Il populismo di destra, chiamato anche populismo nazionale, è un'ideologia politica che combina la politica di destra con la retorica e i temi populisti. La retorica consiste spesso in sentimenti anti-elitista e anti-intellettuali, opposizione alla classe dirigente e parlare alla "gente comune". Sia il populismo di destra che il populismo di sinistra si oppongono al controllo percepito delle democrazie liberali da parte delle élite; tuttavia, mentre il populismo di sinistra si oppone al potere delle grandi corporazioni e dei loro alleati, il populismo di destra normalmente sostiene forti controlli sull'immigrazione.[1][2]
Mescola alcuni elementi del laissez-faire e del liberismo ("meno tasse") con altri elementi della Nuova Destra, il rifiuto dell'uguaglianza sociale e dell'egualitarismo (e quindi di progetti politici finalizzati al suo raggiungimento), la critica del multiculturalismo[17] e il contrasto all'immigrazione[18]. La tendenza populista è la battaglia per gli interessi popolari, dai richiami all'antipolitica (che diventa lo strumento principale di coinvolgimento del popolo e quindi di acquisizione del consenso), e dagli appelli all'uomo comune in contrasto con le istituzioni, con le élite, e con l'establishment.[17][19]
Lo sviluppo dei nuovi populismi si situa all’interno della crisi delle culture progressiste. Anziché cercare di migliorare le proprie condizioni di vita, gli individui sarebbero spinti a cercare qualcuno a cui far pagare il proprio malessere: è in questo percorso che emergono gli agenti politici dell’intolleranza – da Le Pen a Haider, dai postfascisti italiani a Sarkozy, per citare alcuni casi – che indicano gli obiettivi verso cui si indirizzerebbe l’odio sociale.[23]
Al contempo, "la collera contro le élite culturali” prenderebbe la forma di una collera contro il femminismo, contro il movimento dei diritti civili, contro la tolleranza religiosa e il multiculturalismo.[24]
Tipologie
Pur essendo caratterizzato dalle tendenze sopra esposte, il populismo di destra non è in realtà un monolite unico, e anzi si registrano alcune differenze tra i vari movimenti, dovute alla diversa storia e cultura politica che li hanno generati;[19] mentre alcuni di questi partiti nascono da movimenti neofascisti o comunque di estrema destra, altri sono sorti invece grazie a scissioni da partiti conservatori o liberali.[25]
Altri politologi come Hans-Georg Betz hanno invece individuato due tipi di populismo di destra: il populismo "neo-liberale"-libertario e il populismo autoritario o "nazional-populismo" dall'altro.[27]
A partire dagli anni novanta partiti populisti di destra si sono affermati in diversi stati europei, come per esempio Francia, Italia[28] e Paesi Bassi. Secondo Chantal Mouffe, l'ascesa del populismo di destra è stata spesso una conseguenza dell'affievolimento delle differenze tra i partiti tradizionali di destra e sinistra, dovuto a uno schiacciamento di questi verso il centro, e alla capacità di questi nuovi movimenti di saper dare espressione a esigenze non più rappresentate dai partiti esistenti.[29]
Partiti
Diversi partiti vengono comunemente classificati all'interno del populismo di destra:
^"Da qualche anno la paura dei migranti, insieme alla crisi economica, spingono settori sempre più ampi di ceti popolari verso movimenti di destra populista. I migranti sono diventati il primo argomento con cui le destre fanno politica (in Europa ma anche negli Usa). Tutte le analisi mostrano che la diffusione di sentimenti anti immigrati nelle popolazioni, più che essere legata a dati oggettivi come il peso degli stranieri e il tasso di disoccupazione, è legata alla cattiva organizzazione dell’accoglienza e ai movimenti populisti che politicizzano il tema": Nicola Cacace, Il mare e il bicchier d’acqua, Mondoperaio, n. 1/2017, p. 65.
^Leonardo Paggi, Gramsci, la mondializzazione e il pensiero della differenza, Milano : Franco Angeli, 2017, Democrazia e diritto : LIV, 2, p. 44: "il populismo è certo il segno di una vitalità democratica della società europea, in primo luogo per il fatto che si presenta ovunque come una spontanea insorgenza dal basso. Direi che è proprio questa spontaneità, più che il suo nazionalismo e il protezionismo tendenziali, ciò che lo rende così odioso alla classe politica di Maastricht. E tuttavia la legittimazione teorica del populismo come nuova forma di governo della sinistra che ha suggerito Ernesto Laclau con la nozione di “significante vuoto” mi sembra smentita dai fatti. Il populismo è destinato a fallire perché congenitamente subalterno, ossia perché strutturalmente incapace di trasformare la protesta sociale in proposta di governo".
^Guido Caldiron, Se il populismo si globalizza, Confronti : mensile di fede, politica, vita quotidiana. Anno XXXV, numero 11 novembre 2008, p. 24, (Roma : Com Nuovi Tempi, 2008).
^Francesco Saverio Trincia, Franck Lessay, Berlusconi, la Ligue du Nord, l'Église et la souveraineté populaire, Cités, No. 49, Le populisme, contre les peuples? (2012), pp. 149-159.
^(EN) Parties and elections - Souht Tirol, su parties-and-elections.eu. URL consultato l'11 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2020).
^(EN) Howard Fineman, Party Time, su thedailybeast.com, Newsweek, 6 aprile 2010. URL consultato l'11 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2012).
Nicola Genga, Il Front national da Jean-Marie a Marine Le Pen. La destra nazional-populista in Francia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2015, ISBN 978-8-84984-330-9
M. Caiani e L. Parenti, Web nero. Organizzazioni di estrema destra e Internet, Bologna, Il Mulino, 2013 (ed. digit.: 2013, doi: 10.978.8815/314260)
Mauro Mazza, I partiti antisistema nei Paesi nordici, tra populismo e destra radicale, in "Diritto pubblico comparato ed europeo", 3/2015, pp. 695-712, DOI: 10.17394/81898