Nel 626, Dagoberto si unì in matrimonio, a Parigi, con Gomatrude, sorella minore della regina Sichilde. Tre giorni dopo il matrimonio, Dagoberto ebbe una disputa col padre, per i territori che erano stati sottratti al Regno di Austrasia, ricevendone un netto rifiuto[3].
Alla morte del padre, nel 629, Dagoberto avrebbe dovuto dividere il regno col fratellastro, Cariberto che avrebbe dovuto ereditare il Regno di Neustria. Ma i capi dei sacerdoti e dei nobili ambivano che il regno andasse a Dagoberto. Essendo Cariberto minorenne, fu il fratello di sua madre Sichilde, il duca Brodulfo, a contrapporsi a Dagoberto, a nome del nipote per la spartizione del regno[4]; questo atteggiamento costò poi la vita a Brodulfo, poiché Dagoberto lo fece uccidere[5]. Rimasto padrone del regno, Dagoberto, mosso a compassione del fratellastro e, nello stesso tempo, nipote[6], offrì a Cariberto il territorio compreso tra la Loira e i Pirenei (un neo-costituito Regno di Aquitania), in cambio della sua rinuncia all'eredità paterna. Questo nuovo regno comprendeva la parte sud-occidentale dell'attuale Francia, tutto il territorio tra la Garonna e i Pirenei: comprendeva le città di Tolosa (capitale del regno), Cahors, Agen, Périgueux e Saintes, e una parte della Guascogna, che in breve tempo fu conquistata tutta[7].
Dopo la morte del fratellastro, Cariberto, probabilmente a Blaye, nel 632[7](forse si trattò di un omicidio il cui mandante fu lo stesso Dagoberto), gli successe il figlioletto Chilperico, che morì pochi mesi dopo, pare anch'egli fatto assassinare da Dagoberto[7]. Dagoberto divenne unico sovrano di tutti i regni Franchi e fece di Parigi la sua capitale.
Nell'anno seguente però fu costretto a cedere alle pressioni degli Austrasiani concedendo loro nuovamente l'indipendenza e nominando loro re il suo primogenito, Sigeberto III[8], di circa tre anni, sotto la custodia del Maggiordomo di palazzoPipino di Landen e del vescovo di Metz, Arnolfo di Metz e dopo la morte di quest'ultimo, del vescovo Cuniberto di Colonia.
Fece del suo uno dei regni più potenti del tempo, impegnandosi per il consolidamento dell'autorità monarchica all'interno del regno (negli ultimi anni di regno domò i Vasconi ribelli e sconfisse i Bretoni, obbligandoli a pagare un tributo[9]) e nella riorganizzazione giudiziaria, finanziaria, religiosa e commerciale dello Stato. Riuscì in questo grazie anche alla collaborazione di alcuni funzionari della sua corte: il vescovo san Desiderio di Chaors (tesoriere), il vescovo Audoeno di Rouen (referendario), il vescovo Eligio di Noyon (monetiere e poi tesoriere), tutti canonizzati dopo la loro morte.
Curò anche le relazioni diplomatiche con l'impero bizantino di Eraclio, il Regno dei Longobardi e con i Sassoni: si servì dell'alleanza con loro per contrastare l'avanzata delle popolazioni slave (quelle che i franchi chiamavano "Vendi"), organizzatesi nel Regno di Samo e che premevano anche sul confine orientale del regno (furono numerose le loro incursioni tra il 632 e il 633). Per difendere meglio i confini, affidò la Turingia al marchese Radulfo che, però, alla morte di Dagoberto, rifiutò di riconoscere il suo erede (Sigeberto III) e si ribellò scatenando una guerra da cui uscì vittorioso[10].
Dagoberto morì, a Parigi, nel 639, a causa della dissenteria: fu il primo re a essere sepolto nella basilica di Saint-Denis, che aveva fatto ampliare e di cui aveva affidato l'arredo all'orafo sant'Eligio[11] (fino ad allora, il mausoleo dei sovrani Neustriani era la basilica di Saint-Germain-des-Prés: da quel momento Saint-Denis, la basilica fondata da santa Genoveffa presso la tomba del protovescovo parigino san Dionigi, divenne il luogo di sepoltura più prestigioso di Francia, dove verranno inumati anche Carlo Martello e Pipino il Breve).
Il Regnum Francorum, il cui processo di dissolvimento col regno di Dagoberto I si era interrotto, si ritrovò nuovamente diviso: l'Austrasia era già andata a Sigeberto III; Neustria e Borgogna passarono al figlio che Dagoberto aveva avuto da Nantechilde, la sua seconda moglie, Clodoveo II (che aveva solo sei anni, per cui la reggenza venne esercitata dalla madre).
Dagoberto I è anche l'ispiratore di Le bon roi Dagobert, una canzone popolare molto in voga a partire dal XVIII secolo, che venne prima usata dai rivoluzionari per mettere in ridicolo la monarchia e poi, durante la Restaurazione, rappresentando Dagoberto come un re fanfarone e dissoluto, per esprimere l'affetto della popolazione per i Borboni.
La figura di Dagoberto fu rappresentata anche nel film Dagobert del 1984, interpretato da Coluche.
Abel Hugo, France historique et monumentale (1837)
Matrimoni e discendenza
Dagoberto dalla prima moglie, Gomatrude, che dopo la morte di Clotario II, era stata ripudiata[5], non ebbe figli.
Dagoberto, verso il 630, a Parigi, sposò Nantechilde, una delle ragazze di servizio[5], che gli diede quattro figli:
Clodoveo (circa 633[8]–657), re dei Franchi di Neustria e di Burgundia;
Adele, che fondò un monastero di cui fu la prima badessa.
Durante il secondo matrimonio, Dagoberto sposò altre due donne, Wulfegonda e Bertechilde e Dagoberto visse in una situazione di poligamia con tre mogli contemporaneamente[12], che non gli diedero figli.
Dagoberto ebbe anche una concubina, Ragnetrude, che gli diede un figlio:
Christian Pfister, La Gallia sotto i Franchi merovingi. Vicende storiche, in Storia del mondo medievale, vol. I, Cambridge University Press, 1978, pp. 688–711.