Dopo la rivoluzione del 1917, la letteratura russa si divise tra gli autori rimasti in patria e i cosiddetti emigrati bianchi. Negli anni '30 il realismo socialista divenne la tendenza predominante in Russia, i cui principali esponenti e precursori furono, tra gli altri, Nikolaj Ostrovskij e Aleksandr Fadeev; il romanzo di Ostrovskij, Come fu temprato l'acciaio, è stata una delle opere più popolari della letteratura socialista realista russa. Alcuni scrittori, invece, come Michail Bulgakov, Andrei Platonov e Daniil Charms furono criticati e i loro scritti avevano poche possibilità di essere pubblicati. Vari scrittori emigrati, come i poeti Vladislav Chodasevič, Georgij Ivanov e Vjačeslav Ivanov; romanzieri come Gajto Gazdanov, Vladimir Nabokov e Bunin, continuarono a scrivere in esilio. Alcuni scrittori osarono opporsi all'ideologia sovietica, come il romanziere premio Nobel Aleksandr Solženicyn e Varlam Šalamov, che scrissero della vita nei gulag. La politica del disgelo, portata avanti da Chruščёv dal 1953, portò una ventata di freschezza nella letteratura e portò la poesia a diventare un fenomeno culturale di massa. Questo "disgelo" non durò a lungo dopo la destituzione di Chruščёv; negli anni Settanta, alcuni degli autori più importanti furono banditi dalla pubblicazione e perseguiti per i loro sentimenti antisovietici.
La fine del XX secolo fu un periodo difficile per la letteratura russa, con poche voci distinte. Tra gli autori più discussi di questo periodo vi furono Victor Pelevin, che guadagnò popolarità con racconti e romanzi, il romanziere e drammaturgo Vladimir Sorokin e il poeta Dmítrij Prígov. Nel XXI secolo è apparsa una nuova generazione di autori russi, che si differenzia notevolmente dalla prosa russa postmodernista della fine del XX secolo, che ha portato i critici a parlare di "nuovo realismo".
Gli autori russi hanno contribuito in modo significativo a numerosi generi letterari. La Russia ha avuto cinque vincitori del premio Nobel per la letteratura e, al 2011, figurava come la quarta nazione al mondo per quantità di libri pubblicati.[1] Secondo un detto popolare, i russi sono «la nazione più lettrice del mondo».[2][3]
Letteratura russa antica
La letteratura russa antica proviene principalmente dalla Rus' di Kiev ed è prevalentemente rappresentata dalla traduzione in paleoslavo di letteratura bizantina, soprattutto religiosa e generalmente anonima.
Il racconto in lingua slava poggia sulla tradizione orale delle byliny, canti epici nel cui racconto si stratificarono, lungo i secoli, tradizioni pagane, memorie tribali e influenze della letteratura cristiana bizantina.Tali racconti sono generalmente suddivisi in due cicli: ciclo kieviano e ciclo novgorodiano. Questi racconti furono diffusi dai cantastorie in tutta l'area slava fin dall'XI secolo, e solo dall'inizio del XIX secolo cominciarono a circolare in forma scritta, divenendo poi oggetto di appassionati studi filologia.
Letteratura russa moderna
La scrittura in russo moderno si afferma solo nel XVII secolo. Se ne considera punto di partenza l'autobiografia del popeAvvakum (moscovita, vescovo tradizionalista morto nel 1682, martire dei conflitti religiosi scatenati dalle riforme del patriarca di MoscaNikon).
Sotto l'influenza di Pietro il grande il paese si occidentalizza. L'uso del russo è facilitato dalla riforma dell'alfabeto cirillico e questo consente l'accesso alla cultura ad un maggior numero di persone, che trova assai apprezzabile l'idea di utilizzare una lingua profana popolare per la letteratura.
Durante questo periodo si sono sviluppate diverse correnti, la prima di queste e il Decadentismo russo che prende spunto dalla corrente francese, ma che poi si sviluppò in via indipendente dalla sorella europea.
Si guardano a poeti come Paul Verlaine o Arthur Rimbaud; ci si stufa di quel realismo che guarda al sociale e si cerca una poesia che sia individuale e propria del poeta.
Questa corrente letteraria si suddivise in vari gruppi e quello più importante è senza dubbio quella che diventerà una corrente letteraria a sé stante: il Simbolismo. Tra gli storici della letteratura russa, in questo periodo, si distinse Nestor Aleksandrovič Kotljarevskij, fondatore e direttore della gloriosa "Casa di Puškin".[7]
Simbolismo russo
Il simbolo come catacresi per la ricerca di quella verità alla quale l'uomo aspira, ma non riesce ad arrivare a causa della sua materialità, mentre la verità è fatua ed è raggiungibile solo attraverso l'arte.
In questo periodo si sviluppa, tra gli artisti, lo studio delle filosofie orientali, del misticismo e l'ingresso nelle sette: qualsiasi strada per ottenere la verità.
Il primo simbolista è Solov'ëv, il quale per primo cominciò a studiare filosofie orientali e a parlare della Divina Sofia come di una donna luminescente alla quale l'uomo aspira, ma purtroppo non riesce mai a raggiungere.
Il movimento simbolista cambierà con la rivoluzione del 1905, si capisce che si è guardato troppo in alto e non ci si è resi conto di quello che il popolo tramava, la Sofia di Solov'ëv è diventata per il poeta simbolista Blok una donna da bettola, una "Sconosciuta", che è vista come la stessa Russia.
L'inizio del XX secolo vede una vivace attività in campo poetico e la fioritura di molte tendenze, dal simbolismo al finitismo al futurismo. Molti poeti partecipano a questa nuova età dell'oro:
Alcuni di loro (Andrej Belyj in particolare), entrano in contatto con il filosofo e mistico russo Pavel Aleksandrovič Florenskij, dando vita a un intenso e reciproco scambio.
Letteratura sovietica russofona
La creazione dell'URSS e del regime socialista crea nella letteratura nazionale la corrente del realismo socialista. La teoria era semplice: si trattava di utilizzare il talento degli scrittori per magnificare i meriti e i successi del regime e supportare la propaganda ufficiale.
Il regime si occupava di organizzare la vita letteraria e di orientarne i temi attraverso l'Unione degli scrittori, che dipendeva direttamente dal commissario politico Andrej Aleksandrovič Ždanov.
Molto rapidamente gli scrittori refrattari furono costretti all'esilio, alla prigione o al campo di concentramento, come Osip Ėmil'evič Mandel'štam, o più semplicemente giustiziati, come Nikolaj Stepanovič Gumilëv.
Il poeta futurista Vladimir Majakovskij e Marina Cvetaeva scelsero il suicidio, anche se del primo non fu mai accertata la causa, in quanto sostenitore della rivoluzione. Altri, come Michail Bulgakov, Boris Leonidovič Pasternak, Andrej Platonovič Platonov, Isaak Babel' o Vasilij Grossman, continuarono il loro lavoro di romanzieri affiancando alle pubblicazioni "ufficiali" altre opere stampate di contrabbando o nel samizdat, editoria clandestina artigianale. I fratelli di Serapione insistono da un lato sull'importanza della trama nelle opere in prosa e dall'altra sul diritto di creare una letteratura politica senza ingerenze del governo, libera da ideologie di partito, diritto che viene negato.
Ugualmente vietata è l'arte sperimentale degli OBĖRIU.
Gli autori degli anni '80 continuano la loro produzione. Le opere conclusive del periodo precedente sono Maledetti ed uccisi (Viktor Petrovič Astaf'ev) e Il generale e la sua armata (Georgij Nikolaevič Vladimov). Si impegnano molto nella pubblicistica e nel tentativo di comprendere le difficoltà della nuova epoca. Ėduard Limonov fonda il suo partito e passa dalla letteratura alla pura pubblicistica: molto indicativo del clima dell'epoca.
L'appoggio ai molti scrittori nuovi degli autori classici è stato capace di rianimare il realismo al punto che non è possibile stabilire un unico maggiore scrittore neorealista.
Alla fine del XX secolo la letteratura russa attraversa una delicata fase di rinascita, per risorgere dall'inaridimento sorto durante i decenni del regime di comunismo.
I bisogni di questo periodo sono di due tipi: formare e scoprire nuovi talenti e creare un'industria editoriale libera in Russia.
Pochi scrittori, come Viktor Olegovič Pelevin o Vladimir Georgievič Sorokin, riescono ad emergere. Le case editrici pubblicano opere censurate durante il periodo comunista o conosciute solo attraverso il samizdat.
La gallina dalle uova d'oro dell'editoria russa è, come del resto dappertutto, la letteratura poliziesca. Grande successo hanno i romanzi giallo-neri (che in Francia si chiamano polars) pieni di ironia di Dar'ja Doncova: i 50 romanzi che ha scritto finora sono stati venduti in milioni di copie e sono tradotti in molti paesi europei. I gialli di Boris Akunin con il suo personaggio Erast Petrovič Fandorin (in Italia pubblicato da Frassinelli) sono ormai popolari in Europa e in Nordamerica. Aleksandra Marinina, la maggiore scrittrice russa di polizieschi, è riuscita ad esportare i propri libri in Europa ed ha avuto un gran successo in Germania.
Anche la letteratura più tradizionale dà nuovi frutti con autori provenienti dalla Russia asiatica, come Nina Viktorovna Gorlanova, di Perm', città degli Urali, con le sue storie sulle difficoltà quotidiane e le gioie degli intellettuali di provincia, o ancora Jurij Sergeevič Rytchėu dalla Čukotka (nel nord est della Siberia), che racconta i problemi identitari del suo popolo, i Čukči.
Note
^Moscow International Book Fair, su academia-rossica.org. URL consultato il 17 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2012).
^ Michele R. Rivkin-Fish e Elena Trubina, Dilemmas of Diversity After the Cold War: Analyses of "Cultural Difference" by U.S. and Russia-Based Scholars, Woodrow Wilson Center, 2010.
«When mass illiteracy was finally liquidated in the first half of the twentieth century, the proud self-image of Russians as “the most reading nation in the world” emerged – where reading meant, and still means for many, the reading of literature.»
^Michail Dmitrievič Čulkov, in le muse, IV, Novara, De Agostini, 1964, p. 36.
Ettore Lo Gatto, Storia della letteratura russa moderna, Milano, Accademia, 1960
Ettore Lo Gatto, Storia dell letteratura russa contemporanea, Milano, Accademia, 1958
Ettore Lo Gatto, Le più belle pagine della letteratura russa. Poesia e prosa dalle origini a Cechov, Milano, Accademia, 1957
Ettore Lo Gatto, Le più belle pagine della letteratura russa. Poesia e prosa contemporanee, Milano, Accademia, 1957
Ettore Lo Gatto, Profilo della letteratura russa, Milano, Mondadori, 1975
Pietro Zveteremich, Letteratura, in: "Il Milione, enciclopedia di geografia, usi e costumi, belle arti, storia e cultura. Volume V: Europa, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1965
Paolo Calzini, Storia, in: "'Il Milione, enciclopedia di geografia, usi e costumi, belle arti, storia e cultura. Volume V: Europa", Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1965