È la sua natura intrinsecamente, indomabilmente malvagia che distingue il cattivo dal semplice antagonista, cioè dal personaggio che si oppone all'eroe, ma che per qualche motivo non risulta del tutto odioso e che anzi può pentirsi, essere redento o diventare un buono nel finale. Il cattivo si distingue anche dall'antieroe, un personaggio che manca di alcune qualità tradizionalmente attribuite all'eroe classico, ma che, nonostante questo, ha la simpatia del pubblico e nel suo insieme rimane il vero eroe della storia.
Malgrado sia il destinatario dell'odio del pubblico, il cattivo è un meccanismo narrativo quasi inevitabile e, quasi più dell'eroe, un elemento cruciale sul quale poggia la trama[1]. Il cattivo è talvolta identificato anche con il termine inglesevillain (a sua volta derivato dal tardo latinovillanus).
Gli attributi fisici del cattivo variano in base alla cultura e all'epoca, e costituiscono spesso una trasposizione del pregiudizio del momento di quella cultura, che sia un pregiudizio razziale, politico, religioso o di altro tipo. Proprio come l'eroe è spesso un paragone del canone di bellezza imperante, un cattivo presenta spesso una qualche deformità fisica, a suggerire una mente ugualmente deformata (è il caso del Riccardo III di Shakespeare con la sua gobba o dell'orrorifico Freddy Krueger), oppure un passato rozzo e violento (è il caso di Capitan Uncino di Peter Pan o di Long John Silver de L'isola del tesoro).
A volte può addirittura essere sufficiente una semplice violazione della moda prevalente per etichettare come tale il cattivo della storia. Spesso infatti il cattivo è vestito in modo impeccabile, ma in uno stile che devia in qualche modo dalla norma, a volte solo per essere troppo impeccabile (come il mafioso in un completo molto costoso, o il cavaliere in un'armatura troppo decorata).
Una caricatura del comune cliché del cattivo dei primi anni del cinema può essere vista in cima a questa pagina. Nell'epoca antecedente ai film sonori, i cattivi dovevano apparire già "visivamente" molto sinistri, e quindi nacquero diversi stereotipi sull'aspetto del cattivo. Parodie molto conosciute di questo genere di archetipo sono i personaggi di Rocky e BullwinkleBoris Badenov, Natasha Fatale e Snidely Whiplash, così come il personaggio di Dick Dastardly di Hanna-Barbera.
Questi stereotipi comprendono il vestiario nero (molte volte formale: mantelle, cilindri, ecc.), baffi, una caratterizzazione "appuntita" e un'espressione facciale "maniacale". Con l'avvento della radio e del sonoro al cinema è stata poi aggiunta l'abitudine ad una "risata maligna" e una voce sprezzante o viscida.
Nel cattivo la malvagità è spesso riflessa nella bruttezza fisica, come nel caso di Mr. Hyde, ma non è sempre così. Esiste anche lo stereotipo del cattivo affascinante che assomiglia all'eroe per le sue fattezze, ma la sua personalità e il suo atteggiamento tradiscono una natura diabolica. Questa variante sarebbe stata popolare specialmente dopo la Seconda guerra mondiale, quando fu rivelato l'Olocausto, e l'opinione pubblica fu indotta a proiettare il cattivo popolare nell'ideale nazista biondo dagli occhi azzurri. Quella fredda bellezza nasconde però un arrogante senso di superiorità e l'insofferenza verso i cosiddetti "inferiori". Dal cattivo biondo con occhi azzurri è stato recentemente estrapolato un bizzarro stereotipo, l'albino malvagio, un cattivo che racchiude diverse caratteristiche solitamente associate all'albinismo (pelle pallida, capelli biondo platino, occhi blu o rossi), ma che non ricade necessariamente in questa condizione.
Ricorrenti alcune scelte con scopi di propaganda, talvolta connotazioni razziste: stereotipi antisemiti nell'anteguerra, il pellerossa nei western hollywoodiani, il sovietico durante tutta la guerra fredda, il medio-orientale recentemente.
Malgrado gli attributi fisici stereotipati possano aiutare a identificare il cattivo, sono le caratteristiche psicologiche e morali a conferire il suo ruolo.
Anche ferire l'eroe, o uccidere la persona da lui amata, non renderà il personaggio un autentico cattivo, fino a quando non sarà chiaro che l'atto ha motivazioni "malvagie".
Una comune caratteristica psicologica del cattivo cinematografico è un arrogante eccesso di sicurezza che porta spiegazioni non necessarie fino a rivelare i propri sinistri piani. Questa esposizione è un chiaro esempio di economico meccanismo narrativo sfruttato dall'autore per spiegare al pubblico quei dettagli che non gli/le è possibile esprimere attraverso modi più naturali.
Un'altra importante caratteristica del brutto carattere del cattivo è la tendenza a maltrattare i sottoposti, i complici inetti di cui amano circondarsi, scaricando su di loro la colpa dei propri fallimenti e punendoli in modo sadico e crudele anche solo per trascurabili manchevolezze.
Il "supercattivo"
Si possono trovare supercattivi nell'ambito melodrammatico dei fumetti americani di supereroi, dove c'è bisogno di una persona malvagia in possesso di super poteri per ostacolare i poderosi eroi. Questi supercattivi in genere hanno ruoli ricorrenti; anche i cattivi di altre forme di letteratura sono diventati così popolari che sono stati reimpiegati, allo stesso modo, in lavori successivi.
Esempi
Nella cinematografia
Tra le prime interpretazioni che ancora oggi sono riconosciute come "iconografiche" per il ruolo di cattivo, su tutti si ricordano:
Tra questi, il personaggio che ha raggiunto più volte la prima posizione in numerose classifiche di vari siti web e riviste (quali GamesRadar,[10] Complex,[8]GameSpot,[11] GameDynamo[12] o Nintendo Power[13]), o che è stato nominato ripetutamente il miglior cattivo dei videogiochi (per esempio da GameSpy[14], Kotaku[15] e Gamemoir[16]) è Kefka Palazzo di Final Fantasy VI.