Il Lanciafiamme Mod. 41 d'assalto fu un lanciafiamme impiegato dal Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale. Il Regio Esercito era entrato in guerra con il lanciafiamme spalleggiato Mod. 35 ed i suoi derivati Mod. 40 e Mod. 41, destinati al genio ed alla fanteria. A questi nel 1941 si aggiunse il Mod. 41 d'assalto, un lanciafiamme estremamente leggero e compatto per equipaggiare i paracadutisti ed i guastatori[1]. Esso rimane in servizio anche dopo la guerra, in dotazione agli incursori, fino agli anni novanta. II lanciafiamme visto l'elevata efficacia doveva essere prodotto e procurato ai paracadutisti con circa 4000 mila modelli in costruzione.
Tecnica
L'arma Mod. 41 è composta essenzialmente da quattro elementi: il serbatoio, la "cartoccia", il sistema di accensione elettrico e quello di riserva.
Il serbatoio è costituito da un cilindro contenente il liquido infiammabile (costituito da 9 parti di gasolio o altro olio minerale ed 1 parte di benzina) ed il gas inerte di propulsione (azoto). L'estremità anteriore, costituita da una calotta, porta l'attacco per la "cartoccia" ed il bocchettone di caricamento del liquido. All'estremità posteriore è posizionato il magnete ad alta tensione attivato da una turbinetta. Sotto al corpo del cilindro è sistemata l'impugnatura a pistola con il grilletto e, davanti a questa, un maniglione.
La "cartoccia" è una flangia, regolabile in posizione, dalla quale fuoriesce il getto. Su di essa è posta la candela di accensione, il porta-"bengalotto" ed il mirino.
Il sistema d'accensione principale è costituito dalla turbinetta che al momento del lancio, attivata dal flusso del liquido sotto pressione, alimenta, tramite un cavo elettrico, la candela della "cartoccia", che a sua volta incendia il getto.
Il sistema di accensione di riserva è costituito dal "bengalotto", ovvero un ordigno pirotecnico a combustione lenta che va acceso per sfregamento in vista dell'utilizzo dell'arma e posizionato nell'apposito supporto sulla "cartoccia"; bruciando per 2 minuti, al momento del passaggio del getto di liquido infiammabile, comandato dal grilletto, esso incendia il getto.
Il lanciafiamme veniva impugnato come un fucile, con la mano forte sull'impugnatura e quella debole sul maniglione, appoggiando la parte posteriore del serbatoio alla spalla (a mo' di calcio) oppure sotto all'ascella.