La villa fu fatta edificare all'angolo tra le vie Magenta e Silvio Pellico, a poca distanza dal centro storico cittadino e adiacente all'azienda Comerio Ercole (che sorgeva nell'area oggi occupata dal parco Comerio). Rimase di proprietà della famiglia Comerio fino al 1977, quando fu acquistata dal Comune di Busto Arsizio. È oggi sede della scuola dell’infanzia “Bianca Garavaglia”[1].
Architettura
L'edificio, circondato da un ampio giardino, presenta uno schema planimetrico molto compatto: un volume a pianta quadrata da cui sporgono le parti centrali dei prospetti a sud, est e ovest, dove si aprono gli ingressi della villa. L'ingresso meridionale, collegato a quello settentrionale mediante un ampio corridoio centrale a servizio delle scale del piano rialzato, è enfatizzato da un loggiato la cui copertura funge da balcone per il salone del primo piano. Lo scalone presenta una decorazione dettagliatamente curata, con il soffitto impreziosito da motivi geometrico-floreali. Le pedate sono ricoperte con lastre di pietra rosa decorate sullo spigolo inferiore con un elegante motivo a denti di sega, motivo che, seppur con forme squadrate, si ritrova nelle ghiere sovrastanti le aperture dei corpi sporgenti al piano terra. Questi dettagli richiamano quelli della Villa Ottolini-Tovaglieri, anch'essa opera del Balbi[1].
Le finestre hanno tutte la medesima sagoma, ma presentano altezze diverse a seconda del piano, così come diversi sono i materiali utilizzati per i conci all'imposta e alla chiave degli archi a tutto sesto: pietra bianca per le finestre del primo piano e pietra grigia per quelle del piano rialzato. Altra caratteristica delle finestre è la ghiera affrescata che contorna gli archi, con quelle del piano superiore alte il doppio rispetto a quelle del piano inferiore[1].
Altri giochi di colori si ritrovano sul resto delle quattro facciate. Sono ben visibili tre fasce cromatiche ben distinte: un basamento in ardesia, più alto andando verso gli angoli, sovrastato da un'alta fascia centrale di mattoni a vista (come quelli della Villa Ottolini-Tosi, altra opera del Balbi) sopra la quale si trova una fascia di muro rifinito a intonaco affrescato con lievi motivi geometrici[1].