Sede di una popolazione variegata dal punto di vista etnoreligioso, la maggior parte della popolazione si rifugiò nel resto della Siria, mentre i membri delle comunità rimanenti, costituite in larga maggioranza da drusi, mantengono per la maggior parte ancora oggi la cittadinanza siriana. Le autorità israeliane favorirono la costruzione di decine di insediamenti israeliani nella regione. L'occupazione e l'annessione del Golan da parte di Israele, non riconosciuta dalla comunità internazionale, rappresenta una delle questioni più spinose del conflitto arabo-israeliano.
Le fonti antiche non rivelano molto sulla storia e sulla gente della regione. Le prime testimonianze di insediamenti umani risalgono al Paleolitico superiore. Nella Bibbia viene considerato parte del Bašan.
Vari imperi hanno controllato la zona nel corso della storia e nel corso del XVI secolo il Golan fu conquistato dagli ottomani. Fu nel tardo XIX secolo, verso il 1878 circa, che le autorità ottomane iniziarono a costruire aree per l'insediamento. La regione fece parte del governatorato di Damasco dell'Impero ottomano fino al 1918, quando passò alla Francia con il mandato francese della Siria al termine della prima guerra mondiale. Quando il mandato terminò nel 1944, le alture del Golan divennero parte della Repubblica Araba di Siria.
Due terzi della regione vennero occupate da Israele nel corso della guerra dei sei giorni nel 1967. In seguito alla guerra dello Yom Kippur del 1973 Israele ha accettato di restituire circa il 5% del territorio alla Siria per il controllo internazionale e da allora il 95 % del territorio è conteso tra Israele e Siria. Questo 5% del territorio è stato incorporato in una striscia demilitarizzata di terra che corre lungo la linea di cessate il fuoco nota come zona UNDOF. L'UNDOF è stato istituito nel 1974, per supervisionare l'attuazione dell'accordo di disimpegno e mantenere il cessate il fuoco. Attualmente ci sono oltre 1.000 membri delle forze di pace delle Nazioni Unite.
Israele procedette, come avvenuto nel resto dei territori occupati, a espellere la quasi totalità della popolazione locale e iniziò la costruzione di insediamenti nella regione. L'area fu sotto amministrazione militare israeliana fino al 1981 quando Israele approvò la legge sulle alture del Golan, ponendo la regione sotto il diritto civile, l'amministrazione e la giurisdizione israeliana.[2] Questa scelta è stata condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 497, che ha definito la decisione israeliana di imporre le sue leggi, la sua amministrazione e la sua giurisdizione sulle alture del Golan "nulla e priva di ogni rilevanza giuridica internazionale".[3] Israele sostiene di essere in diritto di trattenere la zona, interpretando in tal senso un passo della risoluzione 242, adottata dopo la guerra dei sei giorni, che stabilisce il rispetto del diritto di ciascuno Stato «alla propria integrità territoriale, a confini sicuri e riconosciuti, liberi dalla minaccia o dall'uso della forza». Attualmente circa mezzo milione di profughi siriani attendono che venga rispettato il diritto internazionale al ritorno alle alture del Golan, dalle quali furono espulsi nel 1967.
La linea che separa la Siria dalle alture del Golan occupate ha separato le poche comunità druse rimaste in quel territorio dagli attuali profughi siriani che vivevano nello stesso territorio. Famiglie siriane separate che non possono riunirsi né tantomeno incontrarsi.
Nel 2005 le alture del Golan avevano una popolazione di circa 38.900 persone, delle quali circa 19.300 drusi, 16.500 coloni ebrei israeliani e 2.100 musulmani.
Le Alture del Golan sono una zona situata nell'angolo sud-occidentale della Siria e nord-orientale di Israele. Esse hanno una lunghezza da nord a sud di circa 65 chilometri e una larghezza da est a ovest che varia da 12 a 25 chilometri, per circa 1800 chilometri quadrati di superficie. Topograficamente, l'altitudine varia dai 2.814 metri del monte Hermon ai 400 metri in prossimità del fiume Yarmuk.
L'altopiano è parte di un'area molto ampia formata da campi di basalto vulcanico che si estendono da nord a est e che sono nati in seguito a eruzioni vulcaniche iniziate di recente, in termini geologici, quasi 4 milioni di anni fa, e che continuano ancora oggi. Le alture del Golan hanno confini geografici ben distinti. A nord, la valle di Sa'ar divide generalmente il colore più chiaro della roccia calcarea delle montagne dal colore più scuro delle rocce vulcaniche dell'altopiano del Golan.
La zona confinante con Israele è collinare e permette l'osservazione del mar di Galilea (anche conosciuto come lago Tiberiade o lago Kinneret) posto 200 metri sotto il livello del mare[5], il fiume Giordano e il Monte Hermon.
Il confine occidentale della pianura è diviso strutturalmente dalla valle del Giordano, che cade a strapiombo nel mar di Galilea. La zona a sud del fiume Yarmuk appartiene alla Giordania, mentre la zona all'estremità orientale del fiume Raqqad è controllata dalla Siria.[6]. Il resto è sotto il controllo di Israele.
Le cosiddette "fattorie di Shebʿā" sono un'area agricola di quattordici fattorie che si trovano a sud di Shebʿā, un'area contesa tra Libano ed Israele. Il motivo del contenzioso nasce da quello precedente tra la Siria e il Libano. La stessa Siria ha riconosciuto le fattorie di Sheb'a come un territorio appartenente al Libano. Attualmente la zona è sotto controllo israeliano che, anche a causa dell'ottima fertilità del territorio, non intende abbandonare la zona.
Nel 1967 Israele occupò il 70% della regione: 139 villaggi e 61 fattorie che ospitavano 130000 abitanti. L'invasione israeliana provocò un esodo di massa degli abitanti. Dei 130000 abitanti del Golan occupato ne rimasero 6396: 250 a Quneitra, 521 a Ghajar (alauiti) e 5675 a Buq'ata, Majdal Shams, Mas'ada, Sahita ed 'Ayn Qunya (principalmente drusi e in minoranza cristiani). Le autorità israeliane costruirono nel Golan decine di insediamenti israeliani e vi favorirono lo stabilimento di migliaia di ebrei israeliani. Sahita venne demolita dalle autorità israeliane nel 1970 e Quneitra nel 1974; lo stesso anno Israele si ritirò da Quneitra e dai villaggi al-Asbah, al-Burayqa, al-Hamidiyya, al-Qahtaniyya, al-Rafid, al-Samdaniyya, Bir 'Ajam e Sayda, restituendone la sovranità alla Siria; i progetti governativi siriani atti a incoraggiare il ritorno dei rifugiati in questi villaggi non hanno riscosso grandi successi. All'inizio del XXI secolo i profughi del Golan e i loro discendenti nel resto della Siria erano 350000, distribuiti in grande maggioranza nella regione di Damasco e a Dar'a.[7]
Note
^Solo 1.200 km² sono effettivamente occupati da Israele.