Haber salutò con entusiasmo la prima guerra mondiale, unendosi ad altri 92 intellettuali tedeschi nel firmare il Manifesto dei Novantatré nell'ottobre 1914.[2] Allo scoppio della guerra si arruolò volontario nell'esercito e fu consulente scientifico presso il Ministero della Guerra,[3] con a capo il maggiore generale Erich von Falkenhayn, per la ricerca sulla produzione di esplosivi e lo sviluppo di nuovi processi produttivi come la sintesi di sostituti di importanti materie prime, la cosiddetta guerra chimica, come il salnitro, le cui importazioni dal Cile erano state fermate dal blocco navale inglese. Haber convinse lo stato maggiore a impiegare gas tossici[4] nonostante la proscrizione del loro uso, secondo la convenzione dell'Aja, di cui la Germania era firmataria. Falkenhayn fu d'accordo sull'uso dei gas[5]. Sotto la sua direzione fu creata nel 1915 la prima unità di Gastruppe, inquadrata nei Reggimenti Pionieri N. 35 e N. 36; nell'unità militavano tra gli altri James Franck, Otto Hahn, Gustav Hertz, Wilhelm Westphal, Erwin Madelung e Hans Wilhelm Geiger.[6]
Le ricerche di Haber hanno reso possibile l'uso dei gas tossicicloro e fosgene come armi di distruzione di massa, durante la prima guerra mondiale[7][8]. In origine lo scienziato volle sviluppare un gas irritante, sparato dentro a un proiettile esplosivo. Nel mese di dicembre 1914 Haber trovò una sostanza che avrebbe reso permanentemente inabili le persone colpite. Dirigente del comando supremo per la ricerca sul cloro, che doveva essere sparato nei proiettili contro il nemico, Haber sosteneva che l'arma dei gas avesse un valore tattico, poiché bloccava i movimenti della truppa, abbreviando la guerra stessa e quindi salvando vite umane[9][10]. I tedeschi impiegarono i gas per la prima volta contro i russi nel 1915, utilizzando proiettili d'artiglieria shrapnel misti a gas, di fabbricazione Krupp[11]. ma non ottennero un effetto decisivo.
Dal febbraio 1915 Haber supervisionò personalmente i preparativi per l'attacco di gas tossico vicino alla città belga di Ypres. Egli stesso scelse i luoghi in cui le bombole del gas avrebbero dovuto essere collocate. Il 22 aprile 1915 alle 18 furono liberate da 5 730 bombole piazzate lungo 6 km di fronte, da Steenstraat, attraverso Langemark fino a Poekappelle, 150 tonnellate di gas cloro, prodotto dalle industrie chimiche tedesche, la Badische Anilin-und Soda Fabrik (1865-1925),[12] che nel 1925 fu una delle tre cofondatrici della IG Farben, insieme alla Bayer e alla Hoechst. Le altre industrie chimiche associate dell'epoca sono Henkel, Cassella, Chemische Fabrik Kalle, Chemische Fabrik Griesheim-Elektron e Chemische Fabrik vorm. Weiler-ter Meer. I gas venivano liberati secondo il cosiddetto processo di soffiaggio di Haber.[13] Furono colpiti due battaglioni di algerini inesperti e sette compagnie di volontari della riserva (Territorial Force) alla prima esperienza sul fronte.[12]Nei primi 10 minuti morirono 5 000 uomini[14] Il 25 aprile, il vento fu favorevole per usare altri 18 000 cilindri contro truppe canadesi.[15][vedi discussioni]
Alla fine della guerra i soldati russi ebbero 419 000 vittime a causa dei gas, la Germania ebbe 200 000 soldati morti, la Francia 190 000 morti e l'Austria-Ungheria 100 000 morti. I soldati statunitensi deceduti a causa dei gas furono quasi 73 000, mentre gli italiani ne ebbero 60 000. Per questi meriti Fritz Haber fu promosso col grado di capitano dell'esercito, e da allora la costante di Haber indica la dose minima di gas fatale per l'uomo.[dati errati presi dalla stessa fonte sopra]
Sua moglie Clara Immerwahr disapprovava il suo ingegno, dicendo che era una "perversione della scienza". Il 2 maggio, pochi giorni dopo il primo uso di gas velenosi, Immerwahr si sparò con la rivoltella di servizio di Haber nel giardino di casa, in segno di protesta contro le attività del marito, la mattina dopo la celebrazione della vittoria di Ypres. Haber non andò neppure al suo funerale.[16] Dopo la prima guerra mondiale, Haber fu incriminato come criminale di guerra a causa della violazione delle convenzioni dell'Aja e fuggì temporaneamente in Svizzera. Si occupò anche delle reazioni di combustione, della separazione dell'oro dall'acqua di mare e di elettrochimica.
Max Planck tentò inutilmente di salvare la carriera di Haber in un incontro diretto che riuscì a ottenere con lo stesso Hitler. In tale incontro Planck rammentò al Führer i grandi meriti che le scoperte di Haber avevano procurato all'apparato militare tedesco durante la prima guerra mondiale, ma Hitler si adirò e Planck fu costretto a tacere. Fu in tale occasione che Hitler pronunciò la famosa frase: "Se la scienza non può fare a meno degli ebrei, noi in pochi anni faremo a meno della scienza"[17]. Fritz Haber dovette emigrare in Gran Bretagna, dove trovò un incarico presso l'Università di Cambridge. Nel 1934 decise di trasferirsi nel protettorato Inglese di Palestina nella cittadina di Rehovot (ora parte del territorio di Israele), ma morì durante il viaggio per un attacco cardiaco in un albergo di Basilea. Nel 1953 l'Istituto di Fisica ed Elettrochimica ricevette il nome di "Istituto Fritz Haber", divenuto poi parte della Società Max Planck.
Pubblicazioni
Grundriss der technischen Elektrochemie auf theoretischer Grundlage, R. Oldenburg, München, 1898.
Thermodynamik technischer Gasreaktionen, R. Oldenburg, München, 1905.
Aus Luft durch Kohle zum Stickstoffdünger, zu Brot und reichlicher Nahrung, con E. Ramm, N. Caro, R. Oldenburg, München, 1920.
Fünf Vorträge aus den Jahren 1920–1923, J. Springer, Berlin, 1924. Nuova edizione sotto il titolo: Die Chemie im Kriege – Fünf Vorträge (1920–1923) über Giftgas, Sprengstoff und Kunstdünger im Ersten Weltkrieg. Comino, Berlin 2020, ISBN 978-3-945831-26-7.
Aus Leben und Beruf. Aufsätze, Reden, Vorträge, J. Springer, Berlin, 1927.
Nei media
Il personaggio di Heinrich Beck, interpretato da Bruno Ganz nella miniserie Padri e figli, è vagamente ispirato alle vicende di Fritz Haber.
Il gruppo musicale heavy metalSabaton ha pubblicato nel 2022 un brano intitolato "Father", che parla di Fritz Haber e delle implicazioni del processo Haber-Bosch e dei gas tossici.
^(EN) Morris Goran, The Story of Fritz Haber, Norman: Univ. of Oklahoma Press, 1967.
^(EN) Stoltzenberg, Dietrich (2004). Fritz Haber : Chemist, Nobel laureate, German, Jew. Philadelphia: Chemical Heritage Foundation. ISBN 0-941901-24-6.
^(EN) Richter, Donald C. Chemical Soldiers: British Gas Warfare in World War I. University Press of Kansas: 1992. p. 6.