Un'iscrizione lapidea rinvenuta casualmente sul territorio comunale, riporta la denominazione Anxanum[4].
Alternativamente il toponimo deriverebbe dal nome di persona latino Antius con l'aggiunta del suffisso prediale-anus che indica appartenenza.
Passato dal Principato Ultra alla Capitanata nel 1811, Anzano tornò in provincia di Avellino nel 1861 acquisendo, due anni più tardi, la denominazione di Anzano degli Irpini.
Tuttavia nel 1929 il comune ritornò nuovamente in provincia di Foggia acquisendo, dopo altri due anni, la denominazione definitiva di Anzano di Puglia.[5]
Storia
Reperti archeologici rinvenuti sul territorio ne attestano la frequentazione fin dall'epoca romana, rendendo così plausibile l'ipotesi secondo cui il borgo sorgesse presso la nota taberna descritta da Orazio nel I secolo a.C. nel suo viaggio da Roma a Brindisi[6].
Citato per la prima volta nell'879, l'allora casale di Anzano fece parte della Baronia, rimanendo così soggetta ai diritti feudali di Trevico fino al 1797[6].
Con l'unificazione d'Italia, il comune è parte del mandamento di Accadia nell'ambito del circondario di Ariano, all'interno della provincia di Avellino. Tuttavia il 24 gennaio 1929, con un regio decreto legge emanato da re Vittorio Emanuele III, Anzano degli Irpini (unitamente al vicino comune di Monteleone di Puglia) viene distaccato dalla provincia di Avellino e aggregato alla provincia di Foggia[7]; gli antichi legami amministrativi con l'Irpinia vengono così definitivamente tagliati.
Gravemente danneggiato dal terremoto dell'Irpinia e del Vulture del 1930, il paese venne riedificato quasi per intero assumendo così un aspetto chiaramente moderno[4]. Nel 1939 si provvide infine a rettificare il confine provinciale fra Anzano di Puglia e l'allora frazione Scampitella del comune di Trevico.[5]
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 30 agosto 2000.[8]
«Di azzurro, al tempio di architettura greca, visto di fronte, con quattro colonne doriche, fondate sul crepidoma di tre scalini, le colonne cimate dall'architrave sostenente il fregio scanalato, cimato dal frontone ornato da tre acroteri, il tutto d'argento e attraversante la banda effigiante la strada consolare romana con i basoli di grigio al naturale e con gli interstizi di grigio al naturale più scuro. Ornamenti esteriori da Comune.»
L'agricoltura e la zootecnia costituiscono le basi economiche del borgo. Notevole soprattutto la produzione di formaggi e latticini (in particolare caciocavalli), mentre di interesse turistico è la località Bosco.[4]