Allora lo stesso imperatoreDomiziano si recò sul Danubio, insieme al suo prefetto del pretorioCornelio Fusco, che respinse i nemici oltre il fiume e penetrò nella Dacia, ma cadde in un'imboscata e subì una pesante sconfitta (86). Dopo la vittoria, Duras-Diurpaneo lasciò il trono al nipote Decebalo (il cui nome significa "il potente", "forte come dieci [uomini]").
Le cose rimasero così fino al regno dell'imperatoreTraiano, che nel 101 invase la Dacia, insieme al generaleLusio Quieto, deciso a chiudere la partita con Decebalo.
«Decebalo, venuto a sapere dell'arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano.»
(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)
I romani ottennero una nuova vittoria nella terza battaglia di Tape. Nel 102 le armate romane ottennero una vittoria decisiva nei pressi di Sarmizegetusa Regia. Decebalo si arrese e ottenne di mantenere le sue terre, ma Traiano distrusse alcune importanti roccaforti nemiche, lasciando invece delle guarnigioni romane in quelle risparmiate. Decebalo fu anche costretto a limitare i suoi armamenti. Era una situazione umiliante per il sovrano dacico, che dopo due anni attaccò le guarnigioni nemiche presenti nel suo regno, invadendo di nuovo la Mesia nel 105. La risposta di Traiano fu immediata: in quello stesso anno irruppe ancora in Dacia, sconfiggendo pesantemente Decebalo nei pressi di Sarmizegetusa.
Il re dacico si uccise tagliandosi la gola con un pugnale ricurvo. Secondo lo storico Cassio Dione, la sua testa fu esibita come trofeo ai soldati e poi inviata a Roma per essere portata nel trionfo di Traiano.
La Dacia divenne provincia romana e fu popolata con un altissimo numero di coloni romani: a Sarmizegethusa fu fondata la colonia Ulpia Traiana. La nuova provincia si estendeva però solo fino all'altopiano dell'odierna Transilvania, mentre le steppe ad ovest ed est furono semplicemente presidiate da alcune guarnigioni.
Decebalo presso i romani
Lo storico romano Cassio Dione descrive Decebalo come un abilissimo capo militare, esperto d'imboscate e maestro di scontri campali, astuto e pericoloso.
Ed è proprio così che appare sulla Colonna di Traiano, in cui è fisicamente raffigurato come un uomo di statura media, con folta barba che si congiunge coi baffi e capelli corti. Gli zigomi sono pronunciati e il naso ha larghe narici. La bocca è grande e le labbra sono carnose. Le sopracciglia sono folte, arcuate e ben marcate. Lo sguardo è intenso, di forza straordinaria.
Iconografia moderna
Una scultura colossale che lo raffigura, la Statua di Decebalo, alta 40 metri, è stata realizzata sulle sponde del Danubio, scavata nella roccia nei pressi della città di Orșova, nel 1998.