Con l'espressione cultura di Rinaldone, si intende un fenomeno culturale di carattere quasi del tutto funerario diffusosi in Toscana e nel Lazio centro-settentrionale (area "nucleare" e gruppo Roma-Colli Albani), nelle Marche (entroterra di Ancona) e in Umbria durante l'eneolitico, intorno alla metà del IV e per buona parte del III millennio a.C.. Prende il nome dalla località di Rinaldone presso Montefiascone, in provincia di Viterbo, dove fu effettuato il primo rinvenimento di tombe a grotticella.
Cultura materiale
Sono stati rinvenuti vasi a fiasco, scodelle, ciotole e altre forme ceramiche e un considerevole numero di armi fra cui teste di mazza, punte di freccia e di lancia e pugnali. Inoltre elementi decorativi quali collane di antimonio, perle di osso e argento, e pendagli di steatite.
Usi funerari
Di quel periodo si conosce anche la tecnica di sepoltura, che prevedeva l'utilizzo di tombe a forno o a grotticella, solitamente chiuse. Uno dei contesti funerari più noti appartenenti a questa cultura è la cosiddetta "tomba della vedova" scoperta nel 1951 a Ponte San Pietro presso Ischia di Castro (VT); la tomba è costituita da una cameretta circolare di 2,70 per 2,25 m, a volta curva, nella quale erano sepolti un uomo di alto rango di circa 30 anni, con un ricco corredo di ceramiche, armi in selce e in rame, e una giovane donna. In un primo momento si ritenne che la donna venne uccisa con un colpo al capo alla morte dell'uomo. Successivamente il riesame del contesto ha invece portato a escludere questa prima ipotesi: infatti, i danni rinvenuti sul cranio della donna sono l'opera di roditori. La presenza di tracce di cinabro sul cranio dell'uomo, inoltre, fornisce l'indizio di una riapertura della sepoltura.
Sviluppi
Nel periodo più tardo compaiono all'interno di questa cultura elementi "estranei" come il vaso a forma di campana, tipico della cultura del vaso campaniforme, segno forse del sopraggiungere di nuovi gruppi umani.
^(EN) Antonio, Margaret L.; Gao, Ziyue; M. Moots, Hannah, Ancient Rome: A genetic crossroads of Europe and the Mediterranean, in Science, vol. 366, n. 6466, Washington D.C., American Association for the Advancement of Science, 8 novembre 2019, pp. 708–714.
«Individual R1014 carries five derived alleles (M2936,M2942, M2945, M2955, M2992, M3035) characteristic of the H-haplogroup as well as 35 ancestral alleles that are incompatible with the H3 subgroup, 50 incompatible with H1b1 and 13 incompatible with H1b2. Therefore, R1014 most likely belongs to an ancestral H haplogroup or the H2 (H-P96) branch, the latter of which is present at low levels in modern-day West Asia and Sardinia as well as in early farmers in Neolithic Anatolia (c. 6,500-6,200 BCE) and Copper Age Bulgaria (3,336-3,028 BCE). It is possible that H haplogroup (most likely H2) was already present in Neolithic central Italy, although we were not able to capture it in our limited Neolithic samples of only four males; under this scenario, the observed H haplogroup can be explained by the migration of Near Eastern farmers during Neolithic transition. Alternatively, it could be introduced into Italy after the Neolithic transition by later genetic exchanges with the Balkans or the Near East between 6,000 BCE and 3,500 BCE... Copper Age individuals (R4, R5, R1014) significantly shifted towards WHG and away from Anatolia farmers, suggesting an increase in WHG ancestry with time.»
Bibliografia
Le grandi avventure dell'archeologia, Vol 5 : Europa e Italia protostorica - Curcio editore, pp. 1584-1585-1586