Dopo la laurea conseguita nella Regia Università di Roma, in cui fu allievo con il quasi coetaneo Celestino Schiaparelli del grande storico Michele Amari, fu dal 1873 al 1876 custode del Gabinetto Numismatico del Vaticano, prima di conseguire nel 1876 l'incarico di insegnamento di “Ebraico” e “Lingue semitiche comparate” (antica denominazione di “Semitistica”) nell'Ateneo in cui aveva studiato.
Nell'Università romana continuò ininterrottamente a insegnare già il 1º novembre 1876, come professore incaricato di “Lingue dell'Abissinia”, fino al 1919 (anno del suo collocamento a riposo). Divenne professore straordinario il 18 settembre 1878 e ordinario il 5 novembre 1885 (svolgendo dal 4 maggio di quell'anno l'incarico d'insegnamento di Grammatica e lingua amarica.
Fondò con altri colleghi la Scuola di Lingue Orientali dell'Università di Roma, dotata di una Biblioteca che oggi porta il suo nome e di una rivista orientalistica, la Rivista degli Studi Orientali (RSO), che fin dall'inizio diresse.
Tra i suoi numerosissimi lavori,[1] avviati fin dal 1871, e che Giorgio Levi Della Vida[2] definì, senza mezzi termini: imponente per mole, stupefacente per la varietà degli argomenti trattati, tipicamente monografica, severamente e rigorosamente tecnica, non agevole quindi a essere intesa ed apprezzata, se non da specialisti, spicca quello su La sede primitiva dei popoli semitici,[3] che suscitò ampio dibattito in tutto il mondo scientifico semitistico e arabistico.
Di essi si possono ricordare Le traduzioni dei Vangeli in arabo e in etiopico, una Storia della letteratura etiopica, l'edizione e la traduzione del Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, il volume in lingua franceseL'Arabie antéislamique[4] e gli articoli Della sede primitiva dei popoli semitici[5] e La descrizione di Roma nei geografi arabi,[6] ampiamente dibattuti e ripresi in numerosi lavori successivi.
Altri suoi impegni di particolare rilevanza internazionale furono la traduzione del Fetha Nagast (Legislazione dei Re, 1879-99), un lavoro sui Sette dormienti di Efeso (1884-85),[7] l'edizione parziale, in 800 pagine - dall'anno del Egira 65 all'anno 99 - pubblicato nel 1887, del capolavoro annalistico di Ṭabarī, edito sotto la guida di M. J. de Goeje, la cura degli Indici del Kitāb al-Aghānī di Abū l-Faraj al-Iṣfahānī (1900), la traduzione del vol. 1 (Giurisprudenza religiosa (ʿibādāt) de Il «Mukhtaṣar» o Sommario del diritto malekita di Ḫalīl ibn Isḥāq (1919), opera giuridica di diritto islamicomalikita,[8] un Summarium Grammaticae Arabicae meridionalis,[9] una «Breve» storia della letteratura etiopica[10] e un Vocabolario Amarico-Italiano,[11] tuttora considerato assai valido.
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (7 luglio 1878)
Accademico d'Italia
Membro dell'Institut de France
Membro dell'Accademia araba di Damasco
Socio dell'Accademia della Crusca di Firenze (27 gennaio 1914)
Socio della Società geografica italiana (1884)
Socio fondatore della Società romana di storia patria (5 dicembre 1876)
Socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino (3 marzo 1889)
Socio effettivo dell'Accademia delle scienze di Torino (12 aprile 1908)
Membro corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (12 marzo 1896)
Doctor honoris causa dell'Università di Berlino
Note
^Una Bibliografia, completa fino al 1911, figura a stampa sulla Rivista degli Studi Orientali dell'Università di Roma La sapienza, V, pp. 4, 77-89, 216.
Sabatino Moscati, "Ignazio Guidi", in Byzantion, 10 (1935), pp. 794–803.
Ignaty Yulianiovich Krachkovsy, "Ignatsio Gvidi" (Ignace Guidi)", in Bulletin dell'Académie (Impériale) del Sciences de St. Pétersbourg (Izvestiya Imperatorskoy Akademii Nauk), Classe del Sciences Sociales", 1936, pp. 531–540.