Uno dei principi fondanti del pensiero di Schlesinger è stato quello secondo cui persone dalla forte personalità sono in grado di mutare il corso degli eventi e, per estensione, della storia. La sua figura di storico, e commentatore, fra i più influenti del XX secolo, non è stata esente da critiche, più o meno velate, in particolare in rapporto alla sua vicinanza ad almeno tre esponenti della famiglia Kennedy, per i quali curò, come consigliere, le campagne elettorali presidenziali.
Biografia
Alla nascita fu registrato con il nome di Arthur Bancroft Schlesinger; sua madre apparteneva alla famiglia dei Bancroft, che si diceva avesse avuto legami con quella del primo grande storico statunitense, George Bancroft. Il nonno paterno fu un ebreoprussiano che si convertì al protestantesimo e che poi sposò un'austriaca di religione cattolica.[1] Poco più che adolescente, scelse di firmarsi semplicemente come Arthur M. Schlesinger Jr. Il suo stretto rapporto - di amicizia e collaborazione - con John F. Kennedy[2], nel periodo in cui il leader democratico ricoprì il mandato presidenziale, è stato da lui raccontato nel dettagliato resoconto intitolato A Thousand Days (I mille giorni)[3].
Figlio di Arthur Schlesinger Sr., nato nella capitale dell'Ohio, è conosciuto per aver essenzialmente analizzato, in tutte le sue forme, il liberalismo[4] statunitense, visto attraverso l'opera di eminenti personalità del mondo economico e di alcuni presidenti, o aspiranti tali, come ad esempio Franklin D. Roosevelt, John F. Kennedy, Robert Kennedy. È conosciuto anche per aver coniato il termine imperial presidency, riferito all'epoca della presidenza di Richard Nixon.
Arthur Meier Schlesinger Sr., presidente del dipartimento di storia dell'Università di Harvard, nel 1929 aveva invitato Gaetano Salvemini a insegnarvi e Salvemini, dal 1933, fu membro a pieno titolo del dipartimento. Salvemini fu così una figura familiare negli anni della gioventù di Arthur Schlesinger Jr.
Amava sostenere che, se si vuole sopravvivere, occorre «...avere idee, una visione complessiva, e coraggio». Ovvero cose che «...difficilmente possono essere programmate». «Tutto quanto concerne la vita intellettuale e morale di ciascuno - affermava - ha principio da un individuale confronto con la propria mente e con la propria coscienza».[senza fonte] Arthur Schlesinger Jr. fu redattore dei discorsi elettorali per John F. Kennedy, detti allora "della Nuova Frontiera"[5][6].
È morto all'età di ottantanove anni per un arresto cardiaco che lo ha colpito mentre si trovava a cena in un ristorante di Manhattan[7].
Schlesinger in Italia
Gaetano Salvemini fu una figura familiare negli anni della gioventù di Arthur Schlesinger Jr. e gli trasmise gli ideali di libertà e uguaglianza che troviamo nei Discorsi della Nuova Frontiera, scritti per Kennedy[8].
Il presidente Kennedy affidò a Schlesinger il compito di valutare la politica americana verso l'Italia. Schlesinger sostenne il progetto del centro-sinistra, ma l'ambasciata americana a Roma, il gruppo italiano del Dipartimento di Stato e la filiale CIA di Roma, responsabile locale William Colby, sostenuti dall'ex ambasciatrice Clare Boothe Luce, ostacolarono l'apertura al centro-sinistra.
Kennedy invece era favorevole alla formazione di una coalizione italiana di centro-sinistra, credendo che potesse diventare un modello per Germania e Francia dopo il pensionamento di Konrad Adenauer e Charles De Gaulle.[senza fonte] Assorbito dai molti impegni (Baia dei Porci, l'incontro con Nikita Kruscev, i problemi in Laos), delegò a Schlesinger il compito di tratteggiare la politica italiana secondo una linea americana.
Ispirato da sentimenti anticomunisti al tempo del maccartismo, poi avvicinatosi a una visione più liberal della politica (pur senza rimanere schiavo del politicamente corretto), è stato stimato per la schiettezza con cui ha saputo criticare certi aspetti della società americana. Nel suo ultimo libro, War and the American Presidency, non ha mancato di muovere aspre critiche rispetto alla politica estera statunitense durante la presidenza di George W. Bush, soprattutto riguardo alla guerra in Iraq (che ha bollato con la pittoresca locuzione: a ghastly mess, variamente traducibile ma sostanzialmente riconducibile a: "un orribile disastro"[11]).
Dagli anni ottanta si è occupato, con posizione critica, del cosiddetto multiculturalismo, il cui studio ha tradotto nel libro The Disuniting of America, pubblicato nel 1991.
Ha avuto sei figli, quattro dal suo primo matrimonio con la scrittrice Marian Cannon e due dalla seconda moglie Alexandra Emmet. Il figlio Stephen ha seguito le sue orme occupandosi di scienze sociali.
1946-1961 - esercita l'attività di docente di storia a Harvard
1961 - viene eletto alla American Academy of Arts and Letters
1966 - è professore della classe Albert Schweitzer alla City University di New York
Attivista democratico
Figura tra i fondatori dell'Americans for Democratic Action
Fra il 1952 e il 1956 scrive discorsi per la campagna elettorale del candidato Adlai Stevenson
Nella campagna elettorale del 1960 scrive i discorsi di John F. Kennedy
1961-1964 - è assistente speciale per il Presidente per gli affari dell'America Latina Scrive il famoso memorandum per Kennedy, nel quale fornisce una serie di raccomandazioni a proposito del tentativo di rovesciare Fidel Castro, attraverso uno sbarco nella Baia dei Porci
1968 - scrive i discorsi per la campagna elettorale di Robert Kennedy
Un suo libro del 1949 - The Vital Center: The Politics of Freedom - costituì una delle pietre militari per le politiche riguardanti il cosiddetto New Deal avviato sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, anche se non fu esente da critiche (si parlò di capitalismo non stabilizzato) specie da parte di coloro che - come Henry A. Wallace - intravedevano come possibile una coesistenza del capitalismo con il comunismo.
Schlesinger - cui furono assegnati nel 1946 il Premio Pulitzer per la storia (per il libro The Age of Jackson), nel 1958 il Premio Bancroft, per l'opera The Crisis of the Old Order, e nel 1966 il Premio Pulitzer per la biografia e autobiografia per il citato A Thousand Days, divenne in anni successivi uno dei più influenti oppositori del multiculturalismo. Espose le proprie teorie in materia sul libro The Disuniting of America, pubblicato nel 1991. Cinque anni prima, nel 1986, aveva dato alle stampe The Cycles of American History, uno dei primi lavori globali sulle politiche degli Stati Uniti, influenzato dalla precedente opera del padre, anch'egli stimato storico.
Quello che segue è un elenco degli scritti pubblicati da Schlesinger:
1965I mille giorni di John F. Kennedy alla Casa Bianca, traduzione di Giancarlo Carabelli, Rizzoli, 1966, p. 1056, ASIN B005ELY9UW. (titolo originale: A Thousand Days)
1965The MacArthur Controversy and American Foreign Policy
1967Bitter Heritage: Vietnam and American Democracy, 1941-1966
1967Congress and the Presidency: Their Role in Modern Times
Daniel Feller, Arthur M. Schlesinger Jr., in Robert Allen Rutland, ed. Clio's Favorites: Leading Historians of the United States, 1945-2000 U of Missouri Press. (2000) pp 156–169.
Arthur M. Schlesinger Jr., A Life in the Twentieth Century: Innocent Beginnings, 1917-1950 (2000), autobiografia, vol 1.