vicepresidente della VIII commissione istruzione e belle arti (22 maggio 1980 - 15 luglio 1981)
vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sella loggia massonica P2 (9 dicembre 1981 - 11 luglio 1983)
segretario della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa 9 agosto 1979 - 11 luglio 1983
componente della giunta per il regolamento (20 novembre 1979 - 11 luglio 1983)
componente della I commissione affari costituzionali (5 aprile 1980 - 11 luglio 1983)
componente della VIII commissione istruzione e belle arti (11 luglio 1979 - 15 luglio 1981, 28 giugno 1981 - 18 gennaio 1982)
componente della commissione d'indagine, richiesta dal deputato Francesco Antonio De Cataldo, a norma dell'art. 58 del regolamento (13 gennaio 1983 - 23 febbraio 1983)
IX
vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 (12 agosto 1983 - 1º luglio 1987)
segretario della commissione parlamentare per le riforme istituzionali (30 novembre 1983 - 29 gennaio 1985)
componente della I commissione affari costituzionali (12 luglio 1983 - 1º luglio 1987)
componente della commissione parlamentare per le riforme istituzionali (24 novembre 1983 - 29 gennaio 1985)
X
segretario del comitato parlamentare di controllo per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di stato (8 maggio 1991 - 22 aprile 1992)
componente della II commissione giustizia (4 agosto 1987 - 27 novembre 1991)
componente della III commissione esteri (9 maggio 1991 - 22 aprile 1992)
componente della XI commissione lavoro (27 novembre 1991 - 22 aprile 1992)
componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari (13 luglio 1988 - 6 maggio 1991)
componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulla mancata individuazione dei responsabili delle stragi (13 luglio 1988 - 9 maggio 1991)
componente della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa (22 ottobre 1987 - 18 gennaio 1989)
Esponente di primo piano del Partito Socialista Italiano, è figlio del primo sindaco socialista di Giarre Biagio Andò. È stato consigliere comunale dal 1970 al 1991, prima a Giarre e poi a Catania. Eletto alla Camera per la prima volta nel 1979, è stato deputato per quattro legislature. È stato vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. È stato presidente del gruppo parlamentare del PSI dall'aprile al giugno 1992, già membro della direzione e della segreteria nazionale del partito.[1]
In merito alla strage di via D'Amelio, in cui rimasero uccisi Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, Andò ha dichiarato di aver incontrato il giudice Borsellino poche settimane prima della sua uccisione, informandolo di un rapporto investigativo che parlava di un potenziale pericolo per entrambi. A tal proposito l'ex Ministro ha dichiarato: «Ebbi l'impressione che Borsellino non sapesse nulla della circostanza e che nessuno gliene avesse fatto cenno».[3]
Nella seconda repubblica
Dopo lo scioglimento del Partito Socialista Italiano è rimasto nell'area socialista, promuovendo la nascita (1998) dei Liberalsocialisti, movimento poi confluito (2003) nei Socialisti Democratici Italiani, divenendo presidente della commissione per il programma dello SDI e componente della Direzione della Rosa nel Pugno.[4] Nel 2008 ha presieduto la commissione per l'elaborazione del programma del candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Anna Finocchiaro.[5]
Nel gennaio 2013Nello Dipasquale decide di lasciare il gruppo parlamentare del Movimento Territorio, aderendo al gruppo della Lista Crocetta. Poiché il Dipasquale è depositario del nome e del simbolo del movimento, i militanti e i parlamentari vicini a Salvo Andò, insieme ad altri parlamentari facenti riferimento all'ex ministro Salvatore Cardinale, fondano un nuovo movimento e un nuovo gruppo parlamentare: i Democratici e Riformisti per la Sicilia.[7]
Nel 2013 Salvo Andò ha partecipato alle elezioni amministrative della città di Giarre in qualità di candidato sindaco alla guida di una coalizione civica denominata "Per un'altra Giarre"[8]. Al primo turno ottiene il 27.63% dei consensi; al ballottaggio non risulta eletto in luogo del candidato di centrodestra Roberto Bonaccorsi[9].
Nel 2014 viene eletto Presidente nazionale di Laboratorio Democratico succedendo a Gianni Pittella[10].
È stato fondatore ed è presidente della Fondazione "Nuovo Mezzogiorno".[11] È presidente dell'Osservatorio Internazionale Sui Diritti Umani Nei Paesi Del Mediterraneo.[12]
Procedimenti giudiziari
Nel contesto del periodo di Mani pulite degli anni novanta, fu arrestato e poi messo agli arresti domiciliari, con l'accusa di voto di scambio con il clan mafioso «Santapaola». Successivamente è stato processato dal tribunale di Catania: il procedimento, durato 7 anni, è terminato il 6 giugno 2000 con l'assoluzione. Il pubblico ministero nella sua requisitoria aveva definito non provato il fatto del voto di scambio "utilizzando la forza di intimidazione". La sentenza ha poi demolito punto per punto analiticamente la originaria tesi accusatoria, fondata sulla base delle affermazioni fatte dai pentiti; in quella sede è emerso che Andò era stato vittima di una aggressione costruita a tavolino basata su dichiarazioni false concordate dai pentiti. L'avvocato Sandro Attanasio allora dichiarò che si era trattato di un vero e proprio trappolone politico, organizzato da un movimento politico da sempre ostile al leader socialista.[13]
Nella sentenza di assoluzione si può leggere inoltre che «il quadro accusatorio risulta infatti contrastato e smentito dalle dichiarazioni rese da numerosi ed autorevoli testi sentiti su richiesta della difesa dell'Andò (tra i quali gli onorevoli Fernanda Contri e Giuseppe Ayala), che hanno fornito un quadro preciso e puntuale dell'attività politica svolta da Salvo Andò ed hanno descritto un impegno costante dello stesso nel perseguire forme di lotta alla criminalità organizzata in evidente contrasto con la contestata tesi accusatoria, impegno testimoniato non soltanto dalla pubblicazione di numerosi scritti contro la struttura e la mentalità mafiosa, ma altresì dall'operazione dei cosiddetti Vespri siciliani, espressione concreta dell'intervento della struttura statale a salvaguardia della sicurezza e della legalità in Sicilia».[14]
Inoltre, è stato rinviato a giudizio per una vicenda di tangenti relative alla costruzione del Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Per questo procedimento il 5 dicembre 1995 Andò fu condannato insieme all'ex presidente della Regione siciliana Rino Nicolosi e all'ex leader andreottiano Nino Drago; il 30 settembre 1999 la sentenza fu annullata con rinvio dalla Corte di cassazione[15]. Nel corso del secondo appello è intervenuta la prescrizione, grazie anche alle attenuanti generiche. Nel 2004 la Cassazione conferma la prescrizione affermando tuttavia che i fatti oggetto del processo sono stati provati[16].
Docente universitario
Dal 1972 al 1974 è stato professore incaricato di Diritto degli Enti Locali, presso la SPISA, Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna; dal 1974 al 1975 è stato professore incaricato di Diritto pubblico americano presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1975 al 1977 è stato professore incaricato di Diritto costituzionale italiano e comparato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1977 al 1980 è stato professore incaricato di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1980 al 2002 è stato professore associato di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1994 al 2007 è stato Visiting Professor presso la Facoltà di Legge dell'Università di Malta, ove ha tenuto il corso ufficiale di Comparative Constitutional Law.
Nel luglio del 2010 Andò, nel suo ruolo di rettore, entra in disaccordo con il consiglio di amministrazione dell'Università Kore di Enna a causa di una firma in un accordo che prevedeva che la Kore diventasse punto di riferimento di una rete di scuole universitarie a Siracusa e Ragusa, potenziando così il quarto polo universitario siciliano. L'accordo prevedeva anche la statalizzazione della Kore da concretizzarsi nel lungo periodo. Il consiglio di amministrazione della Kore di Enna ne smentisce la firma in quanto non appartiene al rettore il potere legale di firma ma al presidente della Fondazione Kore[20][21]. Il 17 dicembre 2011 l'Università Kore di Enna ha votato a maggioranza contro la proroga di mandato di Andò a rettore, nominando sei giorni dopo Giovanni Antonino Puglisi al suo posto.[22]
Opere
Prospettive costituzionali del caso Watergate. Napoli, 1974
Conflitti collettivi ed ordinamento costituzionale. Università di Catania, 1974
Crisi politica e riforma delle istituzioni. Dal caso italiano alla Comunità Europea. Tirrenia-Stampatori, Torino, 1981
Partito dei giudici e giudici di partito. Maggioli Editore, 1989
La droga illecita. Sugarco, 1991
Regionalismo e federalismo, due modelli a confronto. Il Ponte, 1993
Il declino della neutralità nell'attuale fase del costituzionalismo europeo. Il caso di Malta. Cedam, 2002
Human Rights what Future. Università di Malta, 2005
^La scelta è stata contestata dal giornalista Marco Travaglio: Marco Travaglio, Andò e tornò, su espresso.repubblica.it, l'Espresso, 29 febbraio 2008. URL consultato il 19 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2010).
^Fonte: Centro Impastato Copia archiviata, su centroimpastato.it. URL consultato il 20 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). e Copia archiviata, su centroimpastato.it. URL consultato il 20 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).