La diocesi di Castro di Puglia (in latino: Dioecesis Castrensis in Apulia) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.
La diocesi comprendeva la città di Castro e i centri di Andrano, Castiglione, Cerfignano, Cocumola, Diso, Marittima, Nociglia, Ortelle, Poggiardo, Santa Cesarea Terme, Surano, Spongano, Vaste, Vignacastrisi e Vitigliano.[1]
Sede vescovile era Castro, dove fungeva da cattedrale l'attuale chiesa dell'Annunziata.
Incerta e discussa è l'origine della diocesi di Castro. Secondo un'antica «pia tradizione»[2] la diocesi sarebbe stata eretta da papa Leone II nell'anno 682; in questi termini viene ricordata dal vescovo Francesco Antonio Del Duca nella sua relazione redatta del 1795 in occasione della visita ad limina. Secondo alcuni storici, tra cui recentemente André Jacob, la diocesi comparirebbe per la prima volta, con il nome di Genitocastro o Geneocastro o Paleocastro (ossia Cittavecchia), nella Notitia Episcopatuum redatta all'epoca dell'imperatore Leone VI (inizio X secolo), tra le diocesi suffraganee di Santa Severina in Calabria. Tuttavia il nome non compare affatto in questa Notitia[3], ma in redazioni successive, attribuite all'XI[4] o al XII secolo[5]. E mentre alcuni storici identificano Paleocastro con Castro di Puglia, altri la identificano con Belcastro in Calabria, centro che fino al XIV secolo aveva appunto il nome di Cittavecchia.[6]
Il primo vescovo noto di Castro prese parte al concilio Lateranense III del 1179 convocato da papa Alessandro III. I codici manoscritti tuttavia sollevano un problema di interpretazione, in relazione al nome di questo primo vescovo. Infatti, come spiega Kehr[7], tra i partecipanti al concilio ci fu anche Petureius (oppure Petracius) Litiensis Castrensis[8], e cioè: "Petureio (o Petrazio), [vescovo] di Lecce di Castro". A partire da questo testo, sono due le ipotesi sostenute dagli storici: che in quell'epoca le due sedi fossero unite nella persona di un unico vescovo; oppure che, nella trasmissione del testo, gli amanuensi abbiano col tempo omesso il nome del vescovo di Castro[9].[10]
Fu certamente vescovo di Castro Leone, documentato in due occasioni, nel luglio 1205 e nel gennaio 1206. La diocesi in questo periodo era suffraganea dell'arcidiocesi di Otranto.
Dopo la distruzione di Castro per mano turca, nel 1572 il vescovo Luca Antonio Resta trasferì a Poggiardo la residenza vescovile.[1]
Nell'opera di riforma della Chiesa, in attuazione delle decisioni del concilio di Trento, si distinsero i vescovi Placido Fava (1600-1604), che indisse il primo sinodo diocesano[11]; Dionisio Tomacelli, Annibale Sillano e Giovanni Battista Costantini, che indissero altri sinodi rispettivamente nel 1632, nel 1653, nel 1725 e 1740; Gian Bernardo Capreoli, che istituì nel 1705 varie scuole di filosofia, di teologia e di grammatica[12].
La diocesi fu soppressa il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori di papa Pio VII e il territorio inglobato nell'arcidiocesi di Otranto.
Dal 1968 Castro è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 21 novembre 2024.