Foodora GmbH è un'impresa tedesca con sede a Berlino di consegna pasti a domicilio:[1] offre piatti di oltre 9000 ristoranti[2] in vari paesi.
Usando l'applicazione per dispositivi mobili o il sito internet della società, i clienti trovano i ristoranti vicino a loro che consegnano al loro indirizzo, fanno un ordine che viene tracciato e attendono che l'ordine venga recapitato con un corriere in bicicletta.[3]
Storia
Foodora viene fondata con il nome di Volo GmbH a Monaco di Baviera nel 2014. Quando viene acquistata da Rocket Internet nell'aprile 2015,[4] la società cambia nome e si trasferisce a Berlino. Nel giugno 2015 Foodora acquisisce altri servizi di consegna cibo a domicilio: Hurrier in Canada, Suppertime in Australia e Heimschmecker in Austria, i quali adesso operano tutti con il nome di Foodora.[5]
Nel settembre 2015 Delivery Hero acquisisce Foodora da Rocket Internet.[3] In seguito Foodora viene fusa con Urban Taste, società appartenente al gruppo di Delivery Hero, operante nel mercato delle consegne di cibo a domicilio.[6]
Ad agosto 2018 Delivery Hero annuncia la chiusura di Foodora in Italia, Paesi Bassi, Francia e Australia a causa della scarsa competitività del marchio in un mercato già dominato da altri concorrenti, in particolare dall’azienda inglese Deliveroo.
Funzionamento
Utilizzando il sito Internet della società o l'applicazione per i dispositivi mobili, i clienti visualizzano i ristoranti vicino a loro, possono fare un ordine e pagare in rete. L'ordine viene preparato dal ristorante, ritirato dal corriere e consegnato al cliente finale in 30 minuti.[7] Foodora offre sia servizi B2B che B2C.
In Italia la piattaforma di cibo a domicilio viene lanciata a Milano nel luglio 2015[9] e a Torino nel settembre 2015.[10] Nel 2016, il servizio sbarca anche a Roma e Firenze, mentre nel 2017 Foodora arriva anche a Bologna e Verona. Nell'ottobre 2018 Foodora Italia è ceduta al gruppo concorrente spagnolo Glovo.[11]
Controversie
Nell'ottobre del 2016 un numero considerevole di ciclofattorini di Foodora della sezione milanese e torinese[12] ha protestato per la differenza salariale negativa nei confronti degli stessi colleghi esteri.[13][14] A seguito della manifestazione alcuni fattorini non sono più stati chiamati a lavorare per l'azienda e sei di loro hanno intentato una causa civile per essere riconosciuti come lavoratori dipendenti. Il Tribunale di Torino non ha accolto la loro richiesta.[15] La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società e ha riconosciuto i fattorini come lavoratori dipendenti a tutti gli effetti.