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Tecnica
Il modello originale montava due motori radiali Mitsubishi Ha-102 da circa 1.000 hp l'uno. Il suo profilo aerodinamico a bassa resistenza gli consentiva di superare i 600 km/h: una prestazione assolutamente straordinaria, abbinata ad un'autonomia di 2.500 km.
Il Kawasaki Ki-45, un aereo da combattimento più robusto e convenzionale che montava lo stesso tipo e configurazione di motori, era capace, per esempio, di raggiungere una velocità massima di soli 540 km/h.
Nella versione III, raggiungeva la velocità massima di 630 km/h grazie all'adozione di due motori Ha-112 da 1.500 hp, e la sua autonomia veniva estesa a 4.000 km. Per confronto, con lo stesso motore, il caccia Nakajima Ki-44, uno dei migliori intercettori giapponesi, non era praticamente in grado di raggiungerlo (come dimostrato da prove condotte dai giapponesi).
Impiego operativo
Facendo parte della "nuova generazione" di aerei dell'esercito, come il Ki-44 e il Ki-49, il Ki-46 entrò in servizio nel 1943 prendendo parte nelle azioni decisive della Guerra del Pacifico e venendo prodotto in circa 1.700 esemplari.
Anche se gli Spitfire ottennero ben 18 vittorie nei cieli australiani durante 1943, il Ki-46 risultava quasi imprendibile grazie alla sua elevata velocità e quota di tangenza. Le sue prestazioni elevate gli permisero di sostituire come ricognitore di prima linea il Mitsubishi Ki-15.
Nel 1944-1945, durante le fasi finali del conflitto, venne modificato, sfruttandone le alte capacità di carico, in un intercettore d'alta quota e gli vennero montati due cannoni da 20 mm sul muso e un cannone da 37 mm inclinato sopra il dorso della fusoliera.
Tuttavia, il peso del cannone da 37 mm annullava in larga misura la capacità di sparare verso l'alto e l'apparecchio non era in grado di mantenere un fuoco continuato senza vederne ridotta la sua stabilità e manovrabilità. A causa di questi svantaggi e della sua lentezza nella fase di decollo, ebbe risultati piuttosto deludenti come intercettore, non riuscendo a contrapporsi ai bombardieri statunitensi B-29 sopra l'arcipelago giapponese.
versione da ricognizione per l'esercito giapponese.
Ki-46 II
la prima versione operativa della serie. Peso a vuoto 3.263 kg, peso massimo al decollo 5800 kg, equipaggiato con due motori radialiMitsubishi Ha-102 da 1080 hp.
Ki-46 II KAI
conversione del Ki-46 II in un modello a tre posti con un abitacolo nuovo. Utilizzata per l'addestramento alla navigazione e comunicazioni radio.
Ki-46 III
prototipo.
Ki-46 III
versione da ricognizione per l'esercito. Il classico gradino del parabrezza del pilota lasciò il posto ad una pannellatura continua che aumentava l'aerodinamicità dell'aereo. Peso a vuoto 3.830 kg, peso massimo al decollo 6500 kg, equipaggiato con due motori radialiMitsubishi Ha-112 da 1500 hp. Autonomia aumentata a 4000 km.
Ki-46 III KAI
versione da intercettazione dell'esercito, equipaggiata con due cannoni da 20 mm nel muso ed un Ho-203 da 37 mm con orientamento obliquo verso l'alto ed in avanti.
Ki-46 III
versione da attacco al suolo priva del cannone da 37 mm.
Ki-46 IIIb
versione da attacco al suolo.
Ki-46 IIIc
un progetto mai realizzato.
Ki-46 IV
prototipo equipaggiato con due motori Mitsubishi Ha-112-II RU da 1.500 cavalli, un turbocompressore da 1.100 cavalli e una maggiore quantità di carburante.
Ki-46 IVa/b
versione da caccia e da ricognizione mai realizzata.
L'unico esemplare esistente, un Mitsubishi Ki-46-II Type 100, è attualmente esposto presso il RAF Museum Cosford, alla base aerea RAF Cosford nel Shropshire, 8 chilometri a nordovest di Wolverhampton.
(EN) René J. Francillon, Japanese Aircraft of the Pacific War, 2nd edition, London, Putnam & Company Ltd., 1979 [1970], ISBN0-370-30251-6.
(EN) William Green, War Planes of the Second World War, Volume Three: Fighters, 7th impression, London, Macdonald & Co.(Publishers) Ltd., 1973 [1961], ISBN0-356-01447-9.