Nel 1779, con la bolla Eam inter Coeteras, il papa Pio VI ricostruiva l'antica diocesi di Galtellì, abolita dal papa Alessandro VI nel 1496. Tuttavia l'antico borgo era ormai inadatto ad ospitare la sede vescovile, e la scelta della nuova sede cadde su Nuoro, già sede di pievania da secoli, prima nell'antichissima chiesa di Sant'Emiliano (o Mamiliano, o Giuliano) nel rione di Séuna, e successivamente nella chiesa di Santa Maria ad Nives[1] (già attestata nella prima metà del XVI secolo[2]). Questa chiesa, all'inizio del XIX secolo, venne giudicata inadatta alle funzioni che doveva espletare, per cui il vescovo Giovanni Maria Bua decretò che venisse demolita per costruirne una nuova. Il progetto del nuovo tempio fu affidato al frate architetto Antonio Cano (Sassari, 1779 - Nuoro, 1840).
La posa della prima pietra avvenne il 12 novembre 1836.
I lavori, rallentati nel 1840 dalla morte accidentale del Cano, precipitato dai ponteggi[3], terminarono nel 1853. La cattedrale fu poi consacrata solennemente il 3 luglio 1873 dal nuovo vescovo Salvatore Angelo Demartis.
Descrizione
La cattedrale di Nuoro è un edificio monumentale, in stile neoclassico, che si affaccia su una vasta piazza del centro storico cittadino.
La facciata ricorda un tempio di età classica, con quattro imponenti semicolonne in granito e capitelliionici che reggono il timpano triangolare. Il prospetto è incorniciato da due campanili identici, coperti alla sommità da una piccola cupola.
L'interno è ampio e solenne, con un'unica, vasta navata voltata a botte. Il perimetro della chiesa è percorso da una trabeazione retta da paraste con capitelli corinzi.
Nella navata si aprono tre cappelle per lato, intercomunicanti e dotate di absidi semicircolari; gli ampi spazi tra una cappella e l'altra creano l'effetto di navatelle laterali.
L'area presbiteriale è sopraelevata di pochi gradini rispetto all'aula e originariamente chiusa da una balaustra marmorea, rimossa in seguito ai restauri operati tra il 2000 e il 2006; sul fondo si trova l'abside semicircolare, dov'è collocato il coro ligneo.
All'interno nel presbiterio è presente una tela per lungo tempo attribuita ad Alessandro Tiarini, pittore seicentesco allievo dei Carracci, raffigurante il Cristo morto. Tale attribuzione è stata successivamente smentita[4], riportando il dipinto a un ignoto autore neoclassico dell'Ottocento. Il resto delle decorazioni pittoriche interne alla Chiesa fa riferimento alla scuola pittorica sarda dei secoli XIX e XX ed è sotto questo aspetto, importante per la conoscenza della produzione iconografica dell'isola in quel periodo.
Opere d'arte
Altare maggiore, opera dell'architetto piemontese Giacomo Galfrè[5][6] (nonno di Salvatore Satta). L'altare, ampliato nel 1932, durante i lavori degli anni 2000-2006 è stato privato di alcuni elementi originari, come il tempietto circolare centrale in seguito alla manomissione del presbiterio. È stato riportato al suo aspetto originario nel 2019.
^S. Naitza, Architettura dal tardo '600 al classicismo purista, Nuoro, 1992, p.205
^ Giovanni Lupinu (a cura di), Il libro sardo della confraternita dei disciplinati di Santa Croce di Nuoro (XVI secolo), Cagliari, CUEC, 2002, p. XIII e p. 182, ISBN88-8467-084-5.
^ Salvatore Pinna, Da Nùgor a Nùoro. Studi storici su un villaggio medievale sardo, Città di Castello, NuovaPrhomos, 2022.
Bibliografia
Salvatore Naitza. Architettura dal tardo '600 al classicismo purista. Nuoro, Ilisso, 1992. ISBN 88-85098-20-7
Maria Grazia Scano. Pittura e scultura dell'Ottocento. Nuoro, Ilisso, 1997. ISBN 88-85098-56-8