Il primo numero del quotidiano uscì il 15 gennaio 1921 a Roma. Sostituì il settimanale L'Iniziativa (nelle edicole dal 22 dicembre 1912) come organo ufficiale del partito. Il direttore inizialmente fu Giovanni Conti, seguito poi da Fernando Schiavetti (novembre 1922 – ottobre 1926). Il 31 ottobre 1926 il quotidiano fu soppresso dal regime fascista. Prima della sua chiusura, esso poteva contare sulla collaborazione di [Carmelo Puglionisi, autore del libro Sciacalli, in cui raccontava la storia dei fuoriusciti antifascisti italiani a Parigi.
La testata fu ripresa dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943). Il primo numero uscì in agosto. Durante l'occupazione nazista di Roma furono pubblicati clandestinamente altri dieci numeri, sino alla liberazione della Capitale. Il 10 giugno 1944La Voce Repubblicana riprese regolari pubblicazioni, sotto la direzione del fondatore, Giovanni Conti. Da allora uscì come quotidiano del pomeriggio (6 numeri settimanali) fino al 1973.
Negli anni sessanta «La Voce Repubblicana» ebbe sede in via dell'Aracoeli; successivamente si trasferì al n. 146 di via Tomacelli[2]. La redazione era articolata in cinque servizi: politico, estero, economico, cronaca, cultura. Il giornale aveva una foliazione di 6-8 pagine, che salivano a 24 o 36 in occasione della preparazione di alcuni numeri speciali[3]. L'immagine grafica del quotidiano era curata da Michele Spera. La concessionaria della pubblicità era la nota Sipra, incaricata della raccolta degli annunci anche per la Rai e per altri giornali di partito.
Dal maggio 1973 l'uscita in edicola fu anticipata dal pomeriggio al mattino[4]. Nel 1975 fu introdotta un'innovazione tecnologica: la trasmissione in facsimile (utilizzando il fax, cioè la teletrasmissione) delle pagine del giornale dalla tipografia di Roma alle sedi locali[5]. Il quotidiano fu costretto a chiudere nel dicembre del 1978 per problemi finanziari. Per non far decadere la titolarità della testata furono pubblicati alcuni numeri firmati da Oddo Biasini (direttore) e Giuseppe Marchetti Tricamo (direttore responsabile).
Nel 1981, Giovanni Spadolini, segretario del partito con un passato da direttore del Corriere della Sera e Presidente del Consiglio, decise di rilanciare il giornale passando al formato tabloid di otto pagine (crebbero poi a dodici e quindi a sedici); conservò la tradizionale Terza pagina anche nel nuovo formato. Uscì il pomeriggio dal martedì al sabato[6]. La sede del quotidiano fu ricavata nel palazzo in Piazza dei Caprettari dove aveva sede il partito stesso. Il progetto del "nuovo quotidiano" (attuato da Giovanni Spadolini) era stato messo a punto qualche anno prima da Giuseppe Marchetti Tricamo per Ugo La Malfa.
Tra il 1986 e il 1988 il quotidiano passò dalla fotocomposizione al computer, diventando una delle prime testate italiane ad introdurre tale innovazione[5]. Nuovamente costretto alla chiusura nel 1998, nel giugno del 1999 riprese le pubblicazioni con una foliazione ridotta a quattro pagine[7], fino al giugno 2000. Nel giugno del 2003 ritornò in edicola per impulso del nuovo segretario, Francesco Nucara. Rispetto alla precedente edizione, il quotidiano rinnovò la veste grafica e il formato.
Dal 31 dicembre 2013 il giornale è passato dalla versione cartacea a quella digitale. Ogni anno la Voce pubblica un «Almanacco Repubblicano», acquistabile separatamente. L'«Almanacco Repubblicano» è attualmente curato da Mauro Cascio.
Tra gli anni sessanta e gli anni settanta la testata ebbe anche una casa editrice associata, le «Edizioni della Voce»[8].
L'elenco dei giovani che hanno cominciato a lavorare con «La Voce Repubblicana» ed hanno poi fatto carriera nel mondo del giornalismo comprende[9] fra gli altri:
Sospensione per ordine del prefetto a seguito della legge sulla stampa del 31 dicembre 1925 (1926-1943) Ripresa delle pubblicazioni nell'agosto 1943 in clandestinità
Giovanni Conti (10 giugno 1944 – 27 aprile 1945) (2ª volta)
Giancarlo Tartaglia, La Voce Repubblicana. Un giornale per la libertà e la democrazia, Roma, La Voce Repubblicana, 2012.
Massimo Scioscioli, I Repubblicani a Roma 1943-1944, Archivio Trimestrale, Roma, 1983. Il volume contiene anche la raccolta di tutti gli articoli pubblicati dalla Voce Repubblicana durante il periodo di clandestinità.
Ugo La Malfa, L'avvenire che ho voluto. Scritti e discorsi dell'ultimo anno, Edizioni della Voce, 1979 - contiene gli articoli di fondo scritti da La Malfa per La Voce Repubblicana nel 1978.