L'Uccello del Paradiso (in latino Apus, abbreviato in Aps) è una debole costellazione vicina al polo sud celeste. Viene ufficialmente menzionata per la prima volta nell'Uranometria di Johann Bayer, ma si ipotizza che fosse in uso già in precedenza presso i marinai.
Si tratta di una piccola costellazione relativamente poco luminosa, situata sul bordo della parte più meridionale della Via Lattea del sud; le sue stelle principali risaltano soprattutto perché sono relativamente isolate e vicine fra loro rispetto alle stelle luminose vicine. La sua visibilità è limitata alle regioni dell'emisfero australe terrestre, più una ristretta fascia poco a nord dell'equatore.
L'Uccello del Paradiso è una delle dodici costellazioni create da Petrus Plancius in seguito alle osservazioni compiute da Pieter Dirkszoon Keyser e Frederick de Houtman e fece la sua prima comparsa in un globo celeste di 35 cm di diametro realizzato nel 1597 (o 1598) ad Amsterdam da Plancius e Jodocus Hondius. Plancius chiamò la costellazione Paradysvogel Apis Indica; il primo termine significa «uccello del paradiso» in olandese, ma le altre due parole, latine, significano «ape indiana»; «apis» («ape» in latino) è probabilmente una svista per «avis» o «uccello».[1] Questa confusione sembra aver portato ad un cambio di nome per due costellazioni: «Avis Indica», trasformato in «Apus», e «Apis», l'ape, divenuta in seguito «Musca», la mosca.
La costellazione, sia per le piccole dimensioni che per l'assenza di campi stellari notevoli, contiene pochissime stelle doppie alla portata di piccoli strumenti.
L'unica coppia di rilievo è la δ Apodis, risolvibile anche con un binocolo; le due componenti, di magnitudine apparente pari a 4,7 e 5,3, sono due giganti rosse situate a distanze piuttosto differenti dal sistema solare: 760 e 660 anni luce rispettivamente. Si tratta dunque di una doppia ottica, piuttosto che di un reale sistema binario.
Le stelle variabili alla portata di piccoli strumenti si presentano in numero maggiore rispetto alle doppie.
La più brillante è la δ1 Apodis, una delle componenti della coppia più brillante della costellazione; si tratta di una variabile irregolare che oscilla di due decimi di magnitudine.
Fra le Mireidi spicca la VZ Apodis, che transita fra la settima e la quindicesima magnitudine in 385 giorni; un'altra Mireide è la T Apodis, che quando è al massimo possiede una magnitudine di 8,41. Il suo ciclo è di 261 giorni.
Interessante notare che la stella R Apodis, nonostante riporti la nomenclatura delle stelle variabili, non è in realtà una stella variabile.
Gli oggetti non stellari scarseggiano, anche a causa delle ridotte dimensioni della costellazione; le polveri della Via Lattea non oscurano il profondo cielo, ma le galassie qui presenti sono tutte molto deboli e remote.
L'unico oggetto di rilievo, situato verso il confine settentrionale della costellazione, è NGC 6101, un ammasso globulare poco concentrato e distante quasi 50.000 anni luce.
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