Il disturbo d'ansia generalizzato, abbreviato anche DAG o GAD (dall'inglese Generalized anxiety disorder), è un disturbo d'ansia caratterizzato dai sintomi psichici (preoccupazione eccessiva e spesso irrazionale) e fisici (somatizzazioni) dell'ansia che non sono dovuti ad una causa specifica ma sono diretti verso molteplici aspetti della vita in genere (ovvero è aspecifica e continuativa).[1]
Questioni della vita quotidiana come come la salute, le finanze, la famiglia, i problemi relazionali o le difficoltà lavorative diventano fonte di una preoccupazione eccessiva e costante che compromette notevolmente la qualità di vita del soggetto colpito dal disturbo. Nel commentare le sue difficoltà, il paziente è di solito assai preciso e appropriato nel riconoscere la discrepanza tra dimensione reale delle difficoltà da affrontare e quota d'ansia che queste evocano e sente di temere per qualcosa ma senza essere capace di esprimere specificatamente di che paura si tratti.
I sintomi caratteristici sono quelli degli stati d'allarme, contraddistinti da una condizione psichica di generale attesa apprensiva e segni fisici di attivazione vegetativa (hyperarousal): preoccupazione eccessiva, irrequietezza, disturbi del sonno, stanchezza, irritabilità, sudorazione e tremore, disturbi digestivi ma anche sensazione di distacco come derealizzazione e depersonalizzazione.[2]
È un problema che interessa prevalentemente le donne (1,5:1) e complessivamente il 3-5% della popolazione. Il disturbo può venir sottovalutato dai pazienti e diviene generalmente cronico[3]: di solito si presenta in età infantile, tanto che il paziente riferisce di essere ansioso "da sempre"[4].
Criteri diagnostici secondo il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5)[5]
Le linee guida indicano come trattamento di prima linea per il trattamento del disturbo d'ansia generalizzato la psicoterapia, specie nel caso di disturbi moderati e nei soggetti giovani; solo successivamente o quando il disturbo è particolarmente invalidante, si ricorre alla prescrizione di psicofarmaci, sempre in associazione ad un percorso psicoterapeutico.
A queste terapie classiche, vengono sempre più spesso associati interventi complementari che in numerosi studi si sono dimostrati in grado di rafforzare gli effetti dei trattamenti di prima linea come esercizio fisico, miglioramento della sfera relazionale e degli stili di vita, riduzione dei fattori di stress, igiene del sonno, tecniche di rilassamento, smettere di fumare e di bere alcolici.[6]
Nel caso di disturbi moderati, vengono spesso utilizzati estratti fitoterapici titolati classificati come integratori e che in diversi studi si sono dimostrati in grado di esercitare consistenti effetti terapeutici (come quelli a base di kava kava, rhodiola rosea, passiflora e valeriana). Tuttavia non sono al momento presenti indicazioni sufficienti per raccomandarli come trattamenti per il disturbo.
Le linee guida del NICE (National Institute of Clinical Excellence) raccomandano comunque l’associazione della psicoterapia al trattamento farmacologico, e raccomandano come forme di trattamento psicologico ad alta intensità, sulla base dell'evidenza scientifica analizzata, la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) e le tecniche di rilassamento applicate[7].
Quando la psicoterapia non sortisce gli effetti desiderati, o nel caso di disturbo grave e persistente, numerosi approcci farmacologici si sono dimostrati in grado di esercitare consistenti effetti terapeutici nei confronti del disturbo d'ansia generalizzato. Per via della sua natura cronica e pervasiva, la farmacoterapia del disturbo d'ansia generalizzato prevede un trattamento prolungato e costante, non al bisogno, anche dopo la risoluzione dei sintomi nell'ottica di prevenire le ricadute.[8][9][10]
Le linee guida indicano come trattamento di prima linea gli antidepressivi SSRI (in particolare la fluvoxamina). Questi farmaci sono preferiti alle classiche benzodiazepine perché presentano la stessa efficacia terapeutica ma sono pressoché privi degli effetti collaterali di sedazione, tolleranza, dipendenza, compromissione delle capacità cognitive. Tuttavia il loro effetto terapeutico si instaura circa 3-4 settimane dopo l'inizio del trattamento e non li rende perciò adatti per un trattamento "al bisogno".
Le benzodiazepine, molto utilizzate specie negli anni passati, non sono più raccomandate per il trattamento prolungato del disturbo a causa dei loro effetti collaterali, la tolleranza (perdita di efficacia nel tempo) e dipendenza, nonché la compromissione delle facoltà cognitive specie nel trattamento a lungo termine. Tuttavia hanno un effetto rapido e sono perciò utili per il trattamento al bisogno.
Molti altri farmaci mostrano un consistente effetto terapeutico nel trattamento del disturbo ed anche se a volte sono formalmente approvati per il trattamento di altre patologie, stanno incontrando un sempre più ampio riscontro da parte degli studi specie quando è necessario trattare contemporaneamente più sintomi, oppure quando gli effetti collaterali degli SSRI risultano non tollerabili dal paziente. Di questi fanno parte:
Alcuni studi sembrano indicare l'agopuntura come in grado di ridurre i sintomi di ansia generalizzata, principalmente attraverso i suoi effetti di stimolazione del sistema parasimpatico[13][14], ma sono ancora necessari studi controllati randomizzati con numerosità campionarie adeguate per supportare tale dato[15].
Una rassegna sistematica della letteratura scientifica condotta nel 2014 ha individuato alcuni fattori di rischio per lo sviluppo del disturbo[16]; in particolare:
Altri fattori, come disabilità, personalità/stile dei genitori e tabagismo, hanno portato a risultati contrastanti in diversi studi, e meritano quindi un approfondimento scientifico[16].
A livello neurochimico, alcuni studi hanno associato il disturbo a specifiche alterazioni dei neurotrasmettitori:
A livello neurostrutturale, alcuni studi hanno associato il disturbo a specifiche alterazioni cerebrali:
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