La sua poesia subì fortemente l'influsso di Giovanni Pascoli, sia per quanto riguarda la ricerca delle forme metriche, sia per il caratteristico gusto per le descrizioni del paesaggio.
Fu autore di studi critici su Dante, Leopardi, Manzoni, Alfieri, Mazzini. La sua prima e forse più importante opera poetica è il Canzoniere delle Alpi, pubblicata nel 1895. Intorno ai 60 anni, in concomitanza con l'uscita della sua ultima raccolta Il perenne domani, cominciò a scrivere poesie in dialetto chiavennasco. Queste sono pervase di nostalgia per l'infanzia e per i suoi luoghi d'origine.[1]
È tumulato nel cimitero della natia Chiavenna, in un sarcofago realizzato da Enrico Pancera.[2]
Marmi, vessilli ed eroi (orazioni, commemorazioni, ecc.), Milano, Baldini e Castoldi (1912)
Voci dal mondo: antologia della lingua italiana,Torino, Paravia, 1926.
Note
^Queste ed altre notizie biografiche sono rintracciabili, tra l'altro, nel profilo del Bertacchi proposto da Ettore Mazzoli in Letteratura italiana - I Minori, volume 4°, Milano, Marzorati, 1962, pp. 3427-3439.