Questo ipotetico continente viene citato in romanzi e racconti e, sebbene rappresentato in modi e contesti differenti, spesso è caratterizzato dall'ipotesi che un cataclisma lo avrebbe fatto sprofondare, in analogia con quanto accaduto all'Atlantide di Platone.
Ipotesi scientifiche
Prima della teoria della deriva dei continenti, gli scienziati postulavano frequentemente teorie su continenti sommersi per spiegare l'esistenza di animali terrestri appartenenti a una medesima specie ma separati da barriere geografiche insormontabili.
Poiché la teoria di Lemuria guadagnò una certa importanza, cominciò ad apparire nelle opere di altri scienziati quali Ernst Haeckel, un tassonomista tedesco che propose Lemuria come la spiegazione all'"anello mancante". I fossili di questo non si sarebbero potuti trovare perché sepolti in fondo al mare. La teoria di Lemuria cadde in disuso con l'avvento della teoria della tettonica delle placche.
Le elaborazioni degli esoteristi
Helena Blavatsky
Lemuria entrò nel lessico dell'occulto tramite le opere di Helena Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che dichiarò intorno al 1880 che l'esistenza di questo continente, abitato da una razza di ermafroditi spiritualmente puri, le era stata rivelata dai Mahatma che le avrebbero permesso di visionare un testo pre-atlantideo, il Libro di Dzyan. Secondo l'interpretazione teosofica, gli ermafroditi di Lemuria corrispondevano a una delle sette Razze Radicali attraverso cui si muove ciclicamente l'evoluzione dell'umanità. Quella lemurica è una delle epoche dell’evoluzione umana che precedono quella successiva di Atlantide.
Rudolf Steiner
Rudolf Steiner afferma che i Lemuriani avevano un corpo molle e particolarmente plasmabile, ciò significa che potevano modificare il proprio corpo, e che essi non avevano una memoria sviluppata e per questa ragione non avevano neanche un linguaggio[1]. Inoltre essendo l’io ancora poco sviluppato e mobile il proprio atteggiamento interiore veniva subito manifestato.[2] L’io e il corpo astrale si riunivano al corpo fisico e a quello eterico per breve parte del giorno determinando un approccio alla vita e una percezione totalmente diversi.[3]
I Lemuriani oltre ad avere delle doti chiaroveggenti possedevano delle funzioni ancora unite, infatti la respirazione e il nutrimento erano congiunte in un unico organo che introduceva una sostanza liquida, lattiginosa.[4] Gli organi dei sensi erano poco sviluppati e percepivano per lo più immagini. La percezione del caldo e del freddo era trasmessa dalla ghiandola pineale, oggi atrofizzata.[5] Tali particolari caratteristiche umane derivano dal fatto che le prime incarnazioni dell’uomo risalgono a quest’epoca antica e pertanto l’uomo era ancora poco affine col mondo fisico, tanto da vivere molte più esperienze nel mondo spirituale.[6] Gli spiriti della Personalità agirono sui Lemuriani incarnandosi in uomini, facendo loro da guida.[7]
Il vero motore dell'evoluzione dall'epoca lemurica verso quella atlantidea fu la donna, in grado di acquisire elementi nuovi legati soprattutto alla memoria:
«Chi non considera che i primi progressi nella vita di rappresentazione furono compiuti dalla donna, non riuscirà a comprendere veramente l'evoluzione dell'umanità. Da essa provenne quello sviluppo di abitudini, connesso con la vita di meditazione interiore e con la coltivazione della memoria, che fu il primo germe del diritto e della morale. L'uomo aveva riconosciuto e applicato le forze della natura; la donna ne fu la prima interprete. […] L'evoluzione attraversata dalla donna durante l'epoca lemurica fece sì che le fosse assegnata una parte importante all'apparire della seguente razza radicale, della razza atlantidea.»
(Rudolf Steiner)
Steiner ci informa che l’epoca lemurica si concluse a causa di grandi catastrofi vulcaniche ma che un gruppo di umani si salvò dalla catastrofe.[8]
Lemuria e il Monte Shasta
Nel 1894Frederick Spencer Oliver pubblicò, con lo pseudonimo di Phylos il Tibetano, il romanzo A Dweller on Two Planets,[9] nel quale dichiarò che i sopravvissuti di un continente immerso chiamato Lemuria vivevano sopra o all'interno del Monte Shasta nel nord della California. I Lemuriani avrebbero vissuto in un complesso sistema di tunnel scavati nella montagna e, in alcuni casi, sarebbero stati avvistati fuori dalla loro montagna, mentre camminavano coi loro abiti bianchi.
Una ripresa più tarda è quella fatta da Richard S. Shaver[10] in una serie di storie di fantascienza, presentate come vere, pubblicate dal 1945 al 1949 sulla rivista pulpAmazing Stories e in seguito sulla rivista Other Worlds, che fece il suo debutto nel 1949 con il racconto The Fall of Lemuria. In queste storie Shaver sosteneva l'idea di una Terra cava, presentando la storia di una razza superiore preistorica che sarebbe sopravvissuta nelle profondità della Terra. I discendenti di questa razza, noti come Dero, vivrebbero nelle caverne usando macchine fantastiche abbandonate da razze antiche per tormentare coloro che vivono in superficie. Shaver fu infine bandito dalla rivista Amazing Stories e non ammise mai che si trattasse di fiction.
Nell'universo Marvel, Lemuria è la città sommersa dei Devianti, creature umanoidi dal codice genetico instabile e in continuo cambiamento, tanto che ognuno di loro non appartiene alla stessa specie dell'altro. Parenti stretti dell'Homo sapiens sapiens e degli Eterni, con i quali sono in perenne competizione, essi furono creati insieme alle altre razze umane dai Celestiali, divinità cosmiche di enorme potere, i quali dopo secoli di assenza dal pianeta Terra, tornarono in seguito ad una rivolta dei Devianti; dopo aver decimato queste creature fecero sprofondare la loro città capitale nell'Oceano Pacifico.
Alcuni riferimenti a Lemuria sono presenti nella serie animata Mighty Max, dove l'antagonista principale, il Cavaliere del Teschio Maledetto (Skullmaster), distrusse Atlantide e Lemuria e uno degli alleati di Max è l'ultimo lemuriano vivente. Lemuria è nominata anche in un episodio del molto più recente Zak Storm, ed è la meta delle ricerche della famiglia Nekton in Gli Abissi.
Videogiochi
Lemuria è presente nel videogiocoGolden Sun: L'era perduta, il secondo titolo di una serie per Game Boy Advance. In questo capitolo è raffigurata come un'isola al centro dei mari, circondata da nebbie perenni. La sua popolazione risulta immortale perché su di essa il tempo si è fermato grazie all'acqua che sgorga da una fonte posta al centro dell'unica, antica città presente. I lemuriani vengono raffigurati come esseri magici e belli dalla pelle bianca ed i capelli azzurri.
Riferimenti a Lemuria e ai suoi abitanti sono presenti anche nell'otome gameLove and Deepspace.
Musica
Il gruppo symphonic metal svedese dei Therion ha pubblicato nel 2004 un album dal titolo Lemuria, all'interno del quale è compreso un brano dal medesimo titolo.
Altro
Il motto del Territorio britannico dell'Oceano Indiano, che si trova nella zona in cui era ipotizzata la presenza del continente scomparso, recita In tutela nostra Limuria ("Lemuria è sotto la nostra protezione").
Note
^ Rudolf Steiner, Dalla cronaca dell’akasha, Editrice Antroposofica, 2016, p. 48, ISBN978-88-7787-411-5.
^ Rudolf Steiner, Il Vangelo di Giovanni, Editrice Antroposofica, 2014, p. 41, ISBN978-88-7787-427-6.
^Il neonato ha tuttora la capacità di respirare e succhiare simultaneamente, capacità che si atrofizza successivamente con l'abbassamento della laringe necessario per parlare. In accordo con la teoria Haeckeliana che l'ontogenesi ricapitola la filogenesi, Steiner interpreta questa capacità come un residuo del precedente stadio evolutivo della razza umana.
(EN) Sumathi Ramaswamy, The Lost Land of Lemuria: Fabulous Geographies, Catastrophic Histories, University of California Press, 2004, ISBN 0-520-24032-4
Rudolf Steiner, Universo, terra, uomo (Welt, Erde und Mensch, deren Wesen und Entwickelung, sovie ihre Spiegelung in dem Zusammenhang zwischen iiuptischem Mythos undgegenwürtiger Kultur.), Editrice Antroposofica, Milano, 2005. ISBN 88-7787-370-1
Rudolf Steiner, Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico Zodiaco Pianeti Cosmo, traduzione di Lina Schwarz, Opera Omnia n. 110, Editrice Antroposofica, Milano, 2010. ISBN 978-88-7787-393-4
Testi critici
Lyon Sprague De Camp, Il mito di Atlantide e dei continenti scomparsi (Lost Continents- The Atlantis Theme, 1954, 1970), Fanucci, 1980.
(EN) An Atlantis in the Indian Ocean, su koenraadelst.bharatvani.org. URL consultato il 23 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2006).