«Ich habe in meiner KZ-Zeit schon viel menschliches Leid gesehen und war auch gewissermaßen abgestumpft, aber Kinder erhängt habe ich noch nie gesehen.[1]»
(IT)
«Nel periodo che ho trascorso nel campo di concentramento ho visto molta sofferenza umana ed ero anche in qualche modo desensibilizzato, ma non avevo ancora visto un bambino impiccato.»
Proveniente da una famiglia di medici, Heissmeyer pensò fin dall'inizio di soddisfare nel campo della medicina le sue aspirazioni di carriera e prestigio sociale. Studiò appunto medicina a Friburgo in Brisgovia e Marburgo. Laureatosi trovò impiego nel sanatorio di Davos. Trasferitosi nella capitale, lavorò dapprima come assistente nell'ospedale Vittoria Augusta di Berlino e infine, godendo degli appoggi del NSDAP, fu assegnato all'ospedale delle SS a Hohenlychen.
Giunto all'età di 38 anni, Heissmeyer sentiva la mancanza di ciò che avrebbe coronato la sua carriera di medico: una cattedra universitaria per la quale occorreva però la pubblicazione di opere scientifiche sperimentali.
Altri illustri dottori stavano conducendo sperimentazioni mediche nei campi di concentramento e Heissmeyer pensò che, facendosi assegnare un laboratorio in un campo, avrebbe potuto condurre esperimenti su cavie umane in modo da conseguire velocemente il suo obiettivo.
Facendosi raccomandare da suo cugino August Heissmeyer, generale delle SS e capo della Reichsbund für Kinderreiche (Associazione del Reich per i bambini delle famiglie numerose), un'istituzione che curava l'educazione di bambini indigenti, e godendo della vantaggiosa amicizia di Oswald Pohl, capo dell'Ufficio Centrale Amministrativo Economico delle SS e capo dell'amministrazione dei campi di concentramento, riuscì a convincere Leonardo Conti, Presidente della Camera dei medici tedeschi e Reichsgesundheitsführer (capo della sanità del Reich) presso il Ministero degli Interni, in un colloquio del marzo 1944 a Hohenlychen, che egli avrebbe potuto scoprire un nuovo vaccino per la tubercolosi polmonare. Col parere favorevole di Conti, Heinrich Himmler assegnò a Heissmeyer un laboratorio sperimentale nel campo di Neuengamme.
La sperimentazione a Neuengamme
Come testimoniò il perito del tribunale che nel 1960 giudicò Heissmeyer, questi non possedeva nessuna conoscenza scientifica nel settore della immunologia e della batteriologia ma si basava su conoscenze generiche tratte dagli studi di due medici austriaci, già a suo tempo ritenuti inattendibili scientificamente.
Heissmeier era invece convinto che, iniettando bacilli tubercolari sottopelle alle cavie umane, si sarebbero formati focolai di infezione che avrebbero generato difese immunitarie tali da poter vaccinare contro la tubercolosi polmonare.
Alla fine di aprile 1944, Heissmeyer iniziò la sua sperimentazione segreta nella baracca 4a, sede del dipartimento Heissmeyer, nel campo di Neuengamme.
Servendosi di trentadue prigionieri di guerra russi, convinti a collaborare in cambio di cibo, iniettò loro i bacilli della tubercolosi senza alcun risultato se non la morte di quattro di loro.
Invece di desistere, Heissmeyer si fece assegnare venti bambini ebrei in qualità di cavie da Oswald Pohl, che glieli procurò facendoli prelevare dal campo di sterminio di Birkenau dal dottor Josef Mengele. Egli, entrando nella baracca dei bambini per selezionarli, disse: «Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti.»[2]
I venti bambini giunsero a Neuengamme il 29 novembre 1944. Provenivano da Francia, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Polonia, e uno di loro dall'Italia: Sergio De Simone, un bambino napoletano di circa sette anni.[3]
Nel gennaio del 1945, mentre il Terzo Reich stava crollando, il dottor Kurt Heissmeyer condusse il suo ultimo fallimentare esperimento: dopo aver loro iniettato i bacilli tubercolari, i bambini vennero operati per asportare loro i linfonodi, localizzati nella zona ascellare, che avrebbero dovuto produrre gli anticorpi contro la tubercolosi.
Le ghiandole linfatiche asportate vennero inviate al dottor Hans Klein, patologo della clinica di Hohenlychen, che il 12 marzo 1945 certificò a Heissmeyer che nessun anticorpo si era generato.
Kurt Heissmeyer aveva lasciato Neuengamme e con gli Alleati alle porte di Amburgo, il comandante del campo Max Pauly, il 7 aprile 1945, aveva chiesto per iscritto al RSHA (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich) di Berlino cosa si dovesse fare con i prigionieri della Baracca 4a, la baracca dei bambini.
Berlino aveva risposto il 20 aprile che il Dipartimento Heissmeyer «è annullato».
Divenne, quindi, impellente far sparire ogni traccia di quanto era accaduto nel campo di Neuengamme.
I prigionieri scandinavi vennero fatti evacuare mentre, a causa della presenza della Croce rossa svedese nel campo, era rischioso procedere alla eliminazione sul posto degli altri internati.
Si decise allora di trasferirli con un camion del servizio postale nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm[4], nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945, qualche giorno prima della fine della guerra,[5] insieme ai due medici francesi deportati, ai due infermieri olandesi, anch'essi deportati e a quattordici prigionieri di guerra russi.
Per convincere i bambini, il più grande aveva 12 anni, ancora assonnati si disse loro che sarebbero stati portati dai propri genitori[6].
Nel seminterrato della scuola vennero prima strangolati i due medici, i due infermieri e sei prigionieri russi, poi si procedette con i venti bambini insonnoliti e malati, che docilmente si sottoposero a una iniezione di morfina, credendo trattarsi di uno dei tanti prelievi subiti nel laboratorio del campo.
I cadaveri dei venti bambini furono riportati nel campo di Neuengamme e cremati.
Durante il processo venne alla luce la responsabilità e il comportamento criminale di Kurt Heissmeyer che nel frattempo era tornato nella città natale di Magdeburgo dove esercitava tranquillamente la sua professione di medico conducendo una vita agiata assieme alla moglie e ai suoi figli.
Quattordici anni dopo, il 21 maggio 1959, il settimanale Stern pubblicò una serie di articoli dedicati al massacro dei bambini dove, secondo il giornalista Jurgen von Kornatzky, aveva avuto una parte importante Heissmeyer che era rimasto impunito.
Passarono ancora quattro anni prima che il 13 dicembre 1963 Heissmeyer fosse arrestato e giudicato da un tribunale che lo condannò all'ergastolo il 30 giugno del 1966, più di vent'anni dopo i fatti accaduti.
^Dichiarazione del dottor Alfred Trzebinski al processo in cui fu condannato all'impiccagione l'8 ottobre 1946. (in Die Zeit del 6 aprile 2005 n° 15)
^Titti Marrone, Meglio non sapere, Editori Laterza, 2003, p. 55; Maria Pia Bernicchia, Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti, Proedi editore, 2007
^Titti Marrone, Meglio non sapere, Editori Laterza, 2003, p. 24 ss.
^Un fabbricato che serviva da campo esterno dall'ottobre 1944
K.H.: Untersuchungen über die Veränderung des in Körperhöhlen ergossenen Blutes Vogel, Berlin 1931 (Aus: Dt. Zeitschrift f. Chirurgie. Bd 231, pag. 227-236)
Wolfgang Schulz, in Magdeburger Biographisches Lexikon, Magdeburg 2002, Scriptum Verlag, ISBN 3-933046-49-1, pag. 284
Güenther Schwarberg: Der SS-Arzt und die Kinder. Bericht über den Mord vom Bullenhuser Damm Dokumentation: Daniel Haller. Hg. Henri Nannen Gruner und Jahr, Hamburg 1979, 1980 (2 volumi) Vincitore del 1988 Anne Frank Preis 1988.
Frequenti nuove edizioni, anche sotto il titolo:Bullmann Huser Steidl, Göttingen 1994 ISBN 3-88243-306-X (Numerose traduzioni in inglese, rumeno, polacco)
Jean Le Corre, Récit d'un résistant-déporté, Arkae, 2004 ISBN 2-9520223-1-3
Maria Pia Bernicchia, Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti -I 20 bambini di Bullenhuser Damm - Una carezza per la memoria, Proedi Editore, Milano, 2014, seconda edizione, ISBN 978-88-97350-255