L'imperatore romano Nerone, scrittore e artista, è ricordato anche in alcune opere della cultura di massa ma soprattutto nella tradizione storica popolare dove il nome Nerone coincide con avvenimenti estremamente negativi a lui impropriamente attribuiti.
Contrariamente alla storiografia ufficiale, il popolo della città continuò a tributargli una sorta di spontaneo culto popolare[1] fino al XII secolo, quando papa Pasquale II interruppe la tradizione di portar fiori al mausoleo dei Domizi Enobarbi, ov'era sepolto Nerone, facendolo demolire e costruire al suo posto una cappella che sarebbe poi divenuta Santa Maria del Popolo. Il papa, superstizioso e volendo costruire una nuova chiesa, decise per il luogo dove si trovavano le rovine del mausoleo, tagliò il noce millenario, e, si dice, ritrovò l'urna con le ceneri, che venne distrutta.[2] Nella tradizione popolare romana molti sono i luoghi riferiti e intitolati a Nerone per la semplice presenza di resti antichi.
In particolare un sarcofago monumentale marmoreo lungo la Via Cassia ha dato il nome Tomba di Nerone ad una vasta area circostante. Basta però guardare il lato dell'avello opposto al tracciato stradale per leggere l'epigrafe che lo attribuisce al console Publio Vibio Mariano. I romani del popolo credevano che le ceneri di Nerone, la cui memoria era durata nei secoli come quella di un governante rimpianto, forse buttate nel Tevere, erano state invece traslate in questo sepolcro.[3][4]
Il marchese de Sade e i decadenti lo consideravano un esteta che voleva superare ogni limite umano.[5] Il poeta greco Konstantinos Kavafis scrisse una lirica che narra gli ultimi tempi di Nerone e l'ascesa di Galba, intitolata La scadenza di Nerone. Nerone è noto anche nella cultura popolare e nel cinema: spesso ne vengono accentuati i tratti stravaganti e dispotici. Il più celebre è Quo vadis, interpretato tra gli altri da Peter Ustinov, che ricevette una nomination agli Oscar del 1952 per il ruolo dell'imperatore.
Solo in epoca recente la figura di Nerone è stata storicizzata anche nel cinema, eliminando le rappresentazioni caricaturali: un esempio di ciò è Nerone, miniserie in due episodi prodotta da Lux Vide e Rai Fiction nel 2004. La figura dell'imperatore viene qui rivista come quella di un attore e artista che fu coinvolto suo malgrado dall'ambizione della madre nell'impero, cui egli non era in grado di far fronte, se non con il proprio particolare temperamento artistico.[N 1]
Nel 2010 la città di Anzio ha inaugurato il primo monumento al mondo dedicato a Nerone, una statua bronzea, con la seguente targa commemorativa: "Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, nato ad Anzio il 15/12/37 d.C. con il nome di Lucio Domizio Enobarbo, figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, sorella dell'imperatore Caligola. Nel 54 d.C. divenne imperatore per acclamazione dei pretoriani. Durante il suo principato l'impero conobbe un periodo di pace, di grande splendore e di importanti riforme. Morì il 9/06/68 d.C.". In passato la stessa cittadina gli aveva dedicato una via, in quanto "cittadino" famoso che ha reso noto il nome di Anzio in tutto il mondo.[6]