Trascorse gran parte della sua vita ad Avezzano e viene ricordato nella storia per aver dato impulso alla bonifica del territorio della Marsica, prosciugando il lago del Fucino, impresa nella quale impegnò tutte le sue ricchezze ("o io prosciugo il Fucino, o il Fucino prosciuga me").
Figlio maschio terzogenito, ricevette dal padre Giovanni Raimondo i titoli di principe di Civitella Cesi e di marchese di Romavecchia. Fu poi duca di Ceri (per acquisto dagli Odescalchi nel 1833[1]) e principe di Canino e Musignano (per acquisto dai discendenti di Luciano Bonaparte nel 1853[2]). Infine, nel 1875 fu nominato da Vittorio Emanuele II principe del Fucino per l'impresa che lo rese famoso, il prosciugamento del lago Fucino, completato tra il 1853 e il 1876.
Il 16 luglio 1840 Alessandro Torlonia sposò a RomaTeresa Colonna (1823-1875), figlia di Aspreno I Colonna (1787-1847) dei principi di Paliano, e di Maria Giovanna Cattaneo della Volta (1790-1876). Dal matrimonio nacquero due figlie: Anna Maria (1855-1901) e Giovanna Giacinta Carolina (1856-1875).
La maggiore sposò nel 1872 Giulio Borghese[3], che in virtù di questo matrimonio assunse nel 1873 il cognome Torlonia. Nel 1875, anno nel quale morirono la moglie Teresa (17 marzo) e la secondogenita Giovanna (22 novembre), Alessandro Torlonia rinunciò a tutti i suoi titoli in favore della figlia maggiore Anna Maria e del marito, che divenne così il secondo principe del Fucino.[4][5]
Per la seconda, morta in giovane età, la sostanziale inesistenza di fonti circa la vita e i motivi della prematura scomparsa, portano ad ipotizzare che fosse affetta da qualche grave infermità, forse collegata alla lunga malattia mentale della madre. Nata a Roma il 19 febbraio 1856, la giovane morì a soli diciannove anni, il 22 novembre 1875 nel Conservatorio Torlonia di cui il padre era il benefattore e proprietario. Non si sa per quale motivo questa figlia del potentissimo principe si trovasse in quell'istituto di carità per fanciulle povere mentre la famiglia viveva nel lussuosissimo palazzo Bolognetti-Torlonia di piazza Venezia[6]. L'ultima notizia di lei si ricava dall'atto di morte[7] pochi mesi dopo sua madre.
Di certo la morte prematura di Giovanna Carolina consentì a suo padre di poter trasmettere intatto alla figlia maggiore Anna Maria il colossale patrimonio da lui accumulato, consentendogli di soddisfare le sue ansie dinastiche con l'obbligo per l'illustre ( ma in quanto cadetto relativamente povero ) futuro genero Giulio Borghese di assumere il cognome Torlonia come previsto dalle clausole del contratto matrimoniale, secondo l'istituto della surrogazione[8].
Torlonia fu committente di numerose opere d'arte, tra cui la maggior parte degli edifici della Villa Torlonia di Roma e alcune opere del Canova.
Nella città di Avezzano stabilì la casa Torlonia presso l'omonima villa per amministrare la vasta proprietà terriera derivante dal prosciugamento del lago Fucino. Nella città abruzzese e in altri comuni della Marsica favorì la realizzazione di numerose opere civili e avviò le prime infrastrutture di carattere industriale.
Gli eredi di Alessandro Torlonia, Anna Maria e Giulio, donarono alla città di Avezzano la fontana monumentale realizzata dopo il completamento del primo acquedotto cittadino sulla quale è riportata la seguente iscrizione: "Ad ornamento della città ed il pubblico bene. Anna Maria e Giulio Torlonia eressero e donarono - Compimento delle cittadine aspirazioni le acque defluirono il giorno XXIII-IX-MDCCCXCIX" (23 settembre 1899)".
Riconoscimenti
Dopo la sua morte un busto in bronzo raffigurante il principe è stato realizzato nella piazza-giardino a lui dedicata ad Avezzano.
^Giulio Borghese (Roma, 19 dicembre 1847- Branca Umbra, 15 luglio 1914) era figlio del principe Marcantonio Borghese e di Marie Thérèse de La Rochefoucauld, nonché fratello minore di Paolo, che avrebbe ereditato dal padre il titolo di principe di Sulmona.
^Solo il titolo di principe di Civitella Cesi passò non al genero, ma al nipote Augusto, a sua volta nipote del fratello maggiore Marino.
^"Col corredo di quei buoni principi, vi porga un vasto ameno pascolo d'istruzione in ogni specie di antichità, e di belle arti, come a me, il gioiello sulla piazza Venezia, nel quale l'Eccellenza Sua ha saputo cumulare con gusto squisito, ed eleganza rara, sculture sublimi, e pitture, e musaici, e marmi scelti, e preziosi, anche nei pavimenti; in guisa che desso nella gran Roma primeggia fresco, e brillante con tutte le più vistose Gallerie. Il Palazzo già dei Re di Inghilterra, opera classica di Bramante Lazzeri, dalla di lui generosa sollecita intelligenza richiamato ormai a nuova vita ancor più illustre della primiera, ridondando gente più distinta al Borgo Nuovo, ne accrescerà la fama al restauratore; e argine alla opinione, che volgarmente si nutre, d'insalubrità nel circondario." Fonte: Miscellania filologica dell'Avvocato Carlo Fea commissario delle antichità
in Roma 1820 presso Bourlier - Al Sig. Agostino Chiaveri pag. V e VI
^Atto di morte n. 1113 Comune di Roma
Torlonia Giovanna
L'anno milleottocentosettantacinque addì ventiquattro di novembre [24.11.1875] a ore antimeridiane otto e minuti quindici nella Casa comunale.
Avanti di me Luigi Cavalier Avvocato Alibrandi, Consigliere municipale, Delegato dal Sindaco li tre luglio anno corrente Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Roma con atto debitamente approvato sono comparsi:
Visconti Eugenio di anni [45] quarantacinque, possidente, domiciliato in Roma e
Barzotti Celestino di anni [37] trentasette, impiegato, domiciliato in Roma
I quali mi hanno dichiarato che a ore pomeridiane [20,00] otto e minuti ----- del di ventidue corrente
[22.11.1875] nella casa posta in Salita di Sant’Onofrio al numero Conservatorio Torlonia è morta: Torlonia Giovanna Di anni [20] venti, Possidente, residente in Roma nata in Roma da Alessandro, possidente, domiciliato in Roma e dalla fu Colonna Teresa domiciliata in------, Nubile,-------------.
A quest'atto sono stati presenti quali testimoni Gorirossi Francesco di anni [35] trentacinque impiegato e Polzoni Mariano di anni [27] ventisette impiegato, ambi residenti in questo Comune.
Letto il presente atto a tutti gli intervenuti, l'hanno essi meco firmato.
La morte fu accertata dal Necroscoforo [?] Municipale.
^Previsto dalle norme del diritto nobiliare dello Stato della Chiesa che (come tutte le norme di diritto nobiliare degli stati pre-unitari) allora si applicavano nel Regno d'Italia: don Giulio Borghese assunse per sé e i discendenti il cognome e i diritti dinastici della casa Torlonia.