Nacque nel villaggio di Malye Derbety (in russo: Ма́лые Дербе́ты; in calmucco: Баһ Дөрвд, Bağ Dörvd), situato nell'Oblast' di Astrachan'. Nel 1909 incontrò Vladimir Majakovskij, Aleksej Kručënych, David Burljuk e Benedikt Livšic,[2] con cui entrò successivamente a far parte del gruppo futurista Gileja. Già in precedenza aveva scritto però molte opere significative. Tra i contemporanei, era considerato "un poeta per poeti" (così Majakovskij nel suo necrologio) e un genio squilibrato.
Nella sua opera abbondano le sperimentazioni linguistiche, con l'invenzione di un numero enorme di neologismi. Insieme a Kručënych, diede vita alla lingua poetica "trasmentale", detta zaum o zanghesi (Зангези).[3]
Scrisse anche saggi sulle future, possibili evoluzioni dei mezzi di comunicazione ("La Radio del Futuro"), dei trasporti e delle abitazioni ("Noi stessi e i nostri edifici"). Descrisse un mondo in cui la gente vive e viaggia in cubi di vetro mobili e in cui tutta la conoscenza umana può essere diffusa attraverso la radio e mostrata automaticamente su giganteschi pannelli simili a libri collocati per strada.
"Zangezi" traduzione e note di Carla Solivetti, Carte Segrete 53, marzo 1987, Serafini Editore, nello stesso numero due "mostre libro", Mario Coppola "Adventum", Zao Wou-Ki "Il Pittore Di Due Mondi".
Su Chlebnikov
Nel romanzo Pancetta (2004) di Paolo Nori si descrivono la vita e le opere del poeta; lo stesso autore racconta ampiamente di Chlébnikov nel suo romanzo Vi avverto che vivo per l'ultima volta che parla di Anna Achmàtova.