Nel 1656, suo padre riuscì a combinargli un matrimonio con Anna Francesca di Girolamo Vigevani (26 luglio 1638 - 19 novembre 1682[2]), una delle giovani in età da marito più ambite di tutta Roma, data l'ingentissima dote (oltre 100.000 scudi divisi tra numerose proprietà immobiliari, fondiarie e creditizie) che la ragazza portava in eredità. Il matrimonio si celebrò il 20 aprile dello stesso anno, quando Mario era appena quindicenne. Dal matrimonio nacquero[2]:
Faustina (nata e morta nel 1657),
Maria Lucrezia (morta nel 1667),
Maria Vittoria,
Giuseppe (1664-4 giugno 1740[3]), III duca di Paganica, sposò Silvia Santacroce (?-1716) ed ebbe:
Mario (1701-1715);
Faustina (? - testò il 5 settembre 1772[4]), IV duchessa di Paganica, sposò 1) il 16 febbraio 1722 don Marcantonio Conti; 2) nel 1729 Carlo Archinto, marchese di Parona; 3) nel 1741 Valerio Santacroce.
Paola,
Girolamo (avviato con successo alla carriera ecclesiastica),
Nel 1660, alla morte del padre, ereditò i titoli di duca di Paganica, di signore di Collestatte e Torre Orsina e di signore di Montenero. Quest'ultimo feudo, che il padre aveva acquistato dalla famiglia Orsini, fu eretto a ducato da papa Clemente X tramite un apposito breve nel 1671 e Mario si impegnò ad espanderlo con varie acquisizioni di terre circostanti.[5]
Grazie alla familiarità del padre Giuseppe e dello zio Gaspare con gli Asburgo e all'assidua frequentazione con i viceré di Napoli (il ducato di Paganica era parte del Regno di Napoli),[6][7] Mario allacciò stretti rapporti con il re di Spagna Carlo II e con la sua corte, in particolare con la famiglia dei duchi di Gandia, ai quali il Mattei Orsini o sua moglie erano probabilmente legati anche da vincoli parentali.[6] La stretta relazione con gli ambienti spagnoli è testimoniata anche dal carteggio tenutosi tra Mario, re Carlo II e il duca di Gandia:[8] da queste lettere apprendiamo che il duca di Paganica amasse considerarsi "tanto romano quanto spagnolo",[9] e che il sovrano di Spagna gli avesse conferito, entro il 1680, il titolo onorifico di Gentiluomo di Camera.[6]
Dalle stesse lettere apprendiamo che Mario Mattei Orsini, oltre a rivestire il tradizionale incarico della famiglia Mattei di guardiano dei ponti e delle ripe, possedeva anche il grado di Comandante di compagnia all'interno delle forze armate pontificie.[6]
^ Francesca Curti, Gaspare e Giuseppe Mattei Orsini: sfarzo nobiliare nel palazzo Mattei di Paganica, in Arte e decorazione nei palazzi e nelle chiese di Roma, p. 90.
^abcFrancesco Petrucci, Ferdinand Voet (1639-1689), detto Ferdinando de' Ritratti, Ugo Bozzi, 2005, p.213
^Giulia De Marchi, Giuseppe Ghezzi, Mostre di quadri a S. Salvatore in Lauro (1682-1725). Stime di collezioni romane. La Società alla Biblioteca Vallicelliana, 1987, p.139.
^Francesco Palmegiani, Rieti e la Regione Sabina. Storia, arte, vita, usi e costumi del secolare popolo Sabino: la ricostituita Provincia nelle sue attività, Roma, edizioni della rivista Latina Gens, 1932, pp. 392-393.