In provincia di Siena, a poco più di trenta chilometri a sud-ovest della città, sulla direttrice viaria per Massa Marittima, su uno dei cocuzzoli delle Colline Metallifere, lontano da importanti vie di comunicazione, il territorio chiusdinese risulta interessato da un processo di antropizzazione precoce, che si fece costante e si incrementò soprattutto a partire dall'Alto medioevo.
L'origine del capoluogo, Chiusdino, è remota e forse va collocata durante la dominazione longobarda in Toscana: i Longobardi penetrarono in Italia, fra il 568 ed il 569, riuscendo in poco tempo a strappare all'Impero romano d'Oriente tutte le province a nord del Po; a partire dal 572 essi occuparono i territori occidentali della Toscana compresi tra i fiumi Cecina ed Ombrone, più o meno la zona delle Colline Metallifere. L'installazione dei Longobardi nel territorio di Chiusdino e la fondazione del paese risale presumibilmente ad un periodo di poco successivo, nell'ambito della nuova definizione amministrativa che essi diedero ai territori conquistati, in particolare della costituzione di unità militari dette Arimannie, e della fondazione di fortificazioni chiamate clusae o clausurae, per il controllo dei passi e la riscossione dei dazi.
A testimonianza della sua origine longobarda, rimangono a Chiusdino il suo stesso nome, in latino Cluslinum, che deriva da clusa, ed il titolo della chiesa matrice: san Michele Arcangelo, frequente negli insediamenti longobardi.
Con la conquista del Regnum Langobardorum compiuta da Carlo Magno nel 773 ed il nuovo assetto da lui conferito alla Toscana con la creazione dei comitati, più o meno corrispondenti alle circoscrizioni ecclesiastiche, e dei conti, il castello di Chiusdino, situato all'interno dell'ampia diocesi di Volterra, venne a trovarsi nel comitatus istituito in quella città.
Fino all'XI secolo, l'insediamento di Chiusdino poteva ricondursi al suo nucleo centrale, sulla sommità della collina, chiuso da una cinta muraria dal perimetro piuttosto breve, sulla quale si apriva una porta ancor oggi conservata. In tale spazio si possono ancora osservare resti di murature non sempre regolari, a grandi bozze sommariamente squadrate. All'interno di tale cinta, la chiesa di San Michele Arcangelo e presso la porta del castello la chiesa di San Martino. Il castello era talmente esiguo da essere considerato strategicamente ininfluente, ma fra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XII secolo, forse a seguito dello sviluppo dell'agricoltura impresso a quelle terre dalla presenza dell'abbazia di Serena o forse in relazione alla coltivazione delle miniere d'argento dei vicini castelli di Miranduolo e di Montieri, si ingrandì tanto da diventare motivo di contesa fra il vescovo di Volterra ed i conti della Gherardesca.
Porta Bacucchi, detta attualmente Porta Senese, al termine della via Paolo Mascagni, l'unica rimasta delle tre che si aprivano sulla cinta muraria;
Mulino delle Pile, sul fiume Merse, utilizzato in passato per gli spot pubblicitari del Mulino Bianco dall'omonima industria, che, sebbene non sia un monumento, è meta di visite turistiche.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 454 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Il Museo civico e diocesano di arte sacra di San Galgano di Chiusdino ha sede nel centro storico del paese, in via Umberto I, nel palazzo Taddei. Nelle sue sale è ospitata una vasta collezione di opere d'arte per lo più proveniente dai luoghi di culto del territorio. In particolare vi spiccano: San Galgano condotto a Montesiepi, bassorilievo di Giovanni di Agostino, San Galgano conficca la spada nella pietra, bassorilievo di Urbano da Cortona, una Madonna col Bambino di Niccolò di Segna[6].
Altre località notevoli, sparse nel territorio comunale, sono quelle di Casino, Castelletto Mascagni, Colordesoli, Luriano, Malcavolo, Montesiepi, Papena, Pentolina, Ponte Feccia.
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Sul territorio di Chiusdino, precisamente nei pressi della miniera di Le Cetine di Cotorniano, sono stati scoperto i minerali brizziite e batoniite per i quali rappresenta la località tipo.
Note
^Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron Editore, 1981, p. 155.
^Apre il museo di Chiusdino, su arcidiocesi.siena.it, Arcidiocesi di Siena colle di val d'Elsa Montalcino. URL consultato il 29 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2016).
E. Repetti, Dizionario geografico-fisico-storico della Toscana, vol. I, Firenze 1833, pp. 707–712 (voce: Chiusdino); vol. II, Firenze 1835, pp. 347–349; (voce Frosini); vol. III, Firenze 1839, pp. 288–289 (voce: Montalcinello).
G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVIII, Venezia 1864, pp. 209–210 (Chiusdino); 258-259 (Abbazia di San Galgano); 261 (Abbazia di Serena).
D. Torrini, Cenni storici sulla terra di Chiusdino desunti dai documenti originali del R. Archivio di Stato in Siena, Siena 1894.
L. Felli, Cenni storici su Chiusdino e contorni, Trafieri, Chiusdino 1899.
P. Cammarosano - V. Passeri, Città, borghi e castelli dell'area senese -grossetana, Siena 1984, pp. 53–56 (voce Chiusdino).
M. Marini - M. Orlandini, Chiusdino, il suo territorio e l'abbazia di San Galgano, Nuova Immagine, Siena 1995 (prima ediz.), Siena 1999 (sec. ediz.).
A. Picchianti (a cura di), Lo statuto del Comune di Chiusdino (1473), Cantagalli, Siena 1998.
A. M. Guiducci, Chiusdino, in V. Baldacci (a cura di), Le Crete senesi, la Val d'Arbia e la Val di Merse. La storia, l'architettura, l'arte del territorio. Itinerari nel patrimonio storico-religioso (I Luoghi della Fede), Mondadori-Regione Toscana 1999, pp. 116–129.
A. Nardini (a cura di), Chiusdino, in Carta Archeologica della provincia di Siena, vol. IV, Nuova Immagine, Siena 2001.
A. Conti, Fortificazioni della Val di Merse nelle aree di Chiusdino e Monticiano, in E. Pellegrini, Fortificare con Arte. Castelli, palazzi fortificati, torri di guardia tra la Montagnola Senese, il Vescovado e il territorio di Montalcino, Siena 2021, pp. 149-187.