Dalla metà degli anni trenta 1937 le autorità militari dell'esercito imperiale ritennero di dover adeguare la propria flotta di velivoli da bombardamento con modelli più attuali in grado di esprimere prestazioni comparabili a quelli che equipaggiavano le aeronautiche militari straniere. In quest'ottica emisero una serie di specifiche per bombardieri medi, poi soddisfatte dal Mitsubishi Ki-21 nazionale e dai Fiat B.R.20 italiani, e da un nuovo bombardiere ad alte prestazioni, dalle caratteristiche simili ai sovieticiTupolev SB-2 con una velocità massima di 480 km/h a 3 000 m e tempo di salita a 5 000 m di quota di almeno 10 minuti.
La Kawasaki vantava esperienza nello sviluppo del caccia pesante bimotore Ki-45. Lo sviluppo del nuovo velivolo, il Ki-48, si svolse senza particolari problemi tecnici, risolti per la maggior parte nelle prime fasi, tuttavia le caratteristiche generali non risultarono del tutto soddisfacenti. Per riuscire a raggiungere buone velocità e maneggevolezza i progettisti lesinarono sulla corazzatura e limitarono il carico bellico massimo a soli 800 kg in bombe da caduta. Inoltre l'armamento difensivo era di tre sole mitragliatrici rendendolo molto vulnerabile. Tuttavia il Ki-48 nei combattimenti non riusciva a superare in velocità gli avversari. Per ovviarvi fu impiegato in teatri bellici più favorevoli come in Birmania, nel ruolo di bombardiere in picchiata.
Tecnica
I Ki-48 erano velivoli di costruzione metallica e dall'impostazione, per l'epoca, moderna e caratterizzata dalle ampie superfici vetrate e dalla configurazione bimotore.
La fusoliera dalle ridotti dimensioni riusciva ad offrire spazio sufficiente per i quattro membri dell'equipaggio e presentava una parte anteriore più capiente, con muso vetrato a disposizione del puntatore-mitragliere e sviluppata verso l'alto dove si trovava la cabina di pilotaggio e la postazione difensiva dorsale, per rastremarsi in una più sottile trave di coda che terminava in un impennaggio convenzionale monoderiva. Una terza postazione difensiva era ventrale, posizionata dopo il vano bombe.
Il carrello d'atterraggio era biciclo anteriore retrattile, con gli elementi anteriori che si ritraevano nelle gondole, e posteriormente un ruotino d'appoggio.
Il Ki-48 fu velocemente avviato alla produzione in serie e consegnato ai reparti da bombardamento, sostituendo gradualmente il precedente Kawasaki Ki-32 utilizzato nelle prime fasi della Seconda guerra sino-giapponese. In seguito fu utilizzato nelle Filippine, Malesia britannica, Birmania, Nuova Guinea, Isole Salomone ed Indie Orientali Olandesi; le iniziali versioni Ki-48 Ia e Ib, lente e poco armate, furono integrate dalle successive Ki-48 IIa e IIc, leggermente migliorate, rimanendo in servizio fino al termine del conflitto.
Tutti i modelli rimasero in servizio fino alla battaglia di Okinawa, nell'aprile 1945, nella quale molti furono convertiti in kamikaze (Ki-48-II KAI Tai-Atari) equipaggiandoli con un'unica bomba da 800 kg.
(EN) Richard M. Bueschel, Kawasaki Ki.48-I/II Sokei in Japanese Army Air Force-CNAF & IPSF Service, Aircam No.32, Canterbury, Kent, UK, Osprey Publishing Ltd., 1972, ISBN0-85045-133-7.
(EN) René J. Francillion, Japanese Aircraft of the Pacific War, Londra, Putnam & Company, 1970, ISBN0-370-00033-1.
(EN) René J. Francillon, Japanese Aircraft of the Pacific War, 2nd edition, Londra, Putnam & Company Ltd., 1979 [1970], ISBN0-370-30251-6.
Bill Gunston, Bombardieri della seconda guerra mondiale, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri S.p.A., 1981.