I topografi seicenteschi individuavano nelle mappe con questo nome quella parte Nord-Ovest dell'Appennino che includeva le vallate del Ceno e del Taro.[1]
La famiglia piacentina Landi resse questi territori dal 1257 al 1682: nel 1551 l'imperatore Carlo V li annoverò tra i feudi imperiali mediati e gli statuti del 1599 li definirono formalmente "Stato dei feudi imperiali Landi".[2]
Andrea III Doria Landi, erede della principessa Maria Polissena, ultima della stirpe, cedette, nel 1682, i principati al duca di Parma e PiacenzaRanuccio II Farnese in cambio di 124.714 ducatoni[3].
Le prime terre che poi costituiranno il nucleo originario dello Stato Landi appartenevano alla diocesi di Piacenza: se ne impadronirono i Pallavicino nel 1251. Sei anni più tardi, il 19 marzo, il ghibellinoUbertino Landi (discendente da Simone, vivente nel 1207) prese possesso del feudo che, assai ampliato, fu governato dai suoi eredi per 425 anni. Nel 1312 l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo lo investì di Borgotaro, Bardi e Compiano.[5]
Il Landi restaurò e fortificò i castelli di Bardi e di Compiano eleggendoli residenze della stirpe: alle due rocche verrà assegnata, in seguito, una destinazione non più solo militare, ma gentilizia. Un altro maniero, abitato da un ulteriore ramo della famiglia fu quello di Rivalta, ancora oggi sontuoso e abitato.[6]
L'ampia estensione territoriale includeva anche i castelli di Golaso, Varsi, Fornovo e Castelcorniglio della famiglia comitale dei Rugarli poi infeudata anche a Compiano dall'imperatore Rodolfo II.
Il sovrano asburgico accordò pure la facolta di coniare moneta e, nel periodo 1590-1630, le zecche di Bardi e di Compiano svolsero un'intensa attività sotto il governo di Federico.[8] Questi riuscì ad opporsi ai propositi espansionistici dei Farneseduchi di Parma, abbellì la fortezza di Bardi e curò gli interessi dei sudditi e dello Stato: il re spagnolo Filippo III lo nominò cavaliere del Toson d'oro, una delle più ambite onorificenze dell'epoca.[9] Non avendo avuto eredi maschi dalla moglie Placidia Spinola, nel 1627, l'imperatore Ferdinando II d'Asburgo diede l'autorizzazione alla successione della figlia Maria Polissena. Costei, ultima della stirpe, sposò Giovanni Andrea II Doria, principe di Melfi, marchese di Torriglia e conte di Loano. La principessa contribuì ad impreziosire il castello, soprattutto con la realizzazione di una ricca biblioteca: morì il 26 febbraio 1679 a Genova, ma fu sepolta, secondo la sua volontà, nella cripta dei Doria del convento di Monte Carmelo a Loano.[10]
Il successore Andrea III Doria Landi vendette, nel 1682, lo Stato Landi ai Farnese, per cui esso seguirà il destino del ducato di Parma e Piacenza, caratterizzato da una decadenza artistica e sociale.[11]
Luigi Pigorini, Memorie storico-numismatiche di Borgotaro, Bardi e Compiano, Parma, Grazioli, 1863.
Giovanni Pongini, Storia di Bardi e della Valceno, Parma, Palatina, 1975.
Alessandra Cremonesi, Bardi e i Landi, Bardi, Centro Studi Val Ceno, 1980.
Antonio Samorè, Lo Stato Landi, Città del Vaticano, Archivio Vaticano, 1983.
Piero Rizzi Bianchi, "Eccellentissimo Principe". Documenti storici dello Stato Landi (1578-1630) nell'Archivio Cantù di Compiano. Saggio storico, saggio archivistico e lettura critica di cento pezzi documentari, Compiano, A. Faganello & Amministrazione Comunale, 1999.
Marco Horak, Gli Stati indipendenti nel Ducato all'epoca di Pier Luigi Farnese: Stato Landi e Stato Pallavicino, in "La congiura Farnesiana dopo 460 anni, una rivolta contro lo Stato nuovo", Piacenza, 2008.
Riccardo De Rosa, Lo Stato Landi (1257-1682), Piacenza, TIP.LE.CO., 2009.
Riccardo De Rosa, Un principe, uno stato: vita di Federico Landi, Bardi, Centro Studi Val Ceno, 2015.