Il primo italiano a risiedere a New York fu Pietro Cesare Alberti,[3] un marinaio veneziano che, nel 1635, si stabilì nella colonia olandese di New Amsterdam, la quale sarebbe successivamente diventata New York. La prima ondata migratoria italiana, numericamente contenuta, avvenne nel XVII secolo, con un picco tra il 1654 e il 1663[4] e riguardò i valdesi provenienti principalmente dal Piemonte. Un documento olandese del 1671 indica che, solo nel 1656, il Ducato di Savoia aveva esiliato 300 valdesi a causa della loro fede protestante.
La più significativa ondata migratoria italiana negli Stati Uniti, ha avuto luogo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo. Tra il 1880 e il 1924, più di 4 milioni di italiani emigrarono negli USA.[5]
Il primo quartiere di New York, ad essere fortemente abitato da italiani, principalmente da persone provenienti dal Sud Italia e in particolare dalla Sicilia, fu East Harlem, che divenne la prima parte della città ad essere conosciuta come: "Little Italy". L'area si trova ad est di Lexington Avenue, tra la 96a e la 116a strada e, ad est di Madison Avenue, tra la 116a e la 125a strada. Gli immigrati italiani, che abitavano questa zona di New York, si distribuirono nel quartiere in base alla loro provenienza regionale in patria, ciò gli permise di vivere vicino a connazionali con i quali condividevano dialetti e usanze, questo rese la lontananza da casa meno gravosa ma, allo stesso tempo, diede luogo a possibili contrasti tra fazioni contrapposte.
"Italian Harlem" raggiunse il suo apice negli anni '30, con oltre 100.000 italo-americani che vivevano nei suoi condomini affollati e fatiscenti. Il censimento, del 1930 mostrava che l'81% della popolazione di Italian Harlem, era composta da italo-americani di prima o seconda generazione. Questo dato percentuale era leggermente inferiore a quello della Little Italy del Lower East Side, dove ben l'88% della popolazione era di origine italiana. Tuttavia, la popolazione assoluta di Italian Harlem era tre volte quella di Little Italy.[6] I resti dell'eredità italiana del quartiere sono tenuti in vita dalla Giglio Society di East Harlem. Ogni anno, nel secondo fine settimana di Agosto, si celebra tutt’oggi la festa della “Madonna del Carmelo” e si esegue la "Danza del giglio" per migliaia di spettatori.
Dopo la seconda guerra mondiale, i primi insediamenti italiani, come quello ad East Harlem, cominciarono a mutare nella loro composizione etnica perché, gli italo-americani, si trasferirono nel North Bronx, nel Queens e nella parte meridionale di Brooklyn. Nello stesso periodo si ebbe una nuova ondata migratoria italiana. Si stima che da 129.000 a 150.000 immigrati italiani entrarono a New York City tra il 1945 e il 1973. Evitando la zona di Manhattan, i nuovi migranti italiani, si stabilirono nei quartieri periferici e contribuirono così a rinvigorire la cultura e le istituzioni comunitarie italiane. Con l'afflusso di immigrati del dopoguerra, Bensonhurst è diventata la più grande comunità italiana a New York City, con 150.000 italo-americani (censimento del 1980[7]).
La "Little Italy" più nota di Manhattan è l'area attorno a Mulberry Street. Questo insediamento, tuttavia, sta rapidamente diventando parte dell'adiacente Chinatown a causa del calo della popolazione di origine italiana in quell'area. Secondo il censimento del 2000, 692.739 newyorkesi si dichiararono di origini italiane, costituendo il più numeroso gruppo etnico europeo della città.[8] Nel 2011, l'American Community Survey ha rilevato che a New York abitano 49.075 persone di origine italiana.[9]
Il John D. Calandra Italian American Institute, fondato nel 1979[12] e con sede a Midtown Manhattan, è un istituto accademico che studia materie attinenti alla storia degli italiani negli Stati Uniti.
L'Italian American Museum di New York si trova nella Little Italy. Situato in un'ex banca, l'attuale edificio ha avuto una "soft opening" nel settembre 2008,[13] e un'apertura formale nel mese di ottobre.[14]
^(EN) Italian East Harlem, su Marcantonio: Defender of Human Rights. URL consultato il 20 ottobre 2022.
^Joseph Sciorra (2015). Built with Faith: Italian American imagination and Catholic material culture in New York City. University of Tennessee Press. p. xxxii