide[Nota 3], pur discendendovi anche da parte di madre).
Il tentativo di derivare Gesù come l'Unto del Signore in virtù dell'Incarnazione e della sola Sua natura divina equivale al monofisismo, che subordina, in senso temporale e di importanza, la natura umana a quella divina e che poi conduce ad una forma del subordinazionismo.
La genealogia afferma Gesù come l'Unto del Signore anche in forza della Sua natura umana e della famiglia di Nazareth, Unto alla maniera di Re Davide, entrambi sommi sacerdoti alla maniera di Melchisedek:
il figlio dell'uomo delle profezie è inteso non come l'uomo che sarebbe nato necessariamente dall'unione carnale di due sposi, ma come il figlio del genere umano, come avrebbe potuto essere il figlio di un parto singolare e unico, come fu quello di Maria Vergine ("uomo" come essere umano). La genealogia serve ad interpretare il figlio dell'uomo anche come il Messia.
L'adozione paterna non muta l'Unzione del Signore tra Mosè e i suoi primogeniti, quanto l'"adozione" (paterna) di Gesù non muta la sua Unzione rispetto ai suoi primogenitori, in quanto uomo.
Secondo la teoria delle due fonti, attualmente prevalente tra studiosi ed esegeti, Matteo (che si rivolge principalmente a Giudei e giudeo-cristiani) ha redatto il suo Vangelo in seguito a quello di Marco e basandosi su esso.[Nota 4] Indipendentemente dal valore storico degli eventi narrati, l'aggiunta della nascita a Betlemme e la precisazione dei compimenti delle profezie è necessaria all'esigenza della comunità di giudeo-cristiani di accordare la figura di Gesù con le profezie vetero-testamentarie che attendevano un Messia nato a Betlemme e discendente da Davide, anche in polemica con i Giudei che non ne hanno riconosciuto la dignità di Messia.[31]
Luca
Il Vangelo di Luca propone una narrazione differente da Matteo degli eventi della nascita di Gesù, concordando comunque sulla località di Betlemme[32][33]. Al momento dell'annunciazione dell'angelo, che ha come destinataria Maria, sia questa (esplicitamente) che Giuseppe (implicitamente) si trovano a Nazaret (Lc1,26-27[34]), che sembra la loro residenza. Successivamente Luca menziona il censimento indetto da Augusto, al tempo di Quirinio (vedi Censimento di Quirinio), che costringe Giuseppe e Maria a recarsi a Betlemme in Giudea (Lc2,1-5[35]). Il motivo del viaggio sembra dovuto al fatto che il censimento non era residenziale ma in base alla città d'origine. A Betlemme nasce Gesù in una stalla (Lc2,6-7[36]): quest'ultimo particolare non è esplicitato da Luca ma viene accennata la mangiatoia (presepe in latino) per gli animali.
Nel Vangelo di Giovanni, come in quello di Marco, non è descritta la nascita di Gesù. Tuttavia viene nominata Betlemme dai suoi avversari Giudei:
« Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». » ( Gv 7,41-42, su laparola.net.)
Secondo gli esegeti cattolici,[38] in questo passo bisogna vedervi l'ironia che caratterizza talvolta la narrazione di Giovanni: gli avversari rifiutano che Gesù sia il Messia notando come, a loro dire, non fosse originario di Betlemme, che secondo Mic5,1[39] è la città di origine del Messia, mentre il lettore che conosce i racconti dell'infanzia di Matteo e Luca vede nel loro rifiuto un'involontaria (e ironica) affermazione della messianicità di Gesù.
Questa interpretazione è respinta da esegeti laici e protestanti: per essi, Giovanni non ritiene che Gesù sia originario di Betlemme e rileva l'incomprensione dei Giudei della reale figura di Gesù, che non ha bisogno né di essere nato a Betlemme né di discendere da Davide.[Nota 5]
La nascita nei vangeli apocrifi
Anche nei cosiddetti vangeli apocrifi dell'infanzia viene descritta la nascita di Gesù, arricchendola di particolari e aspetti miracolistici. Data la tarda età di composizione e il prevalere dell'interesse magico-fiabesco, il valore storico di questi testi è pressoché nullo.[Nota 6][Nota 7]
Il Protovangelo di Giacomo (metà II secolo) armonizza la narrazione di Matteo (Magi e persecuzione di Erode) e Luca (censimento). Quanto al luogo, la nascita avviene a Betlemme in una grotta (cc. 17 - 18), non in una stalla come suggerito da Lc2,7[40]. Questo particolare, assente nei vangeli canonici, è diventato un elemento importante nella rappresentazione del presepe. L'architettura della Basilica della Natività di Betlemme conferma questa tradizione.
Tale particolare non deve essere necessariamente visto come in antitesi con l'altra diffusa tradizione popolare della nascita in una stalla basata su Luca: l'orografia della regione è caratterizzata da numerose piccole grotte che venivano spesso usate come dispense o piccole stalle, sovente ampliate e incorporate in costruzioni in muratura.
Nel tardo Vangelo dello pseudo-Matteo (VIII-IX secolo) la tradizione della grotta del Protovangelo viene armonizzata con quella della stalla dei vangeli canonici: a Betlemme Maria partorisce il bambino in una grotta (c. 13), quindi il terzo giorno si trasferiscono in una stalla (c.14) dove sono presenti l'asino e il bue poi diventati tradizionali.
Storicità della nascita a Betlemme
Secondo la tradizione cristiana i racconti del secondo capitolo di Matteo e di Luca non devono essere intesi come antitetici ma complementari. In essi compaiono creature e fenomeni soprannaturali e altri elementi tipicamente leggendari (angeli, "il suo astro", la persecuzione dell'eroe neonato). È innegabile inoltre che gli evangelisti (soprattutto Matteo) abbiano l'implicito (Mt2,2[41]=Nm24,17[42];Mt2,11[43]=Is60,6[44]) ed esplicito (Mt2,5;2,15;2,17;2,23[45]) intento di dimostrare la messianicità di Gesù tramite l'avveramento di profezie dell'Antico Testamento, ma questo non deve essere necessariamente inteso come motivo di a-storicità. Altri teologi - come ad esempio Raymond Brown, John Dominic Crossan, Rudolf Bultmann - considerano, invece, non storici questi due resoconti evangelici e ritengono che la narrazione della nascita di Gesù sarebbe stata modellata su quella di Mosè[Nota 8], così come non ritengono storico l'espediente di Luca di ricorrere al censimento per far giungere a Betlemme Maria e Giuseppe[Nota 9] e sottolineano, inoltre, le diverse motivazioni della presenza a Betlemme date invece da Matteo, il quale suggerisce che fosse già la residenza di Maria e Giuseppe (che, al contrario, nel resoconto lucano non sembra avere proprietà in Betlemme)[Nota 10]; ritengono infine inconciliabili anche i racconti in cui i due evangelisti fanno poi spostare da Betlemme a Nazaret la Sacra Famiglia[Nota 11].
Secondo questa tradizione e molti studiosi moderni[46] sulla base della convergenza delle differenti narrazioni di Matteo e Luca, che rappresentano le uniche fonti storiche relative alla nascita di Gesù, il luogo di nascita di Gesù è quindi Betlemme. Al contrario, studiosi laici contemporanei e alcuni cristiani[Nota 12] privano invece di valore storico i racconti dell'infanzia. Secondo questi studiosi, l'affermazione della nascita a Betlemme non è un dato storico ma un simbolo teologico della messianicità davidica di Gesù.
Alcuni hanno ipotizzato come luogo di nascita di Gesù Nazaret, la stessa città dove sarebbe cresciuto,[Nota 13] o altre località della Galilea, in primo luogo Cafarnao[47]. Altri studiosi, pur non indicando una località, hanno comunque escluso che potesse essere nato a Betlemme.[48] Tuttavia risulta arduo per l'esegesi moderna produrre fonti a sostegno della nascita di Gesù in un luogo differente da Betlemme, visto che le uniche fonti esistenti sono i racconti dell'infanzia in Matteo e Luca e, stando alle fonti, Gesù è nato a Betlemme e cresciuto a Nazaret.[49] Le uniche due fonti che parlano della nascita a Betlemme, i vangeli di Matteo e Luca, sono comunque ritenute, anche da alcuni studiosi cristiani, non storiche ma rispondenti alle necessità redazionali e teologiche degli evangelisti stessi, in relazione a profezie e narrazioni dell'Antico Testamento e a Betlemme come città di Davide. Viste queste premesse, il luogo di nascita a Betlemme, patria del messia atteso, viene quindi rifiutato da altri studiosi, anche se ciò non inficia il valore teologico dei due racconti della Natività. Raymond Brown - che considera i due resoconti dell'infanzia non storici e in contraddizione tra loro, tanto "che gli sforzi per armonizzare le narrazioni in una storia consecutiva sono del tutto infruttuosi" - sottolinea che "in un certo senso le narrazioni della nascita e dell'infanzia di Gesù sono le ultime frontiere da attraversare nell'incessante avanzamento dell'approccio scientifico (critico) ai Vangeli. Per i cristiani più conservatori questa frontiera può essere senza alcuna demarcazione, poiché ci sono ancora molti che non riconoscono che il materiale dell'infanzia ha un'origine e una qualità storica molto diversa da quella del resto dei Vangeli". Questo teologo considera tali "evangelisti come autori veramente creativi e non semplici redattori" e, in merito alla ricerca storica relativa, osserva che "il risultato finale di alcuni aspetti di questa ricerca passata è stato, per i cristiani istruiti, quasi di imbarazzo sul valore delle narrative dell'infanzia. Ora la dottrina biblica sembra muoversi in una fase di ricerca più feconda, mentre cerca di recuperare il valore delle storie d'infanzia a livello teologico".[50] Anche il teologo John Dominic Crossan - analogamente a un altro teologo, Rudolf Bultmann[51] - ritiene che le narrazioni di Matteo e Luca, "caratterizzate da una tale libertà compositiva", non abbiano carattere storico ma rispondano alle necessità teologiche degli evangelisti.[52]
La tradizione cristiana colloca la nascita di Gesù a Betlemme nel luogo racchiuso all'interno della Basilica della Natività, fatta costruire dall'augustaElena nel IV secolo. Il punto preciso si trova in una grotta sotto la basilica, contrassegnato da una stella d'argento con l'incisione latina "VERBUM CARO HIC FACTUM EST", "qui il verbo si è fatto carne". La localizzazione si basa su un'antica tradizione cristiana e non può essere dimostrata in altro modo.
La Betlemme di Galilea
In Galilea esisteva un'altra Betlemme, chiamata anche Betlemme di Nazar, a undici chilometri da Nazaret, menzionata in Giosuè (Gs19,15[53]), e il Cheyne[54] suggerì una possibile nascita di Gesù in questo paese, ma l'ipotesi non ha avuto seguito.
Luogo di residenza nei Vangeli: Nazaret
Circa il luogo di residenza di Gesù prima dell'inizio della sua attività pubblica, i Vangeli riferiscono che viveva con la famiglia a Nazaret (Mt2,23;4,13;Mc1,9;Lc1,26;2,4;2,39.51;Gv1,45-46[55]).
Inoltre per quattro volte (Mt21,11;Mc1,9;Gv1,45;At10,38[56]) Gesù viene detto "di/da Nazaret" (από/ὲκ Ναζαρέτ/Ναζαρέθ, apò / ek Nazarèt). Altre 6 volte (Mc1,24;10,47;14,67;16,6;Lc4,34;24,19[57]) è detto "Nazareno" (ναζαρηνός, nazarenòs, nella VulgataNazarenus). L'aggettivo nazarenòs non deriva direttamente dal toponimo Nazaret (ci si dovrebbe aspettare nazaretanòs) ma dalla sua variate aramaicaNazarà, testimoniata in Mt4,13;Lc4,16[58] (reso nelle versioni bibliche moderne con Nazaret per uniformità).
Secondo la tradizione cristiana, l'espressione e l'aggettivo sono riferiti alla città di origine di Gesù, Nazaret, che la tradizione cristiana identifica con l'odierna Nazaret[59]. Alcuni storici moderni contestano che la città di origine di Gesù fosse chiamata Nazaret o si identifichi con l'odierna Nazaret[60], mentre l'archeologo James F. Strange ritiene che ai tempi di Gesù Nazaret esisteva ma aveva scarsa importanza, essendo un villaggio di circa 500 abitanti[61]. Nel 2009, durante una campagna di scavi nell'area dell'odierna Nazaret guidata dall'archeologa Yardenna Alexandre, è stata scoperta per la prima volta una casa privata risalente all'epoca di Gesù[62].
l'interpretazione data all'interno dello stesso Nuovo Testamento (vedi Mt2,23[64]) è che si riferisca alla città di Nazaret, dunque che equivalga a 'Nazareno' o 'di Nazaret', e per questo la Vulgata e diverse traduzioni moderne (vedi Bibbia CEI) lo rendono in tal senso.
è possibile che il termine non abbia un valore geografico ma indichi che Gesù fosse un nazireo (=separato, consacrato a Dio), cioè avesse fatto uno speciale voto di consacrazione chiamato nazireato.[65] Una conferma indiretta si troverebbe nella Sindone che, se autentica, mostrerebbe Gesù con i capelli lunghi, caratteristica non comune che contraddistingueva appunto i nazirei. Di contro, nella Settanta il nazireo è reso in greco con ναζιραίος (naziràios, 1Mac3,49[66]) o ναζιρ (nazir, Giudici13,5[67]), non col neotestamentario ναζωραῖος (nazoràios).
il termine greco "Nazoreo" può derivare dalla parola ebraicanetzer, significante "germoglio" o "ramo", che sulla base di Is11,1;Ger23,5[68] aveva una valenza messianica.
il termine "Nazoreo" è usato già nel Nuovo Testamento come sinonimo di "cristiano", cioè seguace di Cristo (At24,5[69]), e in seguito passa a indicare alcuni gruppi di giudeo-cristiani (Epifanio, Contro le eresie, 29,7,9). È possibile che l'etimologia del termine fosse lo stesso ebraico nazir (=separato) che sottende a "nazireo", inteso però in senso negativo come "separato", "scismatico". È possibile (ma non probabile, data l'accezione negativa che aveva) che il termine sia stato retro-proiettato dagli evangelisti come epiteto dello stesso Gesù.
Storicità della residenza a Nazaret
Secondo la tradizione cristiana il luogo nel quale Gesù ha trascorso la sua vita privata pre-pubblica è Nazaret di Galilea, come testimoniato dai Vangeli e dagli altri scritti del Nuovo Testamento, le principali fonti storiche su Gesù. Gesù viene anche indicato col termine di non chiara origine "nazoreo", che può indicare il voto di nazireato oppure può essere un appellativo messianico. Il disprezzo per i Galilei che nutrivano gli Ebrei della Giudea, centro della religione e cultura ebraica, può essere considerato come argomento a favore dell'origine nazaretana di Gesù: gli evangelisti difficilmente avrebbero inventato un'origine così modesta per il cosiddetto Figlio di Dio.
Secondo alcuni studiosi laici moderni, l'appellativo teologico-messianico "Nazoreo", storpiato in "Nazareno", è stato storicizzato dagli evangelisti nell'indicazione del luogo di origine di Gesù a Nazaret. Il vero luogo di origine di Gesù non ci sarebbe, in questo caso, noto,[Nota 15], ma qualche studioso ha proposto in alternativa a Nazaret la città di Cafarnao come luogo di origine di Gesù[47]. A sostegno di questa tesi viene citato un passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù predica nella sinagoga di Cafarnao e i suoi oppositori dicono di lui che è il figlio di Giuseppe (Gv6,41-59[70]), ma una spiegazione alternativa è che Giuseppe potrebbe avere esercitato la professione a Cafarnao per un certo periodo.
Nazaret ai tempi di Gesù
Prima dell'era cristiana il toponimo "Nazaret" non compare nell'Antico Testamento o in altre fonti storiche.
Scavi archeologici compiuti in loco hanno comunque dimostrato che la località era abitata già dal periodo del bronzo medio,[71] anche se non hanno fornito indicazioni sul nome usato a quel tempo. La più antica testimonianza storica che riferisce il toponimo "Nazaret" è la cosiddetta Lapide di Cesarea ritrovata nel 1962[72] e datata al III secolo, che la identifica come sede di una delle 24 classi sacerdotali poco dopo la rivolta di Bar Kokheba (132-135). All'epoca di Gesù il villaggio con il comprensorio contava al massimo alcune centinaia di abitanti[73]. Nazaret si trovava a circa 6 km dalla città di Sefforis, l'odierna Zippori, che era un centro molto importante; è probabile che le scarse notizie storiche su Nazaret siano dipese dal fatto che era messa in ombra proprio da Sefforis, in cui anche Gesù avrebbe lavorato da giovane per un certo periodo insieme al padre Giuseppe[74].
Secondo altri invece non solo Nazaret non esisteva ancora quel tempo, ma neppure la topografia pianeggiante della città corrisponde a quella descritta nei Vangeli, che si ergerebbe su un monte.[Nota 15]
A partire dal XX secolo alcuni studiosi, a cominciare da Afanasij Ivanovič Bulgakov (padre dello scrittore russo Michail Bulgakov),[75] hanno ritenuto che Gesù provenisse piuttosto da Gamala, cittadina dell'attuale Golan, che avrebbe molti elementi corrispondenti alle descrizioni della Nazaret evangelica, come ad esempio le alture, e la vicinanza al lago di Tiberiade.[76][Nota 15]
^M.J. Lagrange, L'Évangile selon Marc, p. 141, dove sostiene che con «patria» Marco intende il luogo in cui Gesù è stato allevato.
^Ernest Renan, in Vita di Gesù, cap. II, citando Matteo 13, 54 e segg., Marco 6, 1 e segg, e Giovanni 1, 45,46 scrive che «Gesù nacque a Nazaret»; per Mauro Pesce, in C. Augias e M. Pesce, Inchiesta su Gesù, il luogo di nascita di Gesù è «probabilmente Nazaret [...] l'impressione che danno i racconti dei vangeli di Marco, Matteo e Luca è che Gesù sia nato in Galilea, verosimilmente a Nazaret»; per Charles Guignebert, Gesù, I,3 («Per Marco non è dubbio che Gesù sia nato a Nazaret. Leggiamo in Marco 6,1: "Ed egli si partì di là e venne nella sua patria". Non si fa il nome della città; ma è certamente situata nella Galilea, perché questo è il paese in cui circola Gesù nel momento in cui viene collocata la predicazione»).
^Così Ambrogio Donini, Storia del Cristianesimo, p. 75: «La contraddizione non è stata più avvertita quando la tradizione puramente giudaica sull'origine umana del Messia si è fusa con quella greco-misterica dell'emigrazione, fondata sul sovrannaturale».
^Non così la tradizione cristiana antica che, seguendo Agostino (De consensu evangelistarum, I,2), riteneva il vangelo di Marco un successivo "pedissequo" riassunto di Matteo.
^C. Guignebert, cit., pp. 134, 135: Per Giovanni, «il Cristo è qualcosa di più del figlio di David: era il suo Signore»; C. J. Den Heyer, La storicità di Gesù, Torino 2000, p. 15: nel Vangelo di Giovanni «Betlemme, la città di Davide, non gioca alcun ruolo, perché [...] egli viene dall'alto. Egli è la Parola che nel principio era con Dio»; G. Theissen, La religione dei primi cristiani, Torino 2004, p. 249: «quello di Giovanni è l'unico Vangelo che possa apertamente constatare la contraddizione tra le profezie della Scrittura e la storia di Gesù. Per il Vangelo di Giovanni, Gesù è originario di Nazaret. Egli è il figlio di Giuseppe ( Gv1,45, su laparola.net.) e questo fatto è un'aperta discrepanza con la maggior parte delle profezie messianiche, come si constata esplicitamente ( Gv7,42, su laparola.net.) [...] Gesù trascende ciò che la Scrittura dice di lui [...]»
^ Luigi Moraldi, Tutti gli apocrifi del Nuovo Testamento. Vangeli, 1994, p. 31.
«circa gli apocrifi, "il valore storico diretto (relativo cioè a Gesù e alla Chiesa delle origini) è, generalmente parlando, assai tenue, e il più delle volte nullo"»
^ Geno Pampaloni, La fatica della storia, in Marcello Craveri (a cura di), I Vangeli apocrifi, 1969, pp. XIII-XXVIII.
«La materia narrativa (degli apocrifi) è assai ricca di colorito romanzesco, da antica fiaba popolare... il miracolo, come accade negli scrittori intimamente poveri di fantasia, è chiamato in causa di continuo, e si mescola quasi ingenuo lustrino al povero realismo degli scenari. È un miracolo che agisce con automatismo implacabile, penoso, senza altro significato che il suo stesso prodigio. Non ha accento spirituale, ma solo il peso, assoluto, del Potere" (p. XVII); "Dietro gli Apocrifi senti l'ansito grosso dell'approssimazione, l'impazienza della meraviglia, lo stupore di una fede che si confessa come un amore" (p. XXVII)»
^John Dominic Crossan, tra i cofondatori del Jesus Seminar, sottolinea - concordemente a un altro teologo, Rudolf Bultmann - come, rispetto al resoconto lucano, Matteo "invece di immaginare coppie sterili e concepimenti miracolosi, si concentra sull'infanzia di Mosè", creando i relativi paralleli. Anche Raymond Brown riscontra una serie di paralleli: Erode cerca di uccidere Gesù e questo viene fatto fuggire in un altro paese, il faraone cerca di uccidere Mosè e questo fugge in un altro paese; Erode ordina la strage degli innocenti (bambini maschi), il faraone quella dei primogeniti ebrei maschi (l'esegeta sottolinea che "la trama, che coinvolge il massacro dei bambini maschi a Betlemme e nelle regioni circostanti, riecheggia fedelmente il massacro del Faraone dei neonati maschi degli Ebrei"); Erode e il faraone muoiono entrambi mentre Gesù e Mosè sono in esilio; un angelo del Signore avvisa la famiglia di Gesù che può tornare alla sua terra e così fa il Signore con Mosè (in entrambi i casi Brown sottolinea l'uso della medesima espressione per giustificare il rientro in Israele [oppure in Egitto]: "«perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino [oppure: "la tua vita"]»" Es4,19; Mt2,19-20, su laparola.net.; "l'ambientazione e la direttiva divina a Giuseppe in Egitto evocano in modo letterale la direttiva divina a Mosè in Madian quando il faraone ostile era morto", "una quasi-citazione dai primi capitoli dell'Esodo, che tratta con l'infanzia e la giovinezza di Mosè, è importante perché, come vedremo, una narrazione intrecciata in Matteo 1:18-2:23 evidenzia paralleli tra l'infanzia di Gesù e l'infanzia di Mosè"); Giuseppe prende moglie e figlio e ritorna in Israele, Mosè prende moglie e figlio e ritorna in Egitto. Brown sottolinea che anche altre fonti sulla vita di Mosè - come Flavio Giuseppe e vari midrash ebraici - "accentuano i già noti paralleli biblici tra le infanzie di Mosè e Gesù". Inoltre lo studioso sottolinea ulteriori paralleli con la Natività di Gesù in altri passaggi biblici ed extrabiblici, ad esempio relativi a Giuseppe (il patriarca) e Balaam. (Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 29, 36, 48, 107-119, 138, 154, 175, 193-196, 206-217, 227-228, 298, 543, 559-560, 586, 598-600, ISBN 0-385-47202-1; Rudolf Bultmann, Storia dei vangeli sinottici, EDB, 2016, pp. 291-301, 443-448, ISBN 978-88-10-55850-8; John Dominic Crossan, Gesù una biografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 40-46, 50-51, ISBN 88-7928-270-0.).
^Gli esegeti della Bibbia di Gerusalemme notano come "la cronologia della nascita di Gesù fornita da Luca non si concilia con quella di Matteo" e, in merito, fanno inoltre rilevare come anche negli Atti ( At5,37, su laparola.net.) si sottolinei la concomitanza del censimento citato in Luca ( Lc2, su laparola.net.) con la prima rivolta, da esso provocata, di Giuda il Galileo, nel 6 d.C. (10 anni dopo la morte di Erode il Grande, protagonista del racconto di Matteo). Tale censimento di Quirino (la cui carriera è ben documentata), fatto sotto l'imperatore Augusto, si rese necessario da parte dei Romani per il riordino amministrativo della Giudea, al fine di stimarne la ricchezza per la successiva tassazione, in seguito alla deposizione di Erode Archelao nel 6 d.C. Anche gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" fanno riferimento al censimento rilevando che "Luca, come dimostra anche in At 5,37, non aveva ricordi chiari circa questo censimento" e come tale racconto sia stato solo un pretesto per far giungere Maria e Giuseppe a Betlemme; gli stessi esegeti ritengono quindi il resoconto matteano "difficilmente conciliabile in molti particolari con Luca1-2" e come tali racconti siano attualmente ritenuti un midrash giudeo-cristiano contenente anche elementi leggendari. Inoltre, anche il fatto che tale censimento obbligasse a registrarsi nella città di origine della famiglia (che avrebbe inutilmente obbligato le persone ad un lungo ed oneroso viaggio, interrompendo la propria attività produttiva a scapito degli stessi Romani, per tornare ad una città da cui venivano i loro antenati secoli o millenni prima) e non, come consuetudine dei Romani, in quella di residenza (dove si produceva il reddito tassabile) è considerato da molti storici inverosimile e visto come un espediente dell'evangelista Luca per adempiere alla profezia della nascita a Betlemme, città di Davide. Lo storico John Dominic Crossan, tra i cofondatori del Jesus Seminar, ritiene che "l'idea che tutti dovessero recarsi per la registrazione nella propria patria d'origine per poi tornare alle proprie case sarebbe stata allora, come ai giorni nostri, una specie di mostruosità burocratica" e "la cosa importante ieri, come oggi, era in realtà il fatto di essere registrati dove si poteva essere tassati"; anche Raymond Brown concorda che "poiché l'iscrizione era principalmente a fini fiscali, l'usanza romana era quella di registrare le persone dove vivevano o nella vicina città principale di un distretto (la città da cui sarebbe stata prelevata la tassa)" e, inoltre, ritiene che non vi siano possibili paralleli con un censimento "kata oikian" (che, per particolari motivi di residenza temporanea, aveva fatto censire, in Egitto, degli abitanti nel luogo di provenienza ma che non è da considerare una prova "a sostegno del viaggio di Giuseppe da Nazareth dove risiedeva permanentemente (2:39) a Betlemme dove chiaramente non aveva proprietà o ricchezza") perché "nulla nella descrizione di Luca sul luogo di nascita o nel quasi immediato ritorno della famiglia a Nazareth ci incoraggia a pensare che Giuseppe avesse altre ragioni per andare a Betlemme oltre quella data, cioè la sua discendenza ancestrale [da re Davide]" e quindi "Luca fa riferimento a un censimento per discendenza", infatti "Luca non attribuisce la necessità [del viaggio a Betlemme] alla proprietà ma al lignaggio, non usa apotimēsis, che è il termine appropriato per registrare beni o reddito". (Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 233, 396, 549, 668-669, ISBN 0-385-47202-1; Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2439, ISBN 978-88-10-82031-5; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 829, 890, ISBN 88-399-0054-3; Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 38-39, 97, ISBN 978-0-19-512474-3; John Dominic Crossan, Gesù una biografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 40-46, ISBN 88-7928-270-0; Bart D. Ehrman, Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori,2013, pp. 184-186, 300-301, ISBN 978-88-04-63232-0.).
^Il teologo Raymond Brown nota infatti che "nonostante i tentativi di armonizzazione continuamente tentati, assolutamente nulla nella narrativa di Matteo induce i lettori a pensare che Betlemme non fosse il domicilio originario di Giuseppe e Maria. Non solo Matt 2:11 menziona la loro casa, ma anche il tono di Matt 2:22-23 mostra che si stavano spostando da Betlemme a Nazaret per la prima volta" e "per Matteo, a differenza di Luca, Nazaret non è «la loro città», perché Giuseppe e Maria abitavano originariamente in una casa a Betlemme (Matteo 2:11)". (Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 669, 468, ISBN 0-385-47202-1.).
^Luca, infatti, dice esplicitamente che la Sacra Famiglia, poco oltre un mese dalla nascita di Gesù e l'adorazione dei pastori - fatti la circoncisione e i riti della purificazione con la presentazione al Tempio in Gerusalemme (descritti in Lv12,1-8, su laparola.net.) - si stabilì subito a Nazaret:"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret." ( Lc2,39, su laparola.net.). Questo rende, di fatto, temporalmente impossibile l'episodio dell'adorazione dei Magi e soprattutto la seguente fuga e permanenza in Egitto, prima di giungere a Nazaret, come riportato invece dal resoconto di Matteo ( Mt2, su laparola.net.). Raymond Brown sottolinea come "pure l'armonizzatore più determinato dovrebbe essere dissuaso dall'impossibilità di riconciliare un viaggio della famiglia da Betlemme all'Egitto con il racconto di Luca di portare il bambino a Gerusalemme quando aveva quaranta giorni e poi di andare da Gerusalemme a Nazareth dove risiedevano" e "questo ci porta all'osservazione che le due narrazioni non sono solo diverse, sono contrarie l'una all'altra in una serie di dettagli [...] Luca ci dice che la famiglia tornò pacificamente a Nazaret dopo la nascita a Betlemme (2:22,39); questo è inconciliabile con l'implicazione di Matteo (2:16) che il bambino aveva quasi due anni quando la famiglia fuggì da Betlemme in Egitto ed era ancora più vecchio quando la famiglia tornò dall'Egitto e si trasferì a Nazaret". (Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 36, 189, ISBN 0-385-47202-1; Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 154-155, ISBN 978-88-430-7821-9; Bart D.Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, pp. 32-33, ISBN 978-0-06-186327-1.).
^Vedi p.es. J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 1, p. 206: "Ambedue i racconti sembrano essere in larga parte prodotti dalla riflessione cristiana antica sul significato salvifico di Gesù alla luce delle profezie veterotestamentarie".
^In tale senso, e pur con diverse sfumature, tra gli altri: Ernest Renan, Vita di Gesù, 1863, cap. II; Alfred Loisy, Le origini del Cristianesimo, 1933, II,2; Panfilo Gentile, Storia del Cristianesimo, 1969, cap. IV; Marcello Craveri, Vita di Gesù, I; Edmondo Lupieri, Storia del Cristianesimo, I, cap. 10; Günther Bornkamm, Gesù di Nazareth, Torino, Claudiana, II; Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, 2006, p.10; C. D. Den Hayer, La storicità di Gesù. Torino, Claudiana, VIII; Gerd Theissen, La religione dei primi cristiani, Torino, Claudiana; Michael Grant, Jesus: A Historian's Review of the Gospels, p.9.
^Per una chiara e sintetica esposizione del problema, vedi [1].
^abcE.B. Szekely, The Essene Origins of Christianity, 1980; Baigent, Leigh, Lincoln, L'Eredità Messianica, tr. it., Milano, 1996;
Elia Benamozegh, Gli Esseni e la Cabbala, 1979: "Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti Nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazaret, etimologia davvero poco credibile e che probabilmente ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dall'essenato (esseni) cominciava ad essere dimenticata";
Alfred Loisy, La Naissance du Christianisme: "La stessa tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazaret allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazireo, originariamente unito al nome di Gesù e che rimase il nome dei cristiani nella letteratura rabbinica e nei paesi d'oriente. Nazireo è certamente un nome di setta, senza rapporto con la città di Nazaret";
Robert Eisenman, James, the brother of Jesus, 1998: "Nella Cristianità, il tema "essere un Nazareno", così come lo rappresentano Marco e Luca, è basato su un giochetto di traslitterazione dall'aramaico al greco [ar. Nozorai - gr. Nazoraios, ebr. Nozri, N.d.T.], attraverso il quale si è tentato di associare il titolo stesso con la città di Nazaret in Galilea. In conseguenza di ciò la città viene identificata come il luogo di residenza del Messia che deve venire";
Marcello Craveri, I Vangeli apocrifi, Torino, 1990: "Nazareno può derivare da natzar (=segreto, nascosto) o da nezer (=ramo, rampollo) o da nasaya (protetto da dio) comunque non da Nazaret che pare non esistesse nemmeno ai tempi di Gesù";
Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), 2007: "Da un lato, infatti, non ci sono testimonianze storiche dell'esistenza di una città di Nazaret ai [...] tempi [di Gesù]"
Riferimenti
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