Carlo Rossi nacque a Napoli il 29 dicembre 1775, figlio del ballerino e maestro di ballo italiano Domenico (Giandomenico) Rossi e della ballerina tedesca Gertrude Ablöscher-Rossi, che portò Carlo con sé in Russia, dov'era stata invitata ad esibirsi.
Alla morte del padre, Gertrude si risposò con il famoso ballerino e coreografo Charles Le Picq.[3]
In Russia, durante la sua giovinezza, cominciò a formarsi nello studio dell'architetto Vincenzo Brenna. Nel 1795 venne arruolato al servizio del Collegio di architettura dell'Ammiragliato, organo supremo per l'amministrazione della Marina imperiale russa e dei cantieri navali dell'Impero russo. Come assistente di Brenna si presume che partecipò alla costruzione del castello di San Michele a San Pietroburgo.[3]
Dal 1802 al 1803 Rossi studiò in Italia e nel 1806 ottenne il titolo di architetto. Nel 1808 fu a Mosca, dove costruì la chiesa neogotica di Santa Caterina del monastero dell'Ascensione nel Cremlino (oggi non più esistente) e un teatro di legno situato in piazza Arbatskaja, che fu raso al suolo durante l'invasione napoleonica della Russia. Fu premiato con l'Ordine di San Vladimiro di IV grado e nel 1809 fu impegnato nel rifacimento del Palazzo dei Viaggi della Ekaterina Pavlovna Romanova a Tver'. Nel 1814 ottenne il grado di consigliere collegiale e nel 1815 tornò a San Pietroburgo, dove dal 1816 fece parte del Comitato di sorveglianza delle opere pubbliche e private istituito dallo zar Alessandro I.[4]
Carlo Rossi fu l'architetto che caratterizzò più di ogni altro il periodo del neoclassicismo russo, le cui opere furono l'ultima grande espressione del neoclassicismo in Russia[5].
Il suo principale settore di attività consisteva nell'edificazione di complessi architettonici urbani. San Pietroburgo, in gran parte grazie a lui, divenne il centro di un enorme impero, i cui zar erano orgogliosi delle loro vittorie su Napoleone Bonaparte. I suoi progetti posseggono una combinazione armoniosa tra forme architettoniche, sculture allegoriche e tecniche costruttive innovativevome, ad esempio, soffitti metallici.
Entranto in conflitto con l'ambiente di corte di Nicola I di Russia, Rossi si dimise dalla carica di architetto imperiale nel 1832 e il 18 aprile 1849 morì di colera a San Pietroburgo, venendo sepolto nel cimitero di Volkov. Durante il periodo sovietico venne riseppellito nel cimitero Tichvin del monastero di Aleksandr Nevskij di San Pietroburgo, dove si può ancora vedere la sua tomba.[7].
Famiglia
Carlo Rossi si sposò due volte.
La prima moglie fu l'italiana Anna Paulsen[8] (morta nel 1821), da cui ebbe:
Carlo (nato nel 1820) — maggior generale, dal 1866 comandante del 19º battaglione di fanteria di riserva del Reggimento granatieri del re Federico Guglielmo III di San Pietroburgo; prestò servizio nel Regno di Polonia.
Le prime opere di Rossi, realizzate a San Pietroburgo - come il Palazzo dell'imperatrice vedova Maria Feodorovna sull'isola Elagin - di dimensioni molto modeste - risalgono alla tradizione delle ville rurali palladiane e solo successivamente, nei nuovi progetti urbanistici, Carlo Rossi si dimostrò come un artista di straordinaria portata, ridisegnando audacemente interi isolati di San Pietroburgo.
L'eredità dell'architetto Rossi è collegata, prima di tutto, alla creazione di uno stile artistico originale: il cosiddetto stile Imperorusso, che incarnava le idee del potere imperiale russo dopo la vittoria nella guerra patriottica del 1812[10] e dove l'ideologia del romanticismo nazionale fu combinata con l'estetica e le forme artistiche dello stile Impero francese.
In ogni caso, non tutti gli storici dell'architettura russa riconoscono la definizione di "stile Impero russo". Infatti lo stile individuale di Carlo Rossi è più morbido, più pittoresco di quello dei suoi omologhi francesi Percier e Fontaine, e allo stesso tempo più audace, più ampio, più spaziale. Nei grandiosi insiemi creati da Rossi a San Pietroburgo, c'è il rigore del vero classicismo, una varietà di motivi palladiani e il pathos dello spazio, caratteristico della mentalità barocca.[11]
La natura multicomponente di questo stile fu il motivo per cui l'architettura di Carlo Rossi e della sua scuola si rivelò transitoria, aprendo la strada a ricerche stilistiche nel periodo dello storicismo e dell'eclettismo della metà e seconda metà dell'Ottocento. In generale, a differenza dei francesi, lo "stile Impero" di San Pietroburgo si rivelò compositivamente più vario e spazialmente pittoresco.
I Palazzi del Senato e Sinodo
Undici piazze e dodici strade del centro cittadino furono realizzate secondo i progetti di Carlo Rossi diffondendo la sensazione che San Pietroburgo fosse stata ricostruita. L'architetto italiano scoprì un modo speciale per combinare tradizioni diverse, che riuscirono a soddisfare le esigenze di questa nuova ideologia che si stava formando in Russia negli anni 1820 e 1830. Pertanto, il genio sensibile di Rossi ha cercato di creare non solo una varietà russa dello stile Impero, ma una sorta di "super-stile", flessibile e diversificato, che ha permesso di risolvere molti problemi di ensemble. A poco a poco, come risultato dei primi esperimenti, anche con gli stili "russo" e "gotico", Rossi ottenne la necessaria libertà plastica, risultando in una speciale audacia del pensiero compositivo e nel "dispiegamento del suo stile impero italo-russo sulle vaste distese del centro ancora incompiuto di San Pietroburgo”.[11]
Questo metodo si è rivelato in grado di combinare tutti gli stili precedenti e non a caso il pittore, architetto e storico dell'arte Igor' Ėmmanuilovič Grabar' definì Carlo Rossi “l'ultimo grande architetto d'Europa”[12]
Un busto in bronzo di Carlo Rossi è stato inaugurato il 27 maggio 2003 nel Giardino Mikhailovsky
La scultura di Carlo Rossi è inclusa nel gruppo scultoreo "Architetti", composto dalle statue di otto architetti iconici per San Pietroburgo e installato nel 2011 nel Parco di Alessandro di San Pietroburgo
^ab Victor Georg Георгиевич Власов, Искусство России в пространстве Евразии: Классическая архитектура и русский классицизм, Дмитрий Буланин, 2012, ISBN5860076932.
^ Igorʹ Ėmmanuilovich Grabarʹ, Петербургская архитектура в XVIII и XIX веках, Лениздат, 1994, ISBN9785289014603.
Bibliografia
Marija Michailova. Carlo Rossi: Palazzo del granduca Michele a San Pietroburgo; Carlo Rossi: Teatro Alexandrinskij e via del Teatro a San Pietroburgo. In: Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica. — A cura di Nicola Navone e Letizia Tedeschi. — Vol.2. — Mendrisio, 2003. — ISBN 88-87624-22-4 — P.535—538, 548—552.
Nikolaus Pevsner, John Fleming, Hugh Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 2005.