La città di Quedlinburg esiste almeno dagli inizi del X secolo, quando viene nominato un insediamento conosciuto col nome di Gross Orden sulla riva orientale del fiume Bode. Il suo nome viene scritto per la prima volta nel 922 come parte di una donazione da parte di Enrico I l'Uccellatore, e conservato nell'abbazia di Corvey. Secondo Tietmaro di Merseburgo, la città fu costruita dalle fondamenta da Enrico, il quale vi fu sepolto alla sua morte, avvenuta il 2 luglio 936.[2] Dopo la morte di Enrico, il 30 luglio, la vedova Matilde, che diverrà poi santa, vi istituì un convento femminile,[3] dove venivano educate le figlie della migliore nobiltà.[4] Scopo principale del convento era quello di pregare per l'anima di Enrico I e dei sovrani che sono venuti dopo di lui. La prima badessa del convento fu Matilde, nipote di Enrico e della stessa Santa Matilde.[4]
Il complesso di Quedlinburg, fondato da Enrico I ed ampliato da Ottone I il Grande, fu un palatinato imperiale degli imperatori di Sassonia. Nella valle si trovava il palatinato con un monastero maschile, nel luogo in cui oggi vi è la chiesa cattolica di St. Wiperti, mentre sulla collina vi era il convento femminile. Il monastero maschile venne fondato nel 961 ed abbandonato nel corso del XVI secolo; la chiesa del monastero, che ospita una notevole cripta del X secolo, venne addirittura usata come fienile e porcilaia, prima di essere completamente restaurata a metà del XX secolo.
Nel 994Ottone III dà alla città il diritto di tenere mercato, di riscuotere le tasse di coniare moneta; il primo luogo dove si tenne mercato venne stabilito a nord della collina su cui sorgeva il convento femminile. Per molti secoli ci fu una certa rivalità fra il convento femminile e la crescente città di Quedlinburg, dovuta soprattutto al tentativo di egemonizzare il territorio circostante; questa rivalità durò fino a che il convento non venne abbandonato, nel 1802 in seguito alla secolarizzazione dei principati ecclesiastici del Sacro Romano Impero; dal XVI secolo le "principesse-badesse" diventeranno luterane continuando ad essere a capo di un capitolo di nobildonne tenute alla castità salvo la possibilità di uscire dal convento e sposarsi (l'ultima principessa-badessa fu Sofia Albertina di Svezia (figlia di re Adolfo Federico di Svezia e Luisa Ulrica di Prussia).
Nel 1926, una devastante inondazione del Bode distrusse tutti i ponti e paralizzò le infrastrutture. Le successive inondazioni hanno più volte ostacolato i lavori di ricostruzione.[5]
Durante il regime nazista, la memoria di Enrico I l'Uccellatore divenne quasi un culto, poiché Heinrich Himmler vedeva se stesso come la reincarnazione del "più tedesco fra i regnanti tedeschi". La chiesa di Quedlinburg ed il castello divennero una specie di santuario per la Germania nazista. Negli anni ottanta vennero chiamati specialisti polacchi per restaurare le antiche architetture della città.
Monumenti e luoghi d'interesse
Nel centro storico di Quedlinburg, dominato dall'abbazia di Quedlinburg, si possono vedere edifici appartenenti ad almeno 5 secoli di storia, compresa una costruzione del 1347, una delle case più antiche di tutta la Germania, la cosiddetta Ständerbau.
Nella grande piazza centrale del mercato, la Marktplatz, si affaccia il municipio in stile gotico del XIV secolo. La costruzione in pietra è caratterizzata dalla statua di Rolando del 1460 sull'angolo sinistro. Inoltre la facciata del palazzo è coperta da piante rampicanti, le cui foglie cambiano colore a seconda delle stagioni. Più in periferia vi sono numerosi edifici appartenenti all'Art Nouveau, per la maggior parte costruiti agli inizi del XX secolo.
Nel quartiere di Neustadt si trova la Chiesa di San Nicola, risalente all'inizio del XIII secolo.
^Tietmaro di Merseburgo, Chronicon, I, 18: «[Heinricus] sexta Non. lulii Miminlevo moritur, et in Quidilingaburch, quam ipse a fundamento construxit, sepultus».
^Tietmaro di Merseburgo, Chronicon, I, 21: «Congregationem sanctimonialium in die tricesima in supra memorata urbe [Mahtildis] statuit».
^Das Bode-Hochwasser Silvester 1925 in Quedlinburg: Festschrift zur Einweihung der Bahnhofsbrücke am 27. November 1926. Hrsg. v. Magistrat der Stadt Quedlinburg 1926.