Dopo la presa di Roma la sanità militare trovò spazio nei diversi ospedali papalini fino alla confisca ed esproprio il 1º maggio 1873 dell'ospedale del convento di Sant'Antonio Abate all'Esquilino, che divenne quindi la prima struttura ospedaliera militare di Roma come capitale del Regno d'Italia col nome di Ospedale divisionario.[1]
Nel 1880 fu emanato un decreto di convenzione per la realizzazione di due ospedali militari a Roma: uno principale, con una capacità di circa 1000 letti, ed uno ausiliario, con una capacità di 500 letti, ma questa soluzione fu rivista con la promulgazione della legge di approvazione della convenzione nel 1881, che previde la realizzazione di un unico ospedale, con capienza di circa 1000 letti. Ancora prima di concordare l'effettivo posizionamento dell'ospedale, fu realizzato un progetto di massima del nosocomio, con una capacità prevista di 700 pazienti.
Nel maggio 1882 fu affidato ad un'apposita commissione presieduta dal generale Giuseppe Garneri il compito di valutare la localizzazione del nuovo ospedale sul colle Celio; la commissione diede parere favorevole in appena un mese e fu quindi realizzato il progetto definitivo, redatto da un gruppo di architetti coordinato dal colonnello del GenioLuigi Durand de la Penne. I lavori iniziarono il 15 luglio 1885 sull'area delle ville Casali e Fonseca, appositamente espropriate e si conclusero nel 1891.[1][2][3] Durante gli scavi per la costruzione furono ritrovate un gruppo di ricche dimore romane, tra le quali quella dei Symmachi[4][5], e i resti della Basilica Ilariana[6]. I padiglioni dell'ospedale furono ultimati il 20 maggio 1891 e il primo direttore fu il tenente colonnello medico Ettore Ricciardi, che dispose la conseguente chiusura dell'ospedale militare dell'Esquilino.[1]
Dal 1982 interviene anche nelle missioni militari italiane all'estero, prestando assistenza in molti teatri operativi cui partecipano militari italiani. Dalla fine degli anni '80 ha assunto la denominazione di "Policlinico militare" di Roma.
L'ospedale rimase noto come Ospedale militare "Principale" di Roma, nome che mantenne fino al 1991, anno in cui assunse la denominazione di Policlinico militare "Celio".[7]
Il 21 aprile 2013, in occasione delle celebrazioni del 2.766° Natale di Roma, è stata conferita al Policlinico militare "Celio" la cittadinanza onoraria di Roma.[8]
Compiti
Assicura la gestione delle emergenze/urgenze medico-chirurgiche, a prevalente connotazione poli-traumatologica.
Il ricovero o le visite specialistiche presso il policlinico sono riservate di norma alle forze armate italiane e ai parenti dei militari aventi diritto al Servizio sanitario militare, ma anche a quelli del SSN, previa autorizzazione della Direzione del policlinico militare.
Al policlinico vengono ricoverati anche i militari italiani feriti in missioni all'estero.
All'estero attualmente assicura supporto logistico sanitario in Afghanistan, Libano e Kosovo[9].
Fornisce infine anche consulenza tecnica medico-legale alla pubblica amministrazione.
Organizzazione
È suddiviso in 13 dipartimenti, una Direzione, Amministrazione, Farmacia, Servizio Day Hospital e un Nucleo Carabinieri Celio[10]. Il direttore dal giugno 2024 è il Maggior Generale Vincenzo Campagna.
^ Fabrizio De Cesaris (a cura di), Costruzioni dei secoli XIX-XX in Italia centrale, Palombi Editori (Diano Libri), pp. 32-42, ISBN978-88-6060-785-0.
^ A.M. Colini e C. Cecchelli, Celio, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1931. URL consultato il 25 aprile 2016.
^Per la villa, la famiglia e la collezione di antichità si veda Rita Santolini Giordani, Antichità Casali: la collezione di Villa Casali a Roma, L'Erma di Bretschneider, 1989.