Nel 1863 alle Promotrici di Torino e di Firenze espone dipinti eseguiti "en plein air", al modo proprio dei macchiaioli nei pressi di Castiglioncello, nella tenuta di Diego Martelli: Dintorni di Firenze, L'ora del riposo, Arno presso Firenze, Motivo presso Castiglioncello, Ulivi del Monte alle Croci; nel 1864, a Brera, presenta Il lattaio di Piagentina.
È a Firenze che si sviluppa, fra il 1850 e il 1860, il più importante movimento artistico dell'Ottocento italiano, quello dei macchiaioli, che si propone di promuovere, contemporaneamente al rinnovamento politico, la cultura pittorica nazionale. La poetica macchiaiola è realista, sulle orme di Courbet e della scuola di Barbizon, si oppone al Romanticismo e al Purismo accademico e sostiene che l'immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro e la quantità di luce muta il tono ma non la sostanza dei colori, che sono la luce e l'ombra dell'immagine: gli oggetti rappresentati sono il risultato della sensazione primaria dell'osservatore, che è sensazione di luce e di ombra colorata.
In queste rappresentazioni si vuole necessariamente escludere tanto l'emozione soggettiva del pittore che, interferendo nel fare artistico, produrrebbe effetti non naturalistici dando luogo, nella storia dell'arte, a una pittura sentimentale, aneddotica, eroica, celebrativa, dunque a una pittura non realistica, quanto la riflessione intellettualistica dell'artista che costruisce immagini fondate a priori su un disegno prospettico, elaborato nella bottega; la pittura accademica, infatti, prima disegna vari oggetti, che poi connette e colora; per i macchiaioli, invece, il disegno si mostra a posteriori, è cioè il risultato della connessione delle macchie di colore sul piano della tela.
Il contributo dell'Abbati sta nell'
«Indagare en plein air luci e ombre nell'infinito ventaglio delle sfumature dei colori" nei "paesaggi di Maremma, i cui limiti sono orizzonti di cielo e i soggetti elementi di natura solitaria, laddove gli spazi - luce si ingrandiscono e la materia si appiattisce fino a far trasparire le venature della superficie dipinta.»
(Stivani)
«In Abbati la fissazione della luce nella macchia è molto accentuata; ma per questo mezzo, nei momenti più felici, egli riesce a rendere l'impressione di una grave stasi, pacata e lenta; e nello stesso tempo - giacché i suoi colori sono belli anche qualitativamente - a raggiungere un equilibrio prezioso e decorativo.»
(Brizio)
Opere
Interno di un monumento, 1861 circa, olio su tavola, collezione privata;
Francesca Dini e Carlo Sisi (a cura di), I Macchiaioli a Castiglioncello: Giuseppe Abbati (1836-1868). Catalogo mostra Castiglioncello 14 luglio - 14 ottobre 2001, Castello Pasquini, Torino, Umberto Allemandi, 2001, ISBN88-422-1078-1.
Renato Barilli (a cura di), Impressionismo italiano (Catalogo della Mostra tenuta a Brescia nel 2002-2003), Milano, Mazzotta, 2002, ISBN88-202-1585-3.