Nipote del celebre tenore Giuseppe Viganoni (che era fratello di sua madre), Nozzari si trasferì da Vertova, il piccolo centro rurale del bergamasco dove era nato, al capoluogo, dove prese lezioni di musica dall'abate Luigi Petrobelli, all'epoca vice maestro di cappella di Santa Maria Maggiore.[3] In seguito si sarebbe perfezionato con un altro grande tenore bergamasco del tempo, Giacomo David,[4], e con il castratoGiuseppe Aprile[5].
Debuttò a Pavia nel 1794 quale "tenore di mezzo carattere" (come lo zio), approdando già l'anno seguente al Teatro alla Scala di Milano, dove il 7 giugno cantò nella Capricciosa corretta di Martín y Soler. Trasferitosi a Parigi, vi si trattenne per un anno, debuttando il 15 maggio 1803 nel Principe di Taranto di Ferdinando Paër e raccogliendo il maggior successo come Paolino nel Matrimonio segreto di Cimarosa.
Rientrato in Italia, comparve in opere serie a Venezia e poi a Torino, e, a partire dal 1810, fu ingaggiato da Domenico Barbaja per i teatri di Napoli. Qui conobbe David e Aprile, che lo indirizzarono definitivamente verso il genere serio, verso cui lo portavano sia il tipo di vocalità che quella stessa gestualità aulica che gli era stata addebitata come un limite nei ruoli comici o di mezzo carattere. Qui fu primo interprete della Medea in Corinto di Mayr nel 1813.
Nel 1815 approdò a Napoli il compositore a cui il nome di Nozzari è strettamente legato, Gioachino Rossini, che per lui scrisse numerosi ruoli di primo piano nelle sue opere napoletane, spesso in coppia con la seconda vedette tenoristica del teatro, Giovanni David (figlio di Davide): tra questi il ruolo del titolo in Otello, Rinaldo in Armida, Pirro in Ermione, etc.
Dopo la partenza di Rossini per Parigi, Nozzari continuò a cantare a Napoli, dove prese parte, tra l'altro, alle prime assolute di Alfredo il Grande del conterraneo Gaetano Donizetti (1823) e Alessandro nell'Indie di Giovanni Pacini (1824), prima di abbandonare il palcoscenico verso la fine del 1825.
Nozzari è il tipico esempio di quello che si definisce un baritenore, ossia un tenore che sfrutta soprattutto la zona medio-grave della sua tessitura, con un uso meno spericolato del canto di coloratura e viceversa un largo impiego di un canto declamato, ampio e sonoro. Caratteristico fu l'impiego degli staccati, come riferisce Giuseppe Carpani:
«Egli possiede un bel metodo di canto e, fra l'altre sue qualità, quella di staccare anche nei presti siffattamente un tuono dall'altro, che la sua voce sembra battere l'incudine, e numerare se ne possono i colpi ben intuonati e distinti. Questo artifizio dà alla sua declamazione ne' passi di sdegno concitato un'energia indicibile, e che lascia in forse l'uditore se questo virtuoso sia più come attore valente o come musico[6]»
L'estensione della sua voce superava le due ottave e gli acuti erano squillanti e netti quanto i gravi. Tali caratteristiche vocali e interpretative indussero i compositori, e in particolare Rossini, ad affidargli sempre più spesso ruoli drammatici da antagonista, malvagio o violento. Come attore, la sua interpretazione di Otello si meritò l'elogio di Stendhal:
«La sua magnifica figura, imponente e malinconica, lo aiutava molto a rendere certi effetti ai quali il librettista non aveva probabilmente mai pensato. Ricordo che i napoletani notarono con stupore la bellezza dei gesti e la grazia tutta nuova che Nozzari aveva nella parte di Otello. Non era abituato a tanto[7].»
^Il nome completo è quello che si deduce dall'atto di battesimo contenuto nel Liber Baptizatorum conservato presso l'archivio parrocchiale di Vertova (riportato in Appolonia (1992), p. 185):
«Anno domini Millesimo Septingesimo Septuagesimo Sexto die vigesima nona February – Andrea Maria nomine baptizavi Infante die vigesima septima natu ex D Franco Nosari et ex Teresa Viganoni feminis ejus legitima uxore. Ego Presbyter Gabriel Prini»
^La tradizione riporta 1775, ma l'atto di battesimo citato in precedenza attesta 1776.
^ Stendhal, Vita di Rossini, a cura di Mariolina Bongiovanni Bertini, traduzione di Ubaldo Peruccio, Torino, EDT, 1992, pp. 136-137..
^In quest'opera, al fianco di Nozzari e David, i due primi tenori della compagnia, faceva il suo debutto al Teatro San Carlo quello che sarebbe divenuto il più famoso tenore della prima metà del secolo, il loro conterraneo Giovanni Battista Rubini.
Bibliografia
Giorgio Appolonia, Le voci di Rossini, Eda, Torino 1992, ISBN 8888689184.
Giorgio Appolonia, Il dolce suono mi colpì di sua voce. Giuseppe Viganoni da Almenno e i tenori bergamaschi del primo Ottocento, Bergamo, Centro Studi Valle Imagna, 2010, ISBN 8864170189