Gens Aemilia

La gens Aemilia, originariamente scritto Aimilia, è stata una delle più antiche case patrizie di Roma. La famiglia si dice abbia avuto origine nel regno di Numa Pompilio, il secondo re di Roma; i suoi membri occuparono per secoli le più alte cariche dello Stato, dai primi decenni della Repubblica sino all'epoca imperiale. Gli Aemilii erano probabilmente una delle gentes maiores, le più importanti famiglie patrizie. Il loro nome è stato associato a tre strade consolari (la via Aemilia, la via Aemilia Scauri e la via Aemilia in Hirpinis), a una regione amministrativa dell'Italia romana (la regio VIII Aemilia), e alla basilica Aemilia a Roma. Molto probabilmente gli Aemilii sono inclusi nelle cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio.

Fasti consulares di epoca imperiale, nei quali sono registrati molti membri della gens Emilia

Origine e territorio

Secondo lo storico tedesco Theodor Mommsen l'antichità di questa famiglia si deduce anche dal fatto che essa diede il nome ad una delle antiche tribù rustiche, l'omonima Tribù Emilia, che nel Lazio comprendeva Formia e Fondi, ed includeva anche Sessa Aurunca, la colonia di Copia Thuri, quella di Vibo Valentia[1] e inoltre i centri di Mevania nel Bruzio[2] e di Trebbia nell'Umbria.

L'origine della gens Emilia era probabilmente sabina,[senza fonte] in quanto sembra riconducibile ad un capostipite di nome Mamerco, detto Emilio (da aemilius, cioè "affabile") per il suo temperamento gentile, che secondo alcuni sarebbe stato figlio di Numa Pompilio, dal quale avrebbe appreso gli insegnamenti pitagorici.

Secondo altri questo Emilio sarebbe invece figlio di Pitagora, del quale fu seguace Numa Pompilio, che forse per tale ragione lo avrebbe preso sotto la sua protezione, o adottato.[senza fonte] Questo allo scopo di nobilitarne le origini, come peraltro allo stesso modo sostevano anche alcuni membri della Gens Marcia.[3]

Storia

La gens Aemilia si divise successivamente in vari rami, tra cui i Mamercini, i Paoli, i Lepidi, gli Scauri. Gli Aemilii ebbero un ruolo di primo piano nella prima età repubblicana e furono una delle famiglie più presenti nelle massime magistrature: basti pensare che i suoi membri ricoprirono il consolato per ben 55 volte.

In seguito gli Aemilii subirono l'ascesa inarrestabile degli Scipioni, con i quali peraltro stabilirono un legame matrimoniale: infatti Scipione Africano Maggiore sposò la figlia di Lucio Emilio Paolo, il console caduto a Canne nel 216 a.C.

In età imperiale gli Aemilii restarono molto influenti, ma con la fine della dinastia Giulio-Claudia cessarono di ricoprire cariche pubbliche.

Membri illustri della gens

Le seguenti liste prosopografiche fanno uso di due serie di abbreviazioni: praenomina e filiazione[4]. Le lettere minuscole f. e n. stanno rispettivamente per Filius ( "figlio") o Filia ("figlia") e Nepote ("nipote").

Per esempio: Lucio Emilio Q. f. Cn. n. Papo

ampliato: Lucio Emilio Quinti filius Gnaei nepote Papo

che significa: " Lucio Emilio Papo, figlio di Quinto, nipote di Gneo"

Aemilii Mamerci e Mamercini

Aemilii Papi

Aemilii Barbulae

Aemilii Paulli

Aemilii Lepidi

Moneta raffigurante Marco Emilio Lepido, console nel 42 a.C., membro del secondo triumvirato e Pontefice Massimo

Aemilii Regilli

Aemilii Scauri

Aemilii Bucae

Denario raffigurante Lucio Emilio L. f . Buca magistrato monetario, e Venere che reca la Vittoria

Altri

Note

  1. ^ CIL X, 53.
  2. ^ AE 1987, 346; CIL XI, 5084; CIL XI, 5144; CIL XI, 7941.
  3. ^ Federico Russo, Le statue di Alcibiade e Pitagora nel Comitium, in Annali della Scuola Superiore Normale di Pisa. Serie V, 2011.
  4. ^ Una lista di abbreviazioni standard per i cognomi romani appare nella voce sul praenomen.
  5. ^ Livio, XXVII, 6.16.
  6. ^ Livio, XXIV, 43.6-7.

Voci correlate

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