Jordi Colomer nasce nel 1962 a Barcellona, Spagna.[1] Studia arte alla scuola EINA di Barcellona e in seguito storia dell'arte all'Università di Barcellona e architettura presso l'Università politecnica della Catalogna.[2] Nel 1986 realizza la prima mostra individuale, dal titolo Prototips ideals (Prototipi ideali), presso la Fondazione Joan Miró di Barcellona, che è composta di grandi sculture realizzate a partire da modelli architetturali.[3] Nel 1988 espone presso la galleria Carles Taché di Barcellona la mostra La ruta natural.[3][4] Nel 1989 è chiamato a esporre presso la Serpentine Gallery di Londra, e in seguito realizza le prime mostre personali in Francia (Diamants tatoués, 1989) e Germania (Schlafende, 1990).[3][5] Nel 1991 si trasferisce a Parigi, ma continua a lavorare in Spagna e nel resto d'Europa: Barcellona (De particular a particular, 1992), Zurigo (Gold-Fishes, 1992), Praga (Gandy Gallery, 1993).[1] La serie del 1993 Alta comèdia, esposta a Tarragona, inizia a fondere la scultura con elementi architettonici e teatrali.[1]
Nel 1995 Colomer torna a Barcellona dove lavora come scenografo per il teatro, realizzando scenografie per rappresentazioni di opere di Valère Novarina (1995), Robert Ashley (1997), Joan Brossa (1998) e Samuel Beckett (2005).[1] Nello stesso periodo si interessa al cinema tedesco d'avanguardia e inizia a realizzare video, nella forma di micro-narrative in cui i personaggi si confrontano con cambi di scena e oggetti vari.[6] Fra il 1997 e il 2000 presenta al Museo di Arte Contemporanea di Barcellona una serie di installazioni in cui il video si integra alla scultura, alla scenografia e all'architettura.[1] In Simo (1997) la cinepresa passa senza fermarsi da uno spazio ad un altro spazio, che la protagonista colma o svuota di oggetti, che rappresenta indistintamente esterno e interno, privato e pubblico, teatro e diapositiva.[7] Anche Pianito (Il piccolo piano, 1999), Les jumelles (I gemelli, 2001) e Le dortoir (Il dormitorio, 2002) seguono questo schema, e ognuno è esposto in una sala di proiezione site-specific.[1]
Negli anni seguenti Colomer torna a Parigi e intraprende una serie di viaggi in seguito ai quali realizza nuovi video.[1] Si tratta di performance con attori non professionali filmati in spazi urbani, o talvolta desertici, in cui i protagonisti interagiscono con oggetti della vita quotidiana e modellini architettonici.[1] La prima serie è Père Coco (2002), girata in Francia, in cui il personaggio interpretato dall'artista spagnolo Idroj Sanicne vaga per le strade di Saint-Nazaire raccogliendo oggetti abbandonati.[8] Tra il 2002 e il 2004 Colomer si reca in Romania, Giappone e Brasile. Al suo ritorno presenta Anarchitekton (2002–2004), una serie di quattro video proiettati simultaneamente in cui Sanicne corre per le strade di Barcellona, Bucarest, Osaka e Brasilia brandendo modellini di cartone e legno che rappresentano edifici reali presenti nello sfondo.[9] Il titolo deriva da Anarchitecture, nome di un gruppo fondato dall'artista americano Gordon Matta-Clark, e allude agli Architekton di Kazimir Malevič.[10]
Nel 2005 Colomer realizza la serie Arabian Stars (Stelle arabe, 2005), girata in Yemen, in cui persone comuni camminano davanti alla cinepresa con cartelloni che riportano, in arabo, i nomi di icone della cultura popolare internazionale fra cui Michael Jackson, Pikachu e Zinédine Zidane, ma anche personaggi famosi locali.[11]Arabian Stars è anche la prima mostra personale di Colomer negli Stati Uniti, esposta presso il Salvador Dalí Museum di St. Petersburg, Florida.[1] Il video successivo è No Future (Nessun futuro, 2006), girato a Le Havre in Francia, in cui la protagonista vaga di notte per le strade della città suonando un tamburo.[12] Nell'autunno 2008 la Galleria nazionale del Jeu de Paume di Parigi organizza una grande retrospettiva sul lavoro di Colomer.[13] In questa occasione egli presenta En la Pampa (Nella Pampa), una serie di video girati nel deserto di Atacama in Cile in cui una coppia vaga per il deserto e dialoga in modo improvvisato.[14][15]
^(EN) Fons Audio #27: Jordi Colomer, su rwm.macba.cat, MACBA, 3 luglio 2014. URL consultato il 16 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
^abc(ES) Pepe Ribas, Jordi Colomer, su peperibas.com, 1º maggio 2010. URL consultato il 16 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
^(ES) Exposiciones Barcelona (PDF), in Formas Plásticas, n. 28, 1988. URL consultato il 16 agosto 2014.