Giovane avvocato nella natia Scozia contribuì alla fondazione dell' Edinburgh Review nel 1802 e vi pubblicò vari articoli. Trasferitosi a Londra, fu ammesso all'ordine degli Avvocati nel 1808. Entrò nella camera dei Comuni nel 1810 come deputato whig. Spiccò per la sua spiccata opposizione alla tratta degli schiavi e al restringimento delle relazioni commerciali con l'Europa continentale.
Nel 1820 raggiunse una discreta fama come chief attorney di Carolina di Brunswick e nel successivo decennio fu tra i protagonisti della politica liberale del Parlamento.
Tuttavia, nel frattempo, Brougham si era specializzato in legge ed era entrato alla facoltà per avvocati nel 1800. Non esercitò molto in Scozia, entrando invece nella Lincoln's Inn (1803).
Cinque anni più tardi entrò nell'ordine. Certamente non benestante, Brougham utilizzò il giornalismo per avere un discreto supporto finanziario. Fondatore della Edinburgh Review, fu il più importante dei contributori, scrivendo articoli su scienza, politica, sfruttamento delle colonie, letteratura, poesia, chirurgia, matematica e arti figurative.
Successivamente attaccò anche James Maitland Lauderdale e William Herschel. Il grande astronomo aveva ipotizzato una correlazione tra il numero di macchie solari e il prezzo del grano; Brougham la definì una sciocchezza, costringendo Herschel a non pubblicare i suoi lavori.
70 anni dopo William Stanley Jevons scoprì che gli andamenti decennali dei prezzi del grano sono veramente connessi con un ciclo solare di 10-11 anni.
Carriera politica fino al 1830
Il successo della Edinburgh Review fece di Brougham un uomo di fama. Arrivato a Londra strinse amicizia con Charles Grey e altri leader whig. Nel 1806 il segretario degli Esteri Charles James Fox lo spedì come segretario in una missione diplomatica in Portogallo allo scopo di contrastare un'eventuale invasione francese del Paese.
Fin dall'inizio emerse come il miglior oratore in parlamento, delineandosi come figura leader dei whigs. Tuttavia nel 1812, essendosi candidato per Liverpool, fu pesantemente sconfitto.
Nel 1820 Carolina, che viveva all'estero, lo nominò attorney general. Nello stesso anno Giorgio divenne re e Carolina tornò a Londra. Il monarca avviò subito le procedure per il divorzio.
I Tory presentarono una carta che avrebbe privato Carolina del titolo di regina per adulterio; Brougham difese strenuamente la nobile tedesca, attirando su di sé l'ammirazione popolare.
La carta passò comunque in parlamento, ma solo per nove voti; successivamente fu disconosciuta da Lord Liverpool. Nel 1826 Brougham risultò come uno dei numerosi frequentatori di Harriette Wilson, ma pagò la cortigiana per garantirsi l'anonimato.
Lord Chancellor
Brougham rimase parlamentare per Winchelsea fino al febbraio 1830, quando fu rieletto per Knaresborough. Tuttavia rappresentò il distretto solo fino all'agosto di quell'anno, divenendo poi rappresentante dello Yorkshire.
In questo periodo si fece molto più entusiasta la sua politica abolizionista. A novembre i Tory caddero e Charles Grey divenne primo ministro. Grey nominò Brougham Attorney General, ma, al rifiuto di questi, lo fece Lord Chancellor. Il 22 novembre fu creato I barone Brougham e Vaux di Brougham.
Durante il suo mandato Brougham passò il Reform Act 1832 e lo Slavery Abolition Act 1833. Fu tuttavia considerato un collega inaffidabile ed arrogante, il che gli causò vari contrasti col governo.
Dal 1834 si oppose all'uso di punizioni corporali durante l'educazione scolastica. Nello stesso anno il governo fu riformato da William Lamb, II visconte Melbourne, che confermò il ruolo di Brougham.
Nel novembre 1834 Melbourne cadde e salì al potere, dopo un breve intervallo di governo di Arthur Wellesley, I duca di Wellington, il toryRobert Peel. Costui cadde a sua volta nell'aprile 1835 e Melbourne riprese il potere. In quest'occasione non riconfermò Brougham, che soffriva di una pessima fama.
Ultimi anni
Negli anni successivi non fu più richiamato al potere, ma continuò ad aver parte attiva nella politica e a collaborare con la Edinburgh Review, su cui pubblicò gli Schizzi storici degli statisti che fiorirono al tempo di Giorgio III.