Nel 1882 Renoir si recò in Italia, sulle orme dell'amato Ingres (che pure viaggiò nel Bel Paese con l'intento di studiare l'arte antica e i maestri rinascimentali). Il suo fu un viaggio molto fruttuoso e lungo, e quando giunse a Palermo seppe all'improvviso che nella stessa città stava risiedendo, proprio in quel momento, il celebre compositore tedesco Richard Wagner. Renoir, nonostante il suo mestiere da pittore, si interessava alla musica con grande sensibilità e perciò premette per incontrare il maestro e ritrarlo: dopo due tentativi fallimentari, l'artista riuscì alla fine a incontrare il maestro, proprio il giorno dopo che aveva portato a termine il Parsifal.[1]
Renoir ebbe così modo di incontrare Wagner. La seduta di posa per il suo ritratto, tuttavia, fu molto sbrigativa - durò appena trentacinque minuti - e lo stesso Wagner non era pienamente convinto dei risultati, e trattò il pittore in modo assolutamente scostante e precipitoso. A testimoniarci l'accoglienza non caldissima che ricevette il Ritratto di Richard Wagner è lo stesso Renoir, che il 15 gennaio 1882 indirizzò una lettera ad un amico scrivendovi:
«È stato molto allegro ma molto teso [...]. Per farla breve, io ho, credo, impiegato bene il mio tempo, 35 minuti che in fondo non sono un gran che, ma se io mi fossi fermato prima, sarebbe stato meglio. Il mio modello, infatti, stava perdendo un po' della sua spontaneità e diventava impacciato. Da parte mia, ho raffigurato scrupolosamente queste cambiamenti. [...] Alla fine Wagner ha chiesto di vedere il ritratto e, esclamando, ha detto di assomigliare ad un prete protestante, il che è vero. In fin dei conti, ero molto felice di non aver del tutto fallito: conservo un piccolo ricordo di questo straordinario genio»
Se Wagner apprezzò poco l'omaggio di Renoir, lo stesso non si può dire per il critico d'arte Julius Meier-Graefe, prodigo di plausi per questo Ritratto:
«È un documento notevole. Esso ci svela alcuni lati di Wagner con una psicologia sorprendente, quasi spietata. Non siamo in grado di stabilire fino a che punto il pittore ne fosse consapevole: in ogni caso, il quadro ci fa chiaramente capire quanto l'artista si sentisse libero di fronte all'oggetto della sua ammirazione»
^abRitratto di Richard Wagner, su musee-orsay.fr, Parigi, Museo d'Orsay. URL consultato il 25 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2017).