Nato a Firenze il 10 febbraio 1755, figlio primogenito di Giovanni, illustre medico e scienziato, e di Maria Brigida Dandini, mostrò fin da piccolo particolare predisposizione allo studio della medicina e delle scienze naturali. Ricevuti i primi rudimenti dell'educazione nella casa paterna, fu in seguito allievo del Collegio Cicognini di Prato[1] per poi divenire studente dell'Università di Pisa nel 1772[N 1][2] dove, seguendo le orme del padre, si laureò in medicina nel 1776[3].
Tornato a Firenze nel medesimo anno, iniziò il proprio praticantato presso l'Ospedale di Santa Maria Nuova ottenendo di lì a poco anche l'autorizzazione all'esercizio della professione medica[3]. Divenuto allievo di Giovanni Lapi, allora lettore di botanica presso lo Studio Fiorentino e la scuola di farmacia del già citato ospedale, Ottaviano cominciò ad occuparsi dell'orto sperimentale del nosocomio fiorentino, potendo così concentrare il proprio ingegno anche nello studio delle scienze naturali, con particolare riguardo per la botanica[1].
Quegli anni d'intenso studio, che sotto la guida paterna si avvalsero dell'ausilio della fornitissima biblioteca e collezione scientifica familiare, gli consentirono di ampliare le proprie conoscenze nei più svariati settori delle scienze naturali, dalla botanica alla mineralogia, dalla zoologia all'anatomia comparata, senza trascurare il campo proprio di alcune discipline accessorie, come il disegno scientifico, la tassidermia e la meccanica[4].
Gli anni della maturità
Morto il padre nel 1783, trovandosi in difficoltà finanziarie per la mancanza di un incarico lavorativo stabile e allo stesso tempo nella necessità di dover conservare sia l'archivio che la raccolta scientifica familiare, Ottaviano si risolse di scrivere una supplica al GranducaPietro Leopoldo[5], ottenendo di subentrare al defunto genitore negli incarichi di professore di botanica presso lo Studio Fiorentino e di medico fiscale. Ricevuto anche l'incarico di soprintendente dell’Orto di Santa Maria Nuova, ben presto Ottaviano fu chiamato a sostituire il Lapi alla cattedra di botanica presente in questa istituzione, l'unica rimasta attiva a Firenze dopo la chiusura dello Studio[1][6]. Qui ebbe come assistente il medico ferrarese Antonio Campana, con cui instaurò un lungo sodalizio scientifico e di cui sposò la sorella Vittoria, madre dei suoi due figli Antonio, insigne botanico, e Giovanni (1791-1863), funzionario e avvocato[1][7].
Con l'abolizione della cattedra di botanica all'Ospedale di Santa Maria Nuova nel 1793, Ottaviano assunse l'insegnamento della stessa disciplina presso l'orto sperimentale del Reale Museo di fisica e storia naturale, allora diretto da Attilio Zuccagni mentre dal 1802 ricoprì la cattedra di botanica presso l'Ateneo Pisano[8].
Socio dell'Accademia dei Georgofili dal 1783, dal 1799 fu provvisoriamente incaricato di svolgere lezioni di agricoltura presso l'orto agrario appartenente a questa istituzione e nel 1801, fuggito il direttore Andrea Zucchini (1745-1810) a causa dell'invasione napoleonica, ne assunse la direzione ad interim, assumendone poi la titolarità definitiva nel 1807[9].
Fautore dell'integrazione tra gli studi botanici e quelli legati ad altre branche del sapere scientifico, dalla farmacia all’agricoltura, dalla chimica allo sviluppo delle arti e dei mestieri, in questi anni di intenso insegnamento contribuì a formare una folta schiera di giovani e promettenti scienziati come Gaetano Savi, Giuseppe Raddi, Carlo Passerini (1793-1857) e Cosimo Ridolfi[1][10].
Di particolare rilievo fu la pubblicazione nel 1793 delle Istituzioni botaniche[11] opera che, in linea con gli interessi di Ottaviano, mostra un approccio integrato alla materia e che, ottenuto un buon successo di pubblico, ebbe due successive edizioni (1802 e 1813)[12]. Degli anni 1802-1804 sono invece le Lezioni di agricoltura specialmente Toscana[13] che raccolgono il contenuto delle lezioni tenute presso l'orto agrario e nelle quali si tratta in special modo la flora della Toscana[14].
Già nominato nel 1806 direttore dell'orto sperimentale annesso al Museo di storia naturale, nel 1807 fu incaricato anche di tenere lezioni di botanica presso i locali del Museo, da poco trasformati in liceo, e negli anni compresi tra il 1808 e il 1814 collaborò molto intensamente con le autorità francesi per le quali redasse diverse statistiche agrarie[15][16].
Nel 1809 diede alle stampe il Dizionario botanico italiano[N 2][13] (con due successive edizioni nel 1825 e postuma nel 1858), un'opera frutto di lunghi anni di studio e raccolta di dati in cui si elencano i nomi volgari delle piante mettendoli in relazione con i rispettivi vocaboli scientifici in latino[17][18].
Gli ultimi anni
Affermatasi nel 1814 la restaurazione del potere granducale, il Targioni Tozzetti, considerato troppo compromesso con il regime napoleonico, venne sospeso dall'insegnamento e sollevato da tutti i suoi incarichi, per poi essere reintegrato di lì a poco in tutte le sue funzioni grazie all'intervento del suo allievo Gaetano Savi presso il Granduca Ferdinando III[19].
Ripreso l'insegnamento nel 1815, si dedicò nuovamente anche alla cura dell'orto agrario (con l'aiuto del figlio Antonio a partire dal 1821) e al contempo continuò a praticare la professione medica almeno fino al 1826.
Dal 1819 socio dell'Accademia della Crusca, collaborò attivamente con questa istituzione alla stesura di alcune voci di carattere scientifico del Vocabolario e negli ultimi anni della sua vita, grazie al figlio Antonio, entrò in contatto anche con l'ambiente dell'Antologia, rivista fondata nel 1821 da Giovan Pietro Vieusseux, cui collaborarono molti intellettuali del tempo[1].
Personaggio dai molteplici interessi, Ottaviano Targioni Tozzetti fu anche appassionato studioso di mineralogia, come dimostra la corrispondenza intrattenuta con scienziati come Scipione Breislak, William Thomson, James Smithson e il notevole ampliamento della collezione lasciatagli in eredità dal padre[1].
La documentazione relativa ai Targioni Tozzetti (famiglia e in particolare i più noti Giovanni, Ottaviano, Antonio, Adolfo) risulta dispersa tra varie Istituzioni.
Altra documentazione relativa ai Targioni Tozzetti è conservata presso il Museo Galileo di Firenze[N 7].
Tracce dell'attività di Ottaviano Targioni Tozzetti conserva infine l'Archivio storico dell'Accademia dei Georgofili[N 8], ente quest'ultimo di cui lo scienziato fu socio dal 1783.
Sulle cicerchie. Memoria letta nell'adunanza della Accademia dei Georgofili di Firenze il di' 3 agosto 1785. Accresciuta adesso di note e di copiose aggiunte, Firenze, nella stamperia sulla piazza de Pitti : per Luigi Carlieri in via de' Guicciardini, 1793.
Istituzioni botaniche, Firenze, per Luigi Carlieri, 1793.
Lezioni di agricoltura specialmente Toscana, Firenze, Tip. Piatti, 1802-1804.
Istituzioni botaniche, 2ª ed., in Firenze, nella Stamperia Reale : vendesi da Guglielmo Piatti in Vacchereccia, 1802.
Dizionario botanico italiano che comprende i nomi volgari italiani, specialmente toscani, e vernacoli delle piante raccolti da diversi autori, e dalla gente di campagna, col corrispondente latino linneano, in Firenze, presso Guglielmo Piatti, 1809.
Lezioni di materia medica, Firenze, presso Guglielmo Piatti, 1821.
Minerali particolari dell'isola dell'Elba ritrovati e raccolti dal signor Giovanni Ammannati, Firenze, dai torchi di Attilio Tofani, 1825.
(LA) Catalogus vegetabilium marinorum musei sui opus posthumum ad secundam partem Novorum generum plantarum celeberrimi Petri Antonii Micheli, Firenze, Tip. Tofani, 1826.
Delle cognizioni Botaniche di Dante espresse nella Divina Commedia, Firenze, Tipografia all'insegna di Dante, 1828.
Note
Esplicative
^«Giovanetto addimostrò tanta perspicacia nello studio, che il padre comecchè dottissimo in ogni maniera di buone discipline, e principalmente nella medicina, e nella scienza delle cose naturali, pensò di farlo a sé successore anche in queste, e lo mandò all'Università di Pisa, perché colà desse opera allo studio delle medesime.». In Bertoloni 1837, p. I
^«Mancava all'Italia un vocabolario de' nomi volgari delle piante, ed era mestieri raccogliere questi nomi non dai libri, ove per la maggior parte non erano, ma dalle persone stesse, che adoperavano, o distinguevano le piante, e particolarmente dagli abitatori delle campagne. Ed ecco il Targioni tutto intento a raccogliere vocaboli da ogni angolo di Firenze, e del suo territorio, e se questa fosse opera laboriosa, ben sel vede, chi ne considera l'importanza, e l'estensione.». In Bertoloni 1837, pp. IV-V
^«[Ottaviano Targioni Tozzetti] amante della mineralogia e delle altre scienze naturali, si occupò e spese nell'ampliare il museo di mineralogia e di ossa fossili che suo padre aveva fatto col riunire ciò che raccolse nei suoi viaggi per la Toscana, con oggetti che aveva comprati dagli eredi del Micheli, insieme con l'Erbario e manoscritti di questo grande uomo.». In Capponi 1829, p. 176
^«[Ottaviano Targioni Tozzetti] ampliò parimente l'erbario suddetto del Micheli, riunendovi le piante secche del suo padre Giovanni, e quelle da lui stesso raccolte, sistemandolo in modo che potesse essere conservato con tutta la diligenza.». In Capponi 1829, p. 176
Curzio Cipriani, Chiara Nepi, Luisa Poggi, "Opuscoli e schede mineralogiche". Manoscritti e lettere di Ottaviano Targioni Tozzetti. Conoscenze naturalistiche a Firenze tra Sette e Ottocento, Firenze, Leo S. Olschki, 2000, ISBN9788822248695.
Daniele Vergari, La corrispondenza di Ottaviano Targioni Tozzetti, in Nuncius, vol. 17, n. 1, Firenze, Leo S. Olschki, 2002, pp. 91-174.
Daniele Vergari, Ottaviano Targioni Tozzetti tra botanica e insegnamento: il maestro di una generazione di scienziati, in Accademia dei georgofili, Gruppo di ricerche storiche del Museo di storia naturale dell'Università di Firenze (a cura di), I Targioni Tozzetti fra '700 e '900 : catalogo della Mostra, Firenze, [s. n.], 2006, pp. 21-30.
Lucia Bigliazzi, Luciana Bigliazzi, I Targioni Tozzetti e l'Accademia dei Georgofili, in Accademia dei georgofili, Gruppo di ricerche storiche del Museo di storia naturale dell'Università di Firenze (a cura di), I Targioni Tozzetti fra '700 e '900 : catalogo della Mostra, Firenze, [s. n.], 2006, pp. 47-66.
Marta Poggesi, I Targioni Tozzetti e le Accademie, in Accademia dei georgofili, Gruppo di ricerche storiche del Museo di storia naturale dell'Università di Firenze (a cura di), I Targioni Tozzetti fra '700 e '900 : catalogo della Mostra, Firenze, [s. n.], 2006, pp. 81-86.
Curzio Cipriani, Alba Scarpellini, Un contributo alla mineralogia settecentesca : la collezione di Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze, Leo S. Olschki, 2007, ISBN978-88-222-5636-2.
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Daniele Vergari, I Targioni Tozzetti e gli Orti fiorentini: tre generazioni a confronto (PDF), in Paolo Luzzi (a cura di), Atti del convegno “Il Giardino dei semplici tra passato e futuro: 470° dalla fondazione, Museo di Storia Naturale in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili, 30 novembre – 2 dicembre 2015, Notiziario della Società Botanica Italiana, n. 1, Firenze, Società Botanica Italiana, 2017, pp. 21-27. URL consultato il 23 dicembre 2021.