Dal 1911 al 1922 fu segretario e poi capo dell'Ufficio stampa di quel ministero. Successivamente, fu destinato alla Direzione generale delle carceri e poi a quella di sanità. Nel 1930, trasferito alla Direzione generale di pubblica sicurezza, divenne capo della Divisione per gli affari generali e riservati. Nel 1932 fu promosso prefetto e nominato vice capo della polizia.
Tornato in Italia, venne accusato di favoreggiamento del fascismo, ma fu assolto dalla Corte speciale d'Assise[3] di Roma. Nel suo libro di memorie narra con dovizia di particolari come abbia cercato, in un momento cruciale della storia italiana, di preservare il ruolo autonomo della polizia rispetto al regime.
Morì nel 1958, a settantaquattro anni, nella sua modesta abitazione, in uno dei quartieri più popolari di Roma tra San Giovanni e Santa Croce in Gerusalemme, via Andrea Provana, 23 per un'arteriosclerosi cerebrale che lo affliggeva da circa un mese[4].
^Il decreto legislativoluogotenenziale n. 142 del 22 aprile 1945 aveva istituito le "Corti straordinarie di Assise per i reati di collaborazione con i tedeschi". Il decreto n. 625 del 5 ottobre 1945 soppresse le Corti straordinarie e le trasformò in Sezioni speciali delle Corti di assise ordinarie. Fonte: Atti parlamentari, Camera dei deputati, XIV legislatura, seduta 8 febbraio 2006, nota a pag. 147 e seguenti.
^È morto Carmine Senise capo della polizia nel 1943, La Stampa, 25 gennaio 1958, p. 22
Bibliografia
Frederick W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1962.
Annibale Paloscia, I segreti del Viminale. Storia della Polizia, Roma, Newton & Compton Editori, 1989.
Carmine Senise, Quando ero Capo della polizia 1940-1943, Roma, Ruffolo Editore, 1946.
Stefanella Spagnolo, Carmine Senise. Capo della polizia fascista dal 1940 al 1943. Intervista impossibile, Roma, Aracne, 2010, ISBN978-88-548-3246-6.
Carmine Senise I precedenti capi della Polizia. Dal Regno d'Italia alla seconda guerra mondiale. Sito della Polizia di Stato. URL visitato il 29/08/2011