Allievo di Gaston Paris, gli si può attribuire il superamento delle prospettive romantico-positivistiche del maestro, ma soprattutto è colui che, rifiutando il metodo di Lachmann, instaura un nuovo metodo nell'allestimento delle edizioni critiche basato sul criterio del Codex optimus (da lui chiamato bon manuscrit), detto appunto "Metodo del Bédier".
Nello studio intitolato Les Fabliaux. Etudes de littérature populaire et d'histoire littéraire du moyen âge, del 1893 evidenziò la difficoltà di risalire alle origini dei temi favolistici e l'inconsistenza del considerare l'India la patria della novellisticaeuropea.
Nel trattato Légendes épiques del 1913 si preoccupò di scindere ogni relazione tra le chansons e gli avvenimenti carolingi narrati, e di dimostrare la loro origine legata alla collaborazione fra chierici e giullari e soprattutto ai santuari posti sui siti dei pellegrinaggi.[1]
Pubblicazioni principali
Les Fabliaux. Etudes de littérature populaire et d'histoire littéraire du moyen âge (1893)