Ultimo di nove fratelli, nasce a Pandola, frazione di Mercato San Severino nel Salernitano dove si era trasferita la sua famiglia per lavoro; il padre era originario di Boves (CN), mentre la madre di Avellino. Passa una carriera scolastica in salita tra la Campania e Chieri, dove si trasferisce all'età di dodici anni; lavorerà in alcune industrie della zona e poi in una filiale del San Paolo di Torino, fino alla decisione di licenziarsi per dedicare tutta la vita ai poveri.
A ventiquattro anni, il 24 maggio 1964 fonda il Sermig (Servizio Missionario Giovani) insieme alla moglie Maria Cerrato, conosciuta organizzando le Giornate Missionarie Mondiali, e ad alcuni amici con i quali si incontra settimanalmente a casa propria. Questo gruppo, che raccoglie giovani, coppie di sposi, monaci e monache, inizia in sordina ad impegnarsi a fianco dei poveri e degli emarginati di Torino, sua città di adozione, seguendo l'insegnamento del Vangelo. Ha come obiettivo la realizzazione di un grande sogno: Eliminare la fame e le grandi ingiustizie nel mondo, costruire la pace, aiutare i giovani a trovare un ideale di vita, sensibilizzare l'opinione pubblica verso i problemi dei poveri del terzo mondo[1].
I primi anni di vita del gruppo si svolsero durante le contestazioni del Sessantotto. Nonostante all'epoca il clima culturale spingesse molti cattolici ad affiancare il Vangelo con gli scritti di Marx, i volontari del Sermig vollero sempre presentarsi come "semplici cristiani", senza alcuna etichetta politica. In quel periodo il gruppo raccolse fondi e organizzò mostre, mercatini e concerti di beneficenza con i Nomadi, Al Bano e Romina Power, Adriano Celentano e altri, con risultati a volte clamorosi in termini di risposta. In particolare, il 23 febbraio del 1969, Olivero e i suoi riuscirono a riempire Palazzetto dello Sport di Torino per un concerto del "Molleggiato"[2], quando all'epoca quest'ultimo non aveva mai avuto più di tremila spettatori[3].
La fondazione dell'Arsenale della pace
Il 2 agosto 1983 Olivero ottenne in gestione, dopo anni di richieste rivolte al Comune, una parte delle strutture del vecchio Arsenale militare, situato in Borgo Dora, uno dei quartieri malfamati della città.
Saranno gli amici del Sermig, con l'aiuto di migliaia di giovani volontari provenienti da tutta Italia[4], a restaurare interamente l'edificio, allora versante in gravi condizioni di abbandono. Così nacque l'Arsenale della Pace, struttura che attualmente si estende in circa quarantamila metri quadri.
Da allora l'Arsenale, definito "un monastero metropolitano", ha dato assistenza a immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di AIDS e senza tetto nell'ordine delle centinaia di migliaia persone. Negli anni novanta i giovani dell'Arsenale hanno dato vita al movimento Giovani della Pace.
Nel 2006 Olivero e i suoi si sono presi a carico, per il loro recupero sociale, quattro ragazzi protagonisti di un atto di bullismo verso un portatore di handicap che all'epoca fece un certo scalpore[5].
L'attività di Ernesto Olivero
Tantissime persone (carcerati, giovani in difficoltà, madri abbandonate, ecc.) sono state reinserite in società grazie ad Ernesto Olivero e il suo movimento: tra questi anche alcuni famosi ex detenuti ed ex ergastolani come Pietro Cavallero, personalmente conosciuti da Olivero negli anni settanta[6]. Furono incontri come questi che gli fecero venire l'idea di realizzare, per primo in Italia, una cooperativa tra carcerati e liberi[3] in un periodo, quello degli "anni di piombo", assai difficile per la nazione.
Per la sua fama di mediatore e di persona al di sopra delle parti ha potuto inoltre essere, per esempio, uno dei pochi civili fatti entrare in Libano per una missione di pace nel 1988 dopo molti anni, in piena guerra civile, inviato dal Patriarca maronitaNasrallah Pierre Sfeir[7]. Fu anche ufficialmente mandato dall'allora Ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli a fare da mediatore durante la rivolta del carcere di Porto Azzurro, nell'Isola d'Elba, nel 1987[8].
Tra tanti giovani che dedicano la propria vita a questa causa, molti optano per il celibato, scegliendo l'Arsenale come propria dimora: questi oggi costituiscono un ordine religioso riconosciuto ufficialmente dall'Arcidiocesi di Torino.
Creatore di una particolare Bandiera della pace, riconosciuta da tutti gli ambasciatori e le confessioni religiose mondiali, in collaborazione con l'agenzia Armando Testa, ha affermato come al giorno d'oggi sia necessario superare il pacifismo, che rischia di diventare fine a se stesso, per diventare "pacificatori", "costruttori di pace"[16].
Durante la festa annuale di Avvenire, tenutasi il 1º agosto 2018 a Lerici, ha ricevuto il premio "Angelo Narducci" da mons. Palletti, vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato, in occasione del 35º anniversario della fondazione dell'Arsenale della Pace[17].
Olivero scrittore e "teologo"
A partire dal 1976 Olivero ha pubblicato diversi libri, i cui proventi vengono interamente messi a disposizione dei bisognosi che ogni giorno varcano la grande porta dell'Arsenale[18].
^Frase stampata alla fine di ogni libro di Olivero: I diritti della vendita di questo libro saranno interamente devoluti dall'autore a progetti di aiuto per i poveri che varcano ogni giorno la soglia dell'Arsenale della Pace. L'autore ha scoperto da tempo che non c'è affare più redditizio.