La chiesa recente venne edificata a partire dal 1498, accanto al primitivo luogo di culto. Il tempio rappresenta l'opera più matura di Biagio Rossetti[1] anche se per alcuni studiosi i documenti storici non ne suffragano in modo certo la paternità. L'apertura al culto fu possibile solo nel 1551.[2]
I monaci vennero espropriati della chiesa e del monastero con le soppressioni napoleoniche. Acquistata dal comune di Ferrara venne riaperta al culto nel 1813 e l'area adiacente fu destinata a cimitero pubblico, che divenne monumentale.
La chiesa primitiva e il chiostro vennero in seguito abbattuti per costruire un portico che caratterizza la piazza antistante.
Fu gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale ed andarono distrutti il campanile, la copertura dell'abside ed il frontone sud del transetto. Già a partire dal primo dopoguerra e per tutto il XX secolo è stata oggetto di diversi interventi di restauro e consolidamento.[3]
Descrizione
Esterno
La facciata è incompiuta e pare fosse destinata ad accogliere un rivestimento marmoreo[2]. Nel Settecento fu aggiunto il monumentale portale marmoreo sormontato dallo stemma dell'ordine certosino, realizzato su disegno di Gaetano Barbieri dai veronesi Pietro Puttini e Francesco Zoppo (i due putti).[3]
Interno
L'interno è grandioso, a navata unica e con sei cappelle laterali. I bassorilievi marmorei collocati alle basi dei pilastri sono dell'inizio del 1500 e raffigurano imprese araldiche della casata estense, in particolare quelle di Borso d'Este (paraduro, pozzo, unicorno), Ercole I (diamante, quercia, idra), Alfonso I (granata). Sono presenti anche molti simboli religiosi certosini.[4]
Sopravvissuta alle confische napoleoniche e al bombardamento del gennaio 1944, poi arrotolata, senza protezione e in balia di eventi atmosferici, è tornata dopo quasi 80 anni nella sua sede (parete sinistra del presbiterio) una grande tela (circa 36 metri quadrati) di Giuseppe Avanzi rappresentante l'Apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone, recuperata grazie a un lungo e accurato restauro[5]. Sulla parete destra è prevista la collocazione, una volta terminato il restauro, di un altro dipinto di Avanzi di analoghe dimensioni, raffigurante l'Apparizione di san Brunone a Ruggero Conte di Sicilia prima della battaglia.[6]
Sull'altare maggiore è presente un pregevole ciborio ligneo, progettato dall'architetto Nicolò Donati e realizzato nel 1597 da Marc'Antonio Maldrato. Il coro ligneo da 56 stalli a tarsie prospettiche è attribuito a Pier Antonio degli Abbati e proviene dalla chiesa di Sant'Andrea.
Carlo Bassi, Nuova guida di Ferrara. Vita e spazio nell'architettura di una città emblematica, Ferrara, 2G editrice (Ristampa anastatica dell'edizione del 1981 edita da Italo Bovolenta), 2012, ISBN8889248149.
Marcello Toffanello, Ferrara: la città rinascimentale e il delta del Po, Roma, Libreria dello Stato, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 2005, SBNUFE0989716.
Carlo Bertelli, Carlo Bassi, Micaela Torboli, Diego Marani, San Cristoforo alla Certosa a Ferrara, Milano, Skira, 2007, ISBN978-88-6130-357-7.
Approfondimenti
Roberto Roda e Renato Sitti (a cura di ), La Certosa di Ferrara, Padova, Interbooks, 1985, SBNCFI0100378.
Rita Fabbri, Elisabetta Lopresti, Giuliana Marcolini (a cura di), La Certosa di San Cristoforo. Testimone di arte e architettura cartusiana in terra estense, Manfredi Edizioni, Imola, 2018, ISBN 9788899519612.